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(Consiglio la lettura dei post precedenti)
Nelle settimane successive ci ritrovammo ancora, sempre di sabato pomeriggio.
Come previsto, le due nuove reclute estesero l’invito ad altri; il che determinò un certo walzer di nuovi cazzi.
Tra questi, si aggiunse in pianta stabile anche Enzo. Il suo spiccato accento meridionale lo rendeva il più simpatico. Aveva anche un bel corpo, sicuramente più in forma degli altri; ma, principalmente, aveva proprio un gran cazzo: piuttosto grosso e, soprattutto, con una bella cappella; non avevo fatto mistero che mi piacesse molto.
La mia passione per lui era addirittura diventato motivo di ironia da parte degli altri.
Ricordo che era decisamente espansivo: quando si presentava, mi abbracciava sempre! Così ad Enzo riservavo sempre un trattamento speciale. Gli succhiavo con avidità la cappella, gli leccavo le palle, scendendo fino in mezzo alle gambe. Mi piaceva da morire fargli la sega a due mani tenendogli la cappella tra le labbra.
E poi lo facevo schizzare in gola: la sua sborra era sempre molto abbondante e densa.
Anche con gli altri ragazzi si era creato un certo affiatamento. A dire il vero, tutti tenevano l’atteggiamento cortese che si riserva ad una donna, forse perché, non avevano mai conosciuto la mia versione maschile.
Tuttavia, pur essendo sempre molto cordiali e simpatici, era evidente che per loro ero solo una troietta: a loro interessava solo farsi fare i pompini.
Così ero diventata la routine del sabato dopo pranzo: invece di andare al bar – o prima di andarci – spendevano qualche minuto e venivano a farsi svuotare l’uccello. A dire la verità era diventata una situazione un po’… monotona (forse anche per questo, Paolo dopo qualche settimana iniziò a presentarsi sempre più raramente).
Per fortuna rimaneva Enzo.
Solitamente non era molto puntuale; quasi sempre mi costringeva a succhiarlo per ultimo e questo mi faceva un po’ gioco: la simpatia reciproca aveva creato una certa complicità che mi metteva a mio agio; mi piaceva istigarlo come avevo fatto in precedenza con Maurizio e Paolo; spesso mi inginocchiavo e gli mostravo il buco aperto chiedendogli cosa ne pensasse.
Un giorno arrivò tardissimo, quando gli altri ormai se ne erano già andati. Solitamente, quando restavo sola chiudevo la tornata con una bella sega col dildo in culo; quel giorno non fece difetto. Senonché, mentre mi stavo trastullando, vidi fermarsi una macchina blu all’inizio del sentiero; immaginai subito chi potesse essere, ma da lontano non potevo esserne certa; ero così eccitata che, anche fosse stato uno sconosciuto, mi sarei lasciata sorprendere mentre godevo.
Enzo si avvicinò. “wow che bella signorina!” disse guardandomi mentre mi impalavo il dildo. Risposi con un sorriso continuando a salire e scendere, come a sottolineare quanto stessi godendo.
Lui, inaspettatamente, allungò le mani per abbracciarmi. Lo faceva sempre, ma in quella circostanza mi sembrò bizzarro. Mi alzai; purtroppo, con quel movimento improvviso, non riuscii a trattenere il dildo nel culo che cadde in terra.
Enzo ci rimase male: “Mi dispiace…”.
“Nessun problema” risposi stringendolo.
L’abbraccio fu intralciato dal mio cazzo duro e scappellato che sfregava sui suoi pantaloni.
Lui abbassò lo sguardo e sorrise; “Per caso sei anche attiva?”.
“No, solo passiva.” risposi.
“Meno male…” ironizzò.
Interruppi la sua risatina con un sottile “Scusa ma stavo godendo…; non ti dispiace, vero, se continuo?”. Quasi per sottolineare il disturbo per l’interruzione, mi accosciai, ripresi il dildo e me lo ficcai con decisione nel culo. Chinai la schiena indietro in modo da mostrargli il dildo che mi entrava dentro. Mi sentivo schifosamente oscena. Presi il cazzo con la mano e ricominciai a massaggiarmelo.
Lui, imperturbabile, si gustò la scena.
“Ti piace?” gli dissi guardandolo viziosamente. A tutta risposta, si abbassò i pantaloni e sfoggiando il suo cazzone già duro, se lo scappellò; poi si avvicinò e me lo mise in bocca.
