Ma proprio tutti!
(Consiglio la lettura dei post precedenti)
Paolo, ultimamente, non si era più fatto sentire.
Così, quando mi chiamò la sorpresa fu piacevolissima. In fondo mi mancavano i nostri pomeriggi a scopare in ufficio. Come era sua abitudine, la telefonata arrivò in tarda serata. Dopo il rituale scambio di saluti, gli domandai come mai non si fosse fatto più vedere; con un giro di parole mi disse che non gli andava più di farsi fare solo dei pompini. Visti i nostri precedenti potevo capirlo; così gli spiegai che nel bosco avevano iniziato anche a scoparmi e che, quindi, poteva farlo anche lui. Ma sapevo che non avrebbe accettato.
Comunque, le sue apparizioni a sorpresa anticipavano sempre qualche proposta strana. In questo caso, l’invito fu per un cinema porno.
“C’hai mai pensato? Una puttana come te si divertirebbe!”. Lo amavo quando mi insultava!
Trovai l’idea eccitante ma un po’ azzardata; il buio, gli sconosciuti… avevo la sensazione di un posto pericoloso; così declinai il suggerimento con una scusa.
Però l’idea, nei giorni successivi, mi solleticò talmente che, un paio di settimane dopo, presi il coraggio e provai ad entrare di andare in perlustrazione in un cinema. Ovviamente scelsi una sala in una zona piuttosto tranquilla e arrivai in abiti civili.
L’ingresso era su una stradina stretta dove si faceva fatica a parcheggiare. Ricordo che fui a disagio anche solo a comprare il biglietto; strano, visto che ormai ero abituata a situazioni ben più imbarazzanti.
Entrai in sala e mi fermai in fondo; non c’era moltissima gente; alcune persone erano in piedi poco distante da me; non sembrava esserci molto movimento; quando mi abituai al buio, iniziai a notare alcuni spostamenti ma non riuscivo a capire con esattezza cosa succedesse. Dopo un po’, un signore si avvicinò e, sottovoce, mi chiese “se avevo voglia…”. Risposi che ero entrata solo per curiosità. Lui rimase vicino.
La sua presenza mi agitava un po’, così feci un giro per la sala e poi uscii. Allontanandomi, notai che il tizio, accompagnato da un’altra persona, mi stava seguendo; con una scusa, mi fermarono e mi chiesero se capitavo spesso da quelle parti. Mi sembrarono meno preoccupanti di come li avevo immaginati. Dal tono delle loro domande abbi la netta impressione che fossero gay o, quanto meno, bisex; probabilmente, speravano di raccattare una scopata. Gli feci capire che non ero interessata (in un altro contesto forse avrei accettato); in compenso mi feci spiegare che “giro” c’era: ogni tanto capitava qualcuno che si faceva scopare ma le coppie erano rarissime.
Nei giorni successivi ci pensai e ripensai. L’idea di passeggiare davanti a quegli uomini depravati mi eccitava da morire; tuttavia avevo il timore di mettermi in qualche guaio. Così chiamai Paolo e gli dissi che avrei raccolto la sua sfida, ma che lui mi avrebbe dovuto accompagnare. Ovviamente accettò.
Qualche giorno dopo ci trovammo in un posteggio nella prima cintura, poi proseguimmo fino al cinema con la sua macchina. Parcheggiammo a qualche centinaio di metri; mi fece scendere, sistemò la macchina e ci dirigemmo verso l’ingresso.
Camminavamo affiancati in mezzo alla viuzza illuminata da luci giallognole. Paolo, forse un po’ imbarazzato dal mio abbigliamento, marciò a passo deciso mettendomi un po’ in difficoltà coi tacchi a spillo. Entrammo; io restai un paio di metri dietro; Paolo si avvicinò allo sportello e chiese due biglietti; il cassiere da dietro ai vetri mi diede un’occhiata e rivolgendosi a Paolo gli intimò “niente prostitute in sala”.
In effetti il mio look non era propriamente casto: camicetta nera in tulle trasparente su un completino di pizzo, minigonna nera cortissima (forse un po’ troppo), calze lucidissime da reggicalze con riga nera e bordo in vista, sandali dorati (l’abbinamento calze/sandali fa sempre molto zoccola); capelli biondi lunghi; bracciali e orecchini molto vistosi; borsetta bianca con ciondoli rosa a forma di cazzo che avevo trovato in un sexy shop. Avevo voluto accentuare l’aria da troia ma forse avevo esagerato; me ne ero già accorta durante il tratto fino al cinema e adesso il cassiere me lo stava confermando. Forse, vestita così potevo andare al boschetto, ma non in pubblico.
Comunque, Paolo rispose prontamente che non ero una prostituta ma un’amica e che ci volevamo solo divertire. Il cassiere, con uno sguardo d’intesa, ci raccomandò di non fare troppo casino e ci fece entrare.
I primi passi nel buio della sala furono drammatici; il rischio di cadere era altissimo; mi aggrappai a Paolo che mi guidò fino a metà galleria. Ci sedemmo lungo la fila centrale, in modo da approfittare della corsia più larga per stare più comodi.
Nel frattempo, il ticchettio dei miei tacchi aveva attirato l’attenzione; alcuni si sedettero subito sulle poltroncine dietro, altri passarono davanti cercando di capire chi fossi. Ero un po’ preoccupata e chiesi a Paolo un consiglio su cosa fare; rimase in silenzio qualche istante poi mi chiese di fargli una pompa. Io non me lo feci ripetere e mi chinai sulla sua patta; toccando, capii che il cazzo era già piuttosto duro; evidentemente quella situazione stava eccitando anche lui.
Paolo si abbassò la zip e tirò fuori la cappella; la presi subito in bocca e iniziai a succhiare. Concentrarmi sul pompino mi permise di distrarmi da quello che stava succedendo attorno a noi e mi fece sperare che le altre persone, vedendoci in intimità, non sarebbero state troppo invadenti.
Ma non fu così: poco dopo cominciai a sentire mani che si appoggiavano sulle mie cosce e le accarezzavano; qualcuno infilò le mani nella camicetta per toccarmi il petto. Io continuai a succhiare confidando nell’aiuto di Paolo che, a onore del vero, non fu molto ‘protettivo’; anzi, spostando il braccio, mi sollevò la minigonna; subito le mani passarono ad accarezzarmi le chiappe; qualcun altro tentò di infilarmi un dito nel culo.
Ero al centro dell’attenzione e la cosa mi stava eccitando da morire.
Dopo qualche minuto Paolo mi sollevo la testa dal suo cazzo che ormai era diventato durissimo; mi fece inginocchiare in mezzo alle gambe e mi riappoggiò la testa sulla cappella. Apprezzai il gesto perché la posizione precedente non era molto comoda.
Ora, con la coda dell’occhio, potevo vedere che attorno a noi si era formato un capannello di persone. Le mani sollevarono ulteriormente la minigonna e mi spostarono le mutandine mostrando completamente il mio culo. Il sussurrò “solo col preservativo” pronunciato da Paolo, anticipò quello che sarebbe successo poco dopo: una cappella si appoggio al mio culo ed entrò. Ero in paradiso: uno sconosciuto mi stava inculando!
Ricordo che venne abbastanza presto e poi il preservativo non trasmise le stesse sensazioni a cui ero abituata. Pochi secondi e un altro cazzo si infilò dentro. La cosa cominciava a piacermi veramente tanto; nel frattempo restavo concentrata sul cazzo di Paolo e mi gustavo i commenti dei presenti sul mio fisico. Curiosamente si sentivano sbuffi di affanno nel silenzio generale, come se quei viziosi non volessero disturbare la visione del film (che probabilmente non interessava più a nessuno!) …
Nel frattempo anche il secondo tizio sborrò e così fecero almeno altre due persone dopo di lui. Fui un po’ sorpresa quando Paolo si alzò, all’improvviso, dalla poltroncina. Il suo posto fu subito occupato da un’altra persona che, senza tanti complimenti, mi accompagnò la testa sulla sua cappella per farmela succhiare. Col nuovo cazzo in bocca non riuscivo a vedere dove si fosse spostato Paolo e la cosa un po’ mi preoccupò: ero in mezzo ad un’orgia con degli sconosciuti e lui era l’unico mio riferimento.
Nel frattempo altri stavano approfittando della situazione; mentre cercavo di capire cosa stesse succedendo dietro di me, anche il tizio davanti mi sollevò la testa, si masturbò qualche istante e mi venne in faccia. Si alzò e il suo posto lo prese subito un altro. Ricordo che si sedette un ragazzo piuttosto imponente; prima di sedersi si abbassò i pantaloni e tirò fuori un cazzo molto grosso, il più grosso che avessi visto finora; era ancora più grosso di quello di Enzo; la sua cappella mi entrava a malapena in bocca e la riempiva quasi completamente; era veramente consistente, tanto che potevo tenerlo con due mani. Glielo leccai e succhiai in tutti i modi; era veramente una goduria; ad un certo punto sollevai la testa e lo pregai ripetutamente di scoparmi, ma il ragazzone non rispose; poco dopo, anche l’ultimo mi venne in culo.
Continuavo a leccarlo avidamente e pensavo a come farmi quel palo; sapevo che, probabilmente, se avessi continuato a succhiarlo mi avrebbe sborrato in bocca o sulla faccia come tutti gli altri. Chiedergli ancora di scoparmi mi sembrò fuori luogo; d’altra parte prendere l’iniziativa non era nel mio carattere. Ma non potevo perdere l’occasione; in fondo, cosa avevo da perdere? Anzi, il pensiero di fare una azione un po’ audace mi stava cominciando a piacere. Pochi secondi dopo incrociai lo sguardo di Paolo; mi guardava come se fosse impaziente; forse avrei dovuto stupirlo, come facevo sempre; così mi alzai e mi girai dando la schiena al ragazzo; mi sfilai la gonna, la camicetta e le mutandine, restando in reggiseno e reggicalze; allargai un po’ le gambe mettendomi a cavallo delle sue e poi mi sedetti sopra di lui; misi le mani in mezzo alle cosce, presi il suo cazzo e puntai la cappella sul mio buco; anche il ragazzone partecipò allargandomi le chiappe; appena la punta entrò mi abbandonai lasciandolo scivolare dentro. Mi sentivo incredibilmente riempita. Iniziai a salire e scendere ed ogni volta sembrava che ne entrasse un po’ di più. Istintivamente misi una mano in mezzo alle gambe e mi accorsi che, nonostante quel senso di riempimento, ancora mezzo cazzo non entrato. Quasi non ci credevo… ero in estasi. Dovevo farlo entrare ancora!
Purtroppo la posizione non era adatta. Così, repentinamente, cercai di sfilarmi i sandali. Poi misi i piedi sui braccioli della sedia. Era una posizione che avevo sperimentato alcune volte nell’ufficio di Maurizio.
Vedevo i miei piedi avvolti nelle calze sexy e la cosa mi faceva sentire oscenamente puttana.
L’attrezzo mi entrò dentro fino a farmi quasi male. Dalla mia bocca impastata di sborra uscì un gridolino. Per fortuna il mio culo era già stato aperto dai precedenti, diversamente me lo avrebbe sfondato.
Le persone davanti a me erano in visibilio. Mi guardai attorno. In quella posizione ero particolarmente in vista. Nelle poltroncine attorno, alcuni guardavano, altri commentavano. Alcuni si alzavano e si avvicinavano. Quella situazione mi piaceva da morire: mostrarmi a cosce scandalosamente aperte mentre mi impalavo uno sconosciuto, per giunta superdotato, mi fece anche provare un piccolo orgasmo.
Sentivo le sue mani che mi tenevano larghe le chiappe e il suo cazzo che entrava ed usciva ritmicamente.
Notai che una delle persone davanti a me aveva raccolto le mie mutandine e le stava annusando.
Nel frattempo il mio partner era arrivato in fondo; sibilò un “sto venendo” premendo sulle mie chiappe come per cercare di farmi sfilare. Non poteva già essere tutto finito… dovevo approfittare degli ultimi istanti; così, in risposta, reagii alla sua spinta e me lo feci entrare quasi tutto. Il fremito delle sue gambe confermò che stava venendo.
Aspettai che finisse e poi mi sfilai. Con una certa difficoltà scesi dai braccioli della poltroncina; i piedi, inguainati nelle calze di nylon, trasmettevano una sensazione di freddo e forse di bagnato. Pensai “sto camminando sulla sborra?”. Per fortuna trovai i miei sandali e li indossai subito. Riallacciai un paio di gancetti del reggicalze; presi la camicetta e la gonna (le mutandine erano sparite) e mi diressi versi i bagni.
Le ginocchia mi facevano male e avevo la sensazione di avere sborra dappertutto. Il cinema non era sicuramente di primo livello, ma i bagni erano ancora peggio.
Paolo si avvicinò e mi avvertì che forse era arrivata l’ora di uscire.
Mi infilai la gonna e sistemai la camicetta; P. mi allungò la borsetta e lo seguii.
Salutammo il cassiere sornione e ci dirigemmo verso la macchina. Feci un po’ di fatica a camminare, per via del culo ancora aperto; anche le gambe erano un po’ indolenzite.
Durante il viaggio Paolo mi raccontò di aver conosciuto il cassiere che durante la mia cavalcata era entrato in sala.
Poco dopo arrivammo al parcheggio dove avevo lasciato la mia auto.
Scese anche lui.
“Allora, ti sei divertita?”;
“Si molto!”.
“Alla fine quanti ne hai presi?”.
“Ho perso il conto…”.
“Sei una puttana!”.
In effetti non so quanti cazzi mi scoparono quel giorno; forse sette o otto.
Ma a quel punto, senza preavviso e con un gesto manesco, mi girò di schiena; poi mi sollevò la gonna. “Apri il culo!”. Sapevo cosa avrebbe fatto. Avrei voluto dirgli che non avevo più voglia. Invece allargai leggermente le gambe e aspettai.
Paolo fece i suoi comodi (insultandomi vergognosamente) mentre io guardavo le luci delle auto che sfilavano nella via antistante.
In fondo glielo dovevo.
Deleted
Paolo, ultimamente, non si era più fatto sentire.
Così, quando mi chiamò la sorpresa fu piacevolissima. In fondo mi mancavano i nostri pomeriggi a scopare in ufficio. Come era sua abitudine, la telefonata arrivò in tarda serata. Dopo il rituale scambio di saluti, gli domandai come mai non si fosse fatto più vedere; con un giro di parole mi disse che non gli andava più di farsi fare solo dei pompini. Visti i nostri precedenti potevo capirlo; così gli spiegai che nel bosco avevano iniziato anche a scoparmi e che, quindi, poteva farlo anche lui. Ma sapevo che non avrebbe accettato.
Comunque, le sue apparizioni a sorpresa anticipavano sempre qualche proposta strana. In questo caso, l’invito fu per un cinema porno.
“C’hai mai pensato? Una puttana come te si divertirebbe!”. Lo amavo quando mi insultava!
Trovai l’idea eccitante ma un po’ azzardata; il buio, gli sconosciuti… avevo la sensazione di un posto pericoloso; così declinai il suggerimento con una scusa.
Però l’idea, nei giorni successivi, mi solleticò talmente che, un paio di settimane dopo, presi il coraggio e provai ad entrare di andare in perlustrazione in un cinema. Ovviamente scelsi una sala in una zona piuttosto tranquilla e arrivai in abiti civili.
L’ingresso era su una stradina stretta dove si faceva fatica a parcheggiare. Ricordo che fui a disagio anche solo a comprare il biglietto; strano, visto che ormai ero abituata a situazioni ben più imbarazzanti.
Entrai in sala e mi fermai in fondo; non c’era moltissima gente; alcune persone erano in piedi poco distante da me; non sembrava esserci molto movimento; quando mi abituai al buio, iniziai a notare alcuni spostamenti ma non riuscivo a capire con esattezza cosa succedesse. Dopo un po’, un signore si avvicinò e, sottovoce, mi chiese “se avevo voglia…”. Risposi che ero entrata solo per curiosità. Lui rimase vicino.
La sua presenza mi agitava un po’, così feci un giro per la sala e poi uscii. Allontanandomi, notai che il tizio, accompagnato da un’altra persona, mi stava seguendo; con una scusa, mi fermarono e mi chiesero se capitavo spesso da quelle parti. Mi sembrarono meno preoccupanti di come li avevo immaginati. Dal tono delle loro domande abbi la netta impressione che fossero gay o, quanto meno, bisex; probabilmente, speravano di raccattare una scopata. Gli feci capire che non ero interessata (in un altro contesto forse avrei accettato); in compenso mi feci spiegare che “giro” c’era: ogni tanto capitava qualcuno che si faceva scopare ma le coppie erano rarissime.
Nei giorni successivi ci pensai e ripensai. L’idea di passeggiare davanti a quegli uomini depravati mi eccitava da morire; tuttavia avevo il timore di mettermi in qualche guaio. Così chiamai Paolo e gli dissi che avrei raccolto la sua sfida, ma che lui mi avrebbe dovuto accompagnare. Ovviamente accettò.
Qualche giorno dopo ci trovammo in un posteggio nella prima cintura, poi proseguimmo fino al cinema con la sua macchina. Parcheggiammo a qualche centinaio di metri; mi fece scendere, sistemò la macchina e ci dirigemmo verso l’ingresso.
Camminavamo affiancati in mezzo alla viuzza illuminata da luci giallognole. Paolo, forse un po’ imbarazzato dal mio abbigliamento, marciò a passo deciso mettendomi un po’ in difficoltà coi tacchi a spillo. Entrammo; io restai un paio di metri dietro; Paolo si avvicinò allo sportello e chiese due biglietti; il cassiere da dietro ai vetri mi diede un’occhiata e rivolgendosi a Paolo gli intimò “niente prostitute in sala”.
In effetti il mio look non era propriamente casto: camicetta nera in tulle trasparente su un completino di pizzo, minigonna nera cortissima (forse un po’ troppo), calze lucidissime da reggicalze con riga nera e bordo in vista, sandali dorati (l’abbinamento calze/sandali fa sempre molto zoccola); capelli biondi lunghi; bracciali e orecchini molto vistosi; borsetta bianca con ciondoli rosa a forma di cazzo che avevo trovato in un sexy shop. Avevo voluto accentuare l’aria da troia ma forse avevo esagerato; me ne ero già accorta durante il tratto fino al cinema e adesso il cassiere me lo stava confermando. Forse, vestita così potevo andare al boschetto, ma non in pubblico.
Comunque, Paolo rispose prontamente che non ero una prostituta ma un’amica e che ci volevamo solo divertire. Il cassiere, con uno sguardo d’intesa, ci raccomandò di non fare troppo casino e ci fece entrare.
I primi passi nel buio della sala furono drammatici; il rischio di cadere era altissimo; mi aggrappai a Paolo che mi guidò fino a metà galleria. Ci sedemmo lungo la fila centrale, in modo da approfittare della corsia più larga per stare più comodi.
Nel frattempo, il ticchettio dei miei tacchi aveva attirato l’attenzione; alcuni si sedettero subito sulle poltroncine dietro, altri passarono davanti cercando di capire chi fossi. Ero un po’ preoccupata e chiesi a Paolo un consiglio su cosa fare; rimase in silenzio qualche istante poi mi chiese di fargli una pompa. Io non me lo feci ripetere e mi chinai sulla sua patta; toccando, capii che il cazzo era già piuttosto duro; evidentemente quella situazione stava eccitando anche lui.
Paolo si abbassò la zip e tirò fuori la cappella; la presi subito in bocca e iniziai a succhiare. Concentrarmi sul pompino mi permise di distrarmi da quello che stava succedendo attorno a noi e mi fece sperare che le altre persone, vedendoci in intimità, non sarebbero state troppo invadenti.
Ma non fu così: poco dopo cominciai a sentire mani che si appoggiavano sulle mie cosce e le accarezzavano; qualcuno infilò le mani nella camicetta per toccarmi il petto. Io continuai a succhiare confidando nell’aiuto di Paolo che, a onore del vero, non fu molto ‘protettivo’; anzi, spostando il braccio, mi sollevò la minigonna; subito le mani passarono ad accarezzarmi le chiappe; qualcun altro tentò di infilarmi un dito nel culo.
Ero al centro dell’attenzione e la cosa mi stava eccitando da morire.
Dopo qualche minuto Paolo mi sollevo la testa dal suo cazzo che ormai era diventato durissimo; mi fece inginocchiare in mezzo alle gambe e mi riappoggiò la testa sulla cappella. Apprezzai il gesto perché la posizione precedente non era molto comoda.
Ora, con la coda dell’occhio, potevo vedere che attorno a noi si era formato un capannello di persone. Le mani sollevarono ulteriormente la minigonna e mi spostarono le mutandine mostrando completamente il mio culo. Il sussurrò “solo col preservativo” pronunciato da Paolo, anticipò quello che sarebbe successo poco dopo: una cappella si appoggio al mio culo ed entrò. Ero in paradiso: uno sconosciuto mi stava inculando!
Ricordo che venne abbastanza presto e poi il preservativo non trasmise le stesse sensazioni a cui ero abituata. Pochi secondi e un altro cazzo si infilò dentro. La cosa cominciava a piacermi veramente tanto; nel frattempo restavo concentrata sul cazzo di Paolo e mi gustavo i commenti dei presenti sul mio fisico. Curiosamente si sentivano sbuffi di affanno nel silenzio generale, come se quei viziosi non volessero disturbare la visione del film (che probabilmente non interessava più a nessuno!) …
Nel frattempo anche il secondo tizio sborrò e così fecero almeno altre due persone dopo di lui. Fui un po’ sorpresa quando Paolo si alzò, all’improvviso, dalla poltroncina. Il suo posto fu subito occupato da un’altra persona che, senza tanti complimenti, mi accompagnò la testa sulla sua cappella per farmela succhiare. Col nuovo cazzo in bocca non riuscivo a vedere dove si fosse spostato Paolo e la cosa un po’ mi preoccupò: ero in mezzo ad un’orgia con degli sconosciuti e lui era l’unico mio riferimento.
Nel frattempo altri stavano approfittando della situazione; mentre cercavo di capire cosa stesse succedendo dietro di me, anche il tizio davanti mi sollevò la testa, si masturbò qualche istante e mi venne in faccia. Si alzò e il suo posto lo prese subito un altro. Ricordo che si sedette un ragazzo piuttosto imponente; prima di sedersi si abbassò i pantaloni e tirò fuori un cazzo molto grosso, il più grosso che avessi visto finora; era ancora più grosso di quello di Enzo; la sua cappella mi entrava a malapena in bocca e la riempiva quasi completamente; era veramente consistente, tanto che potevo tenerlo con due mani. Glielo leccai e succhiai in tutti i modi; era veramente una goduria; ad un certo punto sollevai la testa e lo pregai ripetutamente di scoparmi, ma il ragazzone non rispose; poco dopo, anche l’ultimo mi venne in culo.
Continuavo a leccarlo avidamente e pensavo a come farmi quel palo; sapevo che, probabilmente, se avessi continuato a succhiarlo mi avrebbe sborrato in bocca o sulla faccia come tutti gli altri. Chiedergli ancora di scoparmi mi sembrò fuori luogo; d’altra parte prendere l’iniziativa non era nel mio carattere. Ma non potevo perdere l’occasione; in fondo, cosa avevo da perdere? Anzi, il pensiero di fare una azione un po’ audace mi stava cominciando a piacere. Pochi secondi dopo incrociai lo sguardo di Paolo; mi guardava come se fosse impaziente; forse avrei dovuto stupirlo, come facevo sempre; così mi alzai e mi girai dando la schiena al ragazzo; mi sfilai la gonna, la camicetta e le mutandine, restando in reggiseno e reggicalze; allargai un po’ le gambe mettendomi a cavallo delle sue e poi mi sedetti sopra di lui; misi le mani in mezzo alle cosce, presi il suo cazzo e puntai la cappella sul mio buco; anche il ragazzone partecipò allargandomi le chiappe; appena la punta entrò mi abbandonai lasciandolo scivolare dentro. Mi sentivo incredibilmente riempita. Iniziai a salire e scendere ed ogni volta sembrava che ne entrasse un po’ di più. Istintivamente misi una mano in mezzo alle gambe e mi accorsi che, nonostante quel senso di riempimento, ancora mezzo cazzo non entrato. Quasi non ci credevo… ero in estasi. Dovevo farlo entrare ancora!
Purtroppo la posizione non era adatta. Così, repentinamente, cercai di sfilarmi i sandali. Poi misi i piedi sui braccioli della sedia. Era una posizione che avevo sperimentato alcune volte nell’ufficio di Maurizio.
Vedevo i miei piedi avvolti nelle calze sexy e la cosa mi faceva sentire oscenamente puttana.
L’attrezzo mi entrò dentro fino a farmi quasi male. Dalla mia bocca impastata di sborra uscì un gridolino. Per fortuna il mio culo era già stato aperto dai precedenti, diversamente me lo avrebbe sfondato.
Le persone davanti a me erano in visibilio. Mi guardai attorno. In quella posizione ero particolarmente in vista. Nelle poltroncine attorno, alcuni guardavano, altri commentavano. Alcuni si alzavano e si avvicinavano. Quella situazione mi piaceva da morire: mostrarmi a cosce scandalosamente aperte mentre mi impalavo uno sconosciuto, per giunta superdotato, mi fece anche provare un piccolo orgasmo.
Sentivo le sue mani che mi tenevano larghe le chiappe e il suo cazzo che entrava ed usciva ritmicamente.
Notai che una delle persone davanti a me aveva raccolto le mie mutandine e le stava annusando.
Nel frattempo il mio partner era arrivato in fondo; sibilò un “sto venendo” premendo sulle mie chiappe come per cercare di farmi sfilare. Non poteva già essere tutto finito… dovevo approfittare degli ultimi istanti; così, in risposta, reagii alla sua spinta e me lo feci entrare quasi tutto. Il fremito delle sue gambe confermò che stava venendo.
Aspettai che finisse e poi mi sfilai. Con una certa difficoltà scesi dai braccioli della poltroncina; i piedi, inguainati nelle calze di nylon, trasmettevano una sensazione di freddo e forse di bagnato. Pensai “sto camminando sulla sborra?”. Per fortuna trovai i miei sandali e li indossai subito. Riallacciai un paio di gancetti del reggicalze; presi la camicetta e la gonna (le mutandine erano sparite) e mi diressi versi i bagni.
Le ginocchia mi facevano male e avevo la sensazione di avere sborra dappertutto. Il cinema non era sicuramente di primo livello, ma i bagni erano ancora peggio.
Paolo si avvicinò e mi avvertì che forse era arrivata l’ora di uscire.
Mi infilai la gonna e sistemai la camicetta; P. mi allungò la borsetta e lo seguii.
Salutammo il cassiere sornione e ci dirigemmo verso la macchina. Feci un po’ di fatica a camminare, per via del culo ancora aperto; anche le gambe erano un po’ indolenzite.
Durante il viaggio Paolo mi raccontò di aver conosciuto il cassiere che durante la mia cavalcata era entrato in sala.
Poco dopo arrivammo al parcheggio dove avevo lasciato la mia auto.
Scese anche lui.
“Allora, ti sei divertita?”;
“Si molto!”.
“Alla fine quanti ne hai presi?”.
“Ho perso il conto…”.
“Sei una puttana!”.
In effetti non so quanti cazzi mi scoparono quel giorno; forse sette o otto.
Ma a quel punto, senza preavviso e con un gesto manesco, mi girò di schiena; poi mi sollevò la gonna. “Apri il culo!”. Sapevo cosa avrebbe fatto. Avrei voluto dirgli che non avevo più voglia. Invece allargai leggermente le gambe e aspettai.
Paolo fece i suoi comodi (insultandomi vergognosamente) mentre io guardavo le luci delle auto che sfilavano nella via antistante.
In fondo glielo dovevo.
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7 years ago