COME SONO DIVENTATA UNA SERVA part.8
COME SONO DIVENTATA UNA SERVA part.8
Ormai da un anno passavo almeno un giorno, ogni 15 a fare delle stupende, maialate, la mia doppia personalità , conviveva in me benissimo, non tentavo nemmeno di sapere, quale delle due fosse la dominante, se avevo una relazione, diciamo classica, se la poveretta, mentre mi spompinava, tentava di sottomettermi, mi dava anche fastidio, non sapevo se avessi incontrato un'altra Padrona se mi fosse s**ttata la molla, ma in quel momento non avevo nessuna intenzione di scoprirlo.
Spesso, passeggiavo, e venivo arpionato dagli occhi del Moro, credo si fosse invaghito della lurida serva, ma questo non mi interessava, alcune volte, mentre la Padrona mi usava, mi divertivo a stuzzicarlo, sapevo che adorava i miei capezzoli, e se la Padrona me li lasciava liberi, mentre si divertiva con il mio cazzo o il mio buco di culo, gli lanciavo sguardi con relativa lingua che inumidiva le labbra e mi tormentavo i capezzoli.
Lui soffriva, non osava, competere con la Divina Lucilla, ma poi, inspiegabilmente, quando tornavo in bicicletta a casa, me lo vedevo spuntare davanti, io che ormai lo attendevo, spesso sotto la tuta, indossavo biancheria intima, che avevo comprato via internet, molto da zoccola.
Avevo preso l’abitudine di truccarmi i capezzoli, e il buco del culo con il rossetto a pennello, perché sapevo che questo lo arrapava, creme lucidanti e un clistere, per un buco scorrevole, completavano la parte nascosta…la Lurida Serva…
Inoltre indossavo una gabbietta che mi nascondeva il cazzo, che poi non è così piccolo, la sera che di inverno arriva presto, mi aiutava a mimetizzarmi, ancora di più.
Ma il Moro, mi trovava e io lo aspettavo.
Uno sportello, aperto e la sua inconfondibile voce, che mi diceva; Sali troia.
Mi avvicinai, senza salire, e dissi; mi vuole la Padrona? No ,rispose lui ,e appoggiando la mano sul cazzo, ti vuole lui, troia, ha voglia di un pompino e del tuo culo!
Lo guardai e aprendo la tuta, coperto dal giaccone, gli feci vedere, il reggiseno, a balconcino e scostando i pantaloni un lembo di tanga e gli dissi mi dispiace caro, ma questa sera vado da uno stallone Tunisino a cui ho iniziato un pompino dietro una cabina, e viste le dimensione del suo cazzo, ho deciso di farmelo infilare, nel culo, sdraiata su un tavolo….
Il Moro, mi afferrò per un braccio, troia, poi capì che non era il caso di essere, violenti, avrebbe rischiato, l’ira della Padrona, disse, con voce più calma, lascia stare quello, ho voglia di leccarti tutta, e mi fece vedere la lingua, te la faccio entrare, come un cazzo nel culo, poi te la passo sui coglioni, e quando lo vorrai ti faccio godere… dai che hai voglia di una scopata…
Si, ma in macchina no, voglio essere, presa come una puttana, tu hai casa, andiamo?
Il Moro, disse di si, il fatto di andare a casa sua, era per me un’arma che avrei potuto usare, con la Padrona contro di lui, lo sapeva, ma desiderava tanto la serva che non fece storie.
Entrammo e subito, iniziai a spogliarmi, mi inchinai e gli mostrai il mio culo la linea del tanga, nera era la giusta riga che metteva in risalto il buco del culo a forma di labbra rosse.
Il Moro, si lanciò, subito sul culo, mi fece appoggiare al muro e iniziò a leccarmi schiena e poi lo aiutai, allargai le gambe e il culo e lui ci affondò la lingua, leccava e mi diceva troia, mi girai e lui notò la gabbia al cazzo, e mi disse; avevi deciso di fare proprio la zoccola oggi e mi spostò la spallina e mi fece un succhiotto, sul capezzolo, poi mi infilò la lingua in bocca, visto che non ricambiavo, come mi aveva insegnato la Padrona, mi disse, allora succhia il cazzo.