Lo succhiai con tutta la passione. Concentrandomi sulla pompa smisi di muovermi sul dildo.
“Continua a fotterti…! Ti fai anche scopare?”.
Tolsi il suo cazzo dalla bocca, gli risposi affermativamente e, con disinvoltura, tornai a succhiarlo. Evidentemente le mie premure stavano funzionando. Forse mi avrebbe inculata da li a poco.
Purtroppo ancora una volta la mia solerzia mi impedì di approfittare dell’occasione: succhiai così forte che mi venne subito in gola.
Per fortuna, a fine incontro, non lasciò cadere la proposta; anzi, volle sapere qualche dettaglio in più sulle mie esperienze. Così riassunsi le avventure fatte con Paolo (che aveva conosciuto li) e Maurizio (che non aveva mai visto), di come mi avevano inculata per diversi mesi. Enzo si dimostrò interessato – soprattutto al racconto delle leccate al culo che facevo - e mi chiese se poteva approfittarne anche lui. Risposi che sarei stata lusingata di poter essere scopata da lui. Purtroppo lo avevo appena fatto sborrare…
Il lavoro di Enzo era l’agente immobiliare. Così, qualche giorno dopo, mi invitò in un appartamento vuoto nella prima cintura della città.
Arrivai in orario. Dopo i soliti abbracci calorosi, chiesi di andare in bagno per cambiarmi ed aggiustare il trucco. Cinque minuti dopo ero pronta. Mi ero agghindata di tutto punto: volevo essere figa per lui. Uscii dal bagno un po’ titubante ed entrai in camera da letto; lui era seduto a terra, di fianco ad un tappetino. Era senza slip ed aveva già il cazzo duro. In quella posizione la sua mazza sembrava ancora più grossa. Mi fece i complimenti e poi inizio a toccarmi il culo. Io, non persi tempo: mi avventai sul cazzo e iniziai a fargli un super pompino. Poi mi disse di girarmi; per fare colpo cercai la posizione più oscena che ricordavo: mi allargai il culo mostrandogli il mio buco largo; lui senza parlare indossò un preservativo e poi si avvicino; appoggiò la cappella e poi spinse lentamente; finalmente avevo di nuovo un cazzo dentro!
Si era messo a cavallo del mio culo e quindi riusciva a ficcarmelo profondamente: sapeva scopare proprio bene! Sentivo la sua grossa cappella in fondo che mi sconvolgeva l’intestino. Mi veniva da urlare. “Sei molto larga…” commentò vedendo contorcermi dal piacere. Ero in estasi: avevo nel culo il cazzo più grosso che avessi visto fino a quel momento.
Dopo non molto mi venne nel culo.
Chiacchierammo un po’ e mi raccontò di aver parlato con Paolo il quale gli aveva accennato al mio desiderio di essere usata. Così ebbi l’occasione di raccontargli un po’ di me. In conclusione decidemmo che avremmo tenuto nascosto il nostro incontro ma che lui si sarebbe prodigato a creare nuove occasioni eccitanti.
Il sabato successivo ci ritrovammo per il solito pompino. Evidentemente Enzo aveva rivelato qualcosa agli altri perché l’essere stata pizzicata col dildo fu la notizia del giorno.
Quando fummo appartati dietro al cespuglio mi sussurrò che gli sarebbe piaciuto rivedermi e che forse sarebbe riuscito ad avere le chiavi di un appartamento ammobiliato. Gli confidai che anche a me sarebbe piaciuto rivederlo.
Poco dopo mi venne in bocca e se ne andò. A dire la verità mi sarei fatta scopare anche subito, ma evidentemente era troppo riservato per farlo all’aperto, davanti ad altri.
Sicuramente più espansivi furono due individui nuovi, sui quarantacinque, non molto alti, leggermente sovrappeso. Non ho idea di chi li avesse invitati.
“Sei una meraviglia” si presentarono entrambi dietro al cespuglio. “Ti fai anche scopare?”. Risposi con un cenno della testa ed un timido sorrisetto. Ero abituata a farmela coi coetanei. Quei due figuri non mi ispiravano molto. Tuttavia non potevo tirarmi indietro.
Iniziai a segarli. Uno dei due mi mise un dito nel culo. Ero un po’ a disagio. Mi abbassai e cominciai a succhiarli.
Da come si muovevano e cosa dicevano si capiva che avevano un certo affiatamento. Mi misero a pecora e poi a turno mi scoparono. Sotto le magliette vedevo la loro pancia flaccida; li sentivo ansimare come dei cinghiali; mi facevano impressione e, contemporaneamente, mi facevano sentire oscenamente sporca; e poi era anche la prima volta che mi facevo scopare da degli sconosciuti.
Poco dopo notai che gli altri ragazzi si erano avvicinati e stavano guardando la scena. La cosa mi eccitò moltissimo.
Ricordo che misi molto impegno per sembrare all’altezza della situazione col risultato che, poco dopo, i due vennero godendo prepotentemente nella mia bocca.
“Sei brava, se ti va possiamo vederci in un albergo così ti scopiamo con calma”. La proposta mi lusingava ma non era molto allettante; risposi con un sorriso “Se volete mi trovate qui”.
Quando si allontanarono mi dovetti sistemare un po’; avevo sborra su tutta la faccia e il body era mezzo sbottonato; i ragazzi rimasero a guardarmi; “Dovreste imparare!” li rimproverai sottovoce.
Come previsto, qualche settimana dopo ci ritrovammo con Enzo; l’appartamento, in zona collinare, non era propriamente in buono stato e, soprattutto, non del tutto ammobiliato; la cosa positiva era che c’era un materasso; Enzo aveva portato un paio di lenzuoli che mise sopra. Mi cambiai in un bagno antiquato; nella camera da letto non c’era il lampadario e quindi dovemmo stare nella penombra della luce del corridoio; non potevamo neppure parlare ad alta voce perché i vicini ci avrebbero sentito; Enzo mi chiese di togliere i tacchi a spillo per evitare di fare rumore.
Ci sdraiammo e iniziammo a scopare. Lo spompinai a lungo, poi mi girai e gli mostrai il buco: “Dai, pompami il culo!”. Non se lo fece ripetere; prese il cazzo non una mano e me lo appoggiò; poi lo spinse dentro; dopo qualche minuto si fermò e mi disse che aveva una sorpresa; si allontanò verso il corridoio; nella penombra vidi il suo arnese che ballava su e giù; lo trovai così eccitante!
Poco dopo tornò con due strane barre di metallo con alle estremità due anelli di una decina di centimetri di diametro.
Lo guardai intimorita, ma lui mi disse, rassicurante, di non preoccuparmi. Appoggio la sbarra più lunga dietro di me e poi infilò delicatamente le caviglie negli anelli. A quel punto capii cosa servivano: ero al settimo cielo! Con la seconda barra, più corta, mi bloccò i polsi.
Ero in una posizione non comodissima, con le gambe particolarmente divaricate e i polsi vicini. Non potevo quasi muovermi; ero totalmente soggiogata. Enzo prese il liquido lubrificante dalla mia borsetta e me lo mise sul buco, poi con un paio di dita lo spalmo facendolo entrare dentro. Ripeté questa operazione diverse volte, motivandola col fatto che voleva che diventasse “scivoloso come una figa”.
E ci riuscì: quando me lo buttò nel culo quasi non me ne accorsi.
In quel silenzio surreale mi brutalizzò per quasi un’ora con una furia sbalorditiva. Sentivo la sua cappella raggiungere punti inesplorati.
Ogni tanto lo sfilava, lo lubrificava e me lo sbatteva di nuovo dentro.
Ogni volta sembrava entrare sempre più comodamente.
Lo ascoltavo godere come un maiale. In risposta, continuavo a muovermi come un ossesso e a chiedergli di scoparmi di più. Lo pregavo di allargarmi il culo. Ad un certo punto, oltre al suo cazzo, mise dentro due dita e cerco di dilatarlo. “Allargalo di più” lo incitai. “Non ti faccio male?” replicò. Non mi faceva male. Tutto quel lubrificante mi aveva resa piuttosto insensibile. Delicatamente fece entrare anche le altre dita; ogni volta me lo spalancava e commentava oscenamente. “Se avessi una mazza da baseball ti romperei il culo con quella!”
A quel punto ero talmente ubriaca dal godimento che sborrai senza toccarmi! Enzo lo notò; sfilò immediatamente l’uccello e, passato davanti, si masturbò fino a sborrarmi in bocca.
Conoscevo il gusto del suo sperma, ma quella volta mi sembrò anche migliore.
Mentre ci ripulivamo, conversammo un po’. Gli dissi che volevo assolutamente riprovare a farlo in quel modo; purtroppo le barre non erano sue: gliele aveva prestate un tizio che organizzava delle orgette a cui ogni tanto partecipava.
Orgette… mi incuriosiva l’idea.
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Nelle settimane successive ci ritrovammo ancora, sempre di sabato pomeriggio.
Come previsto, le due nuove reclute estesero l’invito ad altri; il che determinò un certo walzer di nuovi cazzi.
Tra questi, si aggiunse in pianta stabile anche Enzo. Il suo spiccato accento meridionale lo rendeva il più simpatico. Aveva anche un bel corpo, sicuramente più in forma degli altri; ma, principalmente, aveva proprio un gran cazzo: piuttosto grosso e, soprattutto, con una bella cappella; non avevo fatto mistero che mi piacesse molto.
La mia passione per lui era addirittura diventato motivo di ironia da parte degli altri.
Ricordo che era decisamente espansivo: quando si presentava, mi abbracciava sempre! Così ad Enzo riservavo sempre un trattamento speciale. Gli succhiavo con avidità la cappella, gli leccavo le palle, scendendo fino in mezzo alle gambe. Mi piaceva da morire fargli la sega a due mani tenendogli la cappella tra le labbra.
E poi lo facevo schizzare in gola: la sua sborra era sempre molto abbondante e densa.
Anche con gli altri ragazzi si era creato un certo affiatamento. A dire il vero, tutti tenevano l’atteggiamento cortese che si riserva ad una donna, forse perché, non avevano mai conosciuto la mia versione maschile.
Tuttavia, pur essendo sempre molto cordiali e simpatici, era evidente che per loro ero solo una troietta: a loro interessava solo farsi fare i pompini.
Così ero diventata la routine del sabato dopo pranzo: invece di andare al bar – o prima di andarci – spendevano qualche minuto e venivano a farsi svuotare l’uccello. A dire la verità era diventata una situazione un po’… monotona (forse anche per questo, Paolo dopo qualche settimana iniziò a presentarsi sempre più raramente).
Per fortuna rimaneva Enzo.
Solitamente non era molto puntuale; quasi sempre mi costringeva a succhiarlo per ultimo e questo mi faceva un po’ gioco: la simpatia reciproca aveva creato una certa complicità che mi metteva a mio agio; mi piaceva istigarlo come avevo fatto in precedenza con Maurizio e Paolo; spesso mi inginocchiavo e gli mostravo il buco aperto chiedendogli cosa ne pensasse.
Un giorno arrivò tardissimo, quando gli altri ormai se ne erano già andati. Solitamente, quando restavo sola chiudevo la tornata con una bella sega col dildo in culo; quel giorno non fece difetto. Senonché, mentre mi stavo trastullando, vidi fermarsi una macchina blu all’inizio del sentiero; immaginai subito chi potesse essere, ma da lontano non potevo esserne certa; ero così eccitata che, anche fosse stato uno sconosciuto, mi sarei lasciata sorprendere mentre godevo.
Enzo si avvicinò. “wow che bella signorina!” disse guardandomi mentre mi impalavo il dildo. Risposi con un sorriso continuando a salire e scendere, come a sottolineare quanto stessi godendo.
Lui, inaspettatamente, allungò le mani per abbracciarmi. Lo faceva sempre, ma in quella circostanza mi sembrò bizzarro. Mi alzai; purtroppo, con quel movimento improvviso, non riuscii a trattenere il dildo nel culo che cadde in terra.
Enzo ci rimase male: “Mi dispiace…”.
“Nessun problema” risposi stringendolo.
L’abbraccio fu intralciato dal mio cazzo duro e scappellato che sfregava sui suoi pantaloni.
Lui abbassò lo sguardo e sorrise; “Per caso sei anche attiva?”.
“No, solo passiva.” risposi.
“Meno male…” ironizzò.
Interruppi la sua risatina con un sottile “Scusa ma stavo godendo…; non ti dispiace, vero, se continuo?”. Quasi per sottolineare il disturbo per l’interruzione, mi accosciai, ripresi il dildo e me lo ficcai con decisione nel culo. Chinai la schiena indietro in modo da mostrargli il dildo che mi entrava dentro. Mi sentivo schifosamente oscena. Presi il cazzo con la mano e ricominciai a massaggiarmelo.
Lui, imperturbabile, si gustò la scena.
“Ti piace?” gli dissi guardandolo viziosamente. A tutta risposta, si abbassò i pantaloni e sfoggiando il suo cazzone già duro, se lo scappellò; poi si avvicinò e me lo mise in bocca.
Lo succhiai con tutta la passione. Concentrandomi sulla pompa smisi di muovermi sul dildo.
“Continua a fotterti…! Ti fai anche scopare?”.
Tolsi il suo cazzo dalla bocca, gli risposi affermativamente e, con disinvoltura, tornai a succhiarlo. Evidentemente le mie premure stavano funzionando. Forse mi avrebbe inculata da li a poco.
Purtroppo ancora una volta la mia solerzia mi impedì di approfittare dell’occasione: succhiai così forte che mi venne subito in gola.
Per fortuna, a fine incontro, non lasciò cadere la proposta; anzi, volle sapere qualche dettaglio in più sulle mie esperienze. Così riassunsi le avventure fatte con Paolo (che aveva conosciuto li) e Maurizio (che non aveva mai visto), di come mi avevano inculata per diversi mesi. Enzo si dimostrò interessato – soprattutto al racconto delle leccate al culo che facevo - e mi chiese se poteva approfittarne anche lui. Risposi che sarei stata lusingata di poter essere scopata da lui. Purtroppo lo avevo appena fatto sborrare…
Il lavoro di Enzo era l’agente immobiliare. Così, qualche giorno dopo, mi invitò in un appartamento vuoto nella prima cintura della città.
Arrivai in orario. Dopo i soliti abbracci calorosi, chiesi di andare in bagno per cambiarmi ed aggiustare il trucco. Cinque minuti dopo ero pronta. Mi ero agghindata di tutto punto: volevo essere figa per lui. Uscii dal bagno un po’ titubante ed entrai in camera da letto; lui era seduto a terra, di fianco ad un tappetino. Era senza slip ed aveva già il cazzo duro. In quella posizione la sua mazza sembrava ancora più grossa. Mi fece i complimenti e poi inizio a toccarmi il culo. Io, non persi tempo: mi avventai sul cazzo e iniziai a fargli un super pompino. Poi mi disse di girarmi; per fare colpo cercai la posizione più oscena che ricordavo: mi allargai il culo mostrandogli il mio buco largo; lui senza parlare indossò un preservativo e poi si avvicino; appoggiò la cappella e poi spinse lentamente; finalmente avevo di nuovo un cazzo dentro!
Si era messo a cavallo del mio culo e quindi riusciva a ficcarmelo profondamente: sapeva scopare proprio bene! Sentivo la sua grossa cappella in fondo che mi sconvolgeva l’intestino. Mi veniva da urlare. “Sei molto larga…” commentò vedendo contorcermi dal piacere. Ero in estasi: avevo nel culo il cazzo più grosso che avessi visto fino a quel momento.
Dopo non molto mi venne nel culo.
Chiacchierammo un po’ e mi raccontò di aver parlato con Paolo il quale gli aveva accennato al mio desiderio di essere usata. Così ebbi l’occasione di raccontargli un po’ di me. In conclusione decidemmo che avremmo tenuto nascosto il nostro incontro ma che lui si sarebbe prodigato a creare nuove occasioni eccitanti.
Il sabato successivo ci ritrovammo per il solito pompino. Evidentemente Enzo aveva rivelato qualcosa agli altri perché l’essere stata pizzicata col dildo fu la notizia del giorno.
Quando fummo appartati dietro al cespuglio mi sussurrò che gli sarebbe piaciuto rivedermi e che forse sarebbe riuscito ad avere le chiavi di un appartamento ammobiliato. Gli confidai che anche a me sarebbe piaciuto rivederlo.
Poco dopo mi venne in bocca e se ne andò. A dire la verità mi sarei fatta scopare anche subito, ma evidentemente era troppo riservato per farlo all’aperto, davanti ad altri.
Sicuramente più espansivi furono due individui nuovi, sui quarantacinque, non molto alti, leggermente sovrappeso. Non ho idea di chi li avesse invitati.
“Sei una meraviglia” si presentarono entrambi dietro al cespuglio. “Ti fai anche scopare?”. Risposi con un cenno della testa ed un timido sorrisetto. Ero abituata a farmela coi coetanei. Quei due figuri non mi ispiravano molto. Tuttavia non potevo tirarmi indietro.
Iniziai a segarli. Uno dei due mi mise un dito nel culo. Ero un po’ a disagio. Mi abbassai e cominciai a succhiarli.
Da come si muovevano e cosa dicevano si capiva che avevano un certo affiatamento. Mi misero a pecora e poi a turno mi scoparono. Sotto le magliette vedevo la loro pancia flaccida; li sentivo ansimare come dei cinghiali; mi facevano impressione e, contemporaneamente, mi facevano sentire oscenamente sporca; e poi era anche la prima volta che mi facevo scopare da degli sconosciuti.
Poco dopo notai che gli altri ragazzi si erano avvicinati e stavano guardando la scena. La cosa mi eccitò moltissimo.
Ricordo che misi molto impegno per sembrare all’altezza della situazione col risultato che, poco dopo, i due vennero godendo prepotentemente nella mia bocca.
“Sei brava, se ti va possiamo vederci in un albergo così ti scopiamo con calma”. La proposta mi lusingava ma non era molto allettante; risposi con un sorriso “Se volete mi trovate qui”.
Quando si allontanarono mi dovetti sistemare un po’; avevo sborra su tutta la faccia e il body era mezzo sbottonato; i ragazzi rimasero a guardarmi; “Dovreste imparare!” li rimproverai sottovoce.
Come previsto, qualche settimana dopo ci ritrovammo con Enzo; l’appartamento, in zona collinare, non era propriamente in buono stato e, soprattutto, non del tutto ammobiliato; la cosa positiva era che c’era un materasso; Enzo aveva portato un paio di lenzuoli che mise sopra. Mi cambiai in un bagno antiquato; nella camera da letto non c’era il lampadario e quindi dovemmo stare nella penombra della luce del corridoio; non potevamo neppure parlare ad alta voce perché i vicini ci avrebbero sentito; Enzo mi chiese di togliere i tacchi a spillo per evitare di fare rumore.
Ci sdraiammo e iniziammo a scopare. Lo spompinai a lungo, poi mi girai e gli mostrai il buco: “Dai, pompami il culo!”. Non se lo fece ripetere; prese il cazzo non una mano e me lo appoggiò; poi lo spinse dentro; dopo qualche minuto si fermò e mi disse che aveva una sorpresa; si allontanò verso il corridoio; nella penombra vidi il suo arnese che ballava su e giù; lo trovai così eccitante!
Poco dopo tornò con due strane barre di metallo con alle estremità due anelli di una decina di centimetri di diametro.
Lo guardai intimorita, ma lui mi disse, rassicurante, di non preoccuparmi. Appoggio la sbarra più lunga dietro di me e poi infilò delicatamente le caviglie negli anelli. A quel punto capii cosa servivano: ero al settimo cielo! Con la seconda barra, più corta, mi bloccò i polsi.
Ero in una posizione non comodissima, con le gambe particolarmente divaricate e i polsi vicini. Non potevo quasi muovermi; ero totalmente soggiogata. Enzo prese il liquido lubrificante dalla mia borsetta e me lo mise sul buco, poi con un paio di dita lo spalmo facendolo entrare dentro. Ripeté questa operazione diverse volte, motivandola col fatto che voleva che diventasse “scivoloso come una figa”.
E ci riuscì: quando me lo buttò nel culo quasi non me ne accorsi.
In quel silenzio surreale mi brutalizzò per quasi un’ora con una furia sbalorditiva. Sentivo la sua cappella raggiungere punti inesplorati.
Ogni tanto lo sfilava, lo lubrificava e me lo sbatteva di nuovo dentro.
Ogni volta sembrava entrare sempre più comodamente.
Lo ascoltavo godere come un maiale. In risposta, continuavo a muovermi come un ossesso e a chiedergli di scoparmi di più. Lo pregavo di allargarmi il culo. Ad un certo punto, oltre al suo cazzo, mise dentro due dita e cerco di dilatarlo. “Allargalo di più” lo incitai. “Non ti faccio male?” replicò. Non mi faceva male. Tutto quel lubrificante mi aveva resa piuttosto insensibile. Delicatamente fece entrare anche le altre dita; ogni volta me lo spalancava e commentava oscenamente. “Se avessi una mazza da baseball ti romperei il culo con quella!”
A quel punto ero talmente ubriaca dal godimento che sborrai senza toccarmi! Enzo lo notò; sfilò immediatamente l’uccello e, passato davanti, si masturbò fino a sborrarmi in bocca.
Conoscevo il gusto del suo sperma, ma quella volta mi sembrò anche migliore.
Mentre ci ripulivamo, conversammo un po’. Gli dissi che volevo assolutamente riprovare a farlo in quel modo; purtroppo le barre non erano sue: gliele aveva prestate un tizio che organizzava delle orgette a cui ogni tanto partecipava.
Orgette… mi incuriosiva l’idea.
Deleted
7 years ago