Mentre gli sbottonavo i pantaloni, ansimava, gli dissi non è che sei così arrapato, che me la cavo con una succhiata di cazzo e poi, mi vado a farmi rompere il culo dal Tunisino?
Zitta troia, disse volevi essere sbattuta su un tavolo come una zoccola, bene disse e presa la cinta mi legò a un tubo che passava al centro della stanza di quella vecchia casa, casa che poi seppi era di proprietà della Padrona.
Mi carezzò il collo e trovò la chiave della gabbia e liberò il mio cazzo, iniziò quindi a leccarmi e mi disse il mio nome è Ayad, mi devi chiamare così, e pregarmi di scoparti, in bocca e in culo.
Non posso, dissi, senza l’ordine della Padrona, ma lui iniziò a strusciare il suo corpo di ebano, su di me che penzolavo, in balia della sua lingua che mi entrava ovunque, poi si soffermò sul collo e la sua mano mi prese il cazzo da dietro, tirandolo, come una coda, si abbassò e capendo quello che voleva, allargai ancora di più le gambe e offri il culo, alla sua lingua che passava dal buco alla cappella del cazzo.
Poi con la mano libera, iniziò a farmi un ditalino, e allora scoppiai e urlai, Ayad scopa questa troia, dammi il tuo cazzo in bocca mentre mi allarghi il buco del culo, sono la tua grande puttana sei il mio Padrone, impalami fino ai coglioni e goditi le mie sofferenze!
Mi slegò e stringendomi i capezzoli, mi disse, apri la bocca zoccola, un forte sputo mi investi in bocca e Ayad disse lecca e allora ripeti quello che sei, dissi, eccitata la tua serva Ayad succhiacazzi, il tuo cesso la tua sputacchiera, ma fammi succhiare il tuo cazzo ti prego.
Senza più freni iniziai a ciucciargli le dita dei piedi, implorando di essere, violentata, e poi con la bocca aperta mi diressi verso il suo cazzo, riempiendomela, inizia una lunga pompa, la già grossa cappella divenne turgida e gonfia.
Ayad non smetteva di torturare i miei capezzoli, mentre gli facevo un lungo e caldo pompino, smise solo, per darmi un paio di pacche sul culo e dirmi che si andava a sdraiare sul letto e non voleva fare fatica, dovevo fare tutto da sola, e avrebbe gradito sentire le mie umiliazioni, mentre il Padrone si godeva la sua serva puttana.
Al buio il suo cazzo era un albero in mezzo al letto, iniziai a leccargli i capezzoli, mentre gli carezzavo, le palle, e poi con voce umile gli chiesi; Dio Padrone, vuoi vedere bene il mio culo che si faceva inculare dal suo cazzo o preferisci anche vedere il mio cazzo?
Voglio, vedere la tua schiena troia, e il tuo culo la tua faccia da puttana la vedo dallo specchio…
Cercai il preservativo sul comodino, e Ayad, mi fermò, mi disse tranquilla, sono sanissimo, voglio farlo senza.
Titubante, iniziai a lubrificare, il mio buco di culo e lui disse, alzati fallo alla luce fatti vedere troia, e iniziò a toccarsi.
Mi avvicinai, e di un sol colpo entrò, iniziai io a roteare il bacino, facendolo entrare e uscire, poi appoggiai le mani sulle sue caviglie e inizia una forsennata sega con il culo, uno schiaffo al culo mi ricordò che voleva sentire la mia voce, e aggiunse, ti piace puttana sento gli umori del tuo cazzo sulle mie coscie….
Infatti mentre sgocciolavo, iniziai a dire grazie Padrone Ayad , di avermi fatto sentire il Tuo cazzo nel cesso la prima volta, grazie di avermi insegnato a essere una succhiacazzi da cesso, grazie di avermi fatto rompere il culo da due cazzi, grazie di avermi insegnato ad essere una zoccola.
Si afferrò ai miei fianchi e oltre al mio saltare sul suo cazzo diede un paio di colpi, da infilare tutto il resto, poi mi blocco e con un lungo ahahahahaha, mi riempì il culo di sborra.
Mi stesi su di lui e strinsi le chiappe, lui ansimando esausto, mi vide scendere e allargando le gambe gli offrì il mio culo, che ancora conservava, il rossetto, che evidenziava il fiume di sborra che usciva….
Eccitata, mi iniziai a masturbare e Ayad, mi prese il cazzo in bocca e infilandomi un dito nel culo mi fece sborrare, poi mi baciò e con la lingua mi diede la sborra calda che gli avevo versato in bocca.
Non lo rividi più, seppi dalla Divina Lucilla, che era un funzionario del nuovo governo della Primavera Araba e che era tornato in Patria.
Non dissi nulla a Padrona Lucilla e quella resta l’unica esperienza omo senza una Padrona…
segue
Ormai da un anno passavo almeno un giorno, ogni 15 a fare delle stupende, maialate, la mia doppia personalità , conviveva in me benissimo, non tentavo nemmeno di sapere, quale delle due fosse la dominante, se avevo una relazione, diciamo classica, se la poveretta, mentre mi spompinava, tentava di sottomettermi, mi dava anche fastidio, non sapevo se avessi incontrato un'altra Padrona se mi fosse s**ttata la molla, ma in quel momento non avevo nessuna intenzione di scoprirlo.
Spesso, passeggiavo, e venivo arpionato dagli occhi del Moro, credo si fosse invaghito della lurida serva, ma questo non mi interessava, alcune volte, mentre la Padrona mi usava, mi divertivo a stuzzicarlo, sapevo che adorava i miei capezzoli, e se la Padrona me li lasciava liberi, mentre si divertiva con il mio cazzo o il mio buco di culo, gli lanciavo sguardi con relativa lingua che inumidiva le labbra e mi tormentavo i capezzoli.
Lui soffriva, non osava, competere con la Divina Lucilla, ma poi, inspiegabilmente, quando tornavo in bicicletta a casa, me lo vedevo spuntare davanti, io che ormai lo attendevo, spesso sotto la tuta, indossavo biancheria intima, che avevo comprato via internet, molto da zoccola.
Avevo preso l’abitudine di truccarmi i capezzoli, e il buco del culo con il rossetto a pennello, perché sapevo che questo lo arrapava, creme lucidanti e un clistere, per un buco scorrevole, completavano la parte nascosta…la Lurida Serva…
Inoltre indossavo una gabbietta che mi nascondeva il cazzo, che poi non è così piccolo, la sera che di inverno arriva presto, mi aiutava a mimetizzarmi, ancora di più.
Ma il Moro, mi trovava e io lo aspettavo.
Uno sportello, aperto e la sua inconfondibile voce, che mi diceva; Sali troia.
Mi avvicinai, senza salire, e dissi; mi vuole la Padrona? No ,rispose lui ,e appoggiando la mano sul cazzo, ti vuole lui, troia, ha voglia di un pompino e del tuo culo!
Lo guardai e aprendo la tuta, coperto dal giaccone, gli feci vedere, il reggiseno, a balconcino e scostando i pantaloni un lembo di tanga e gli dissi mi dispiace caro, ma questa sera vado da uno stallone Tunisino a cui ho iniziato un pompino dietro una cabina, e viste le dimensione del suo cazzo, ho deciso di farmelo infilare, nel culo, sdraiata su un tavolo….
Il Moro, mi afferrò per un braccio, troia, poi capì che non era il caso di essere, violenti, avrebbe rischiato, l’ira della Padrona, disse, con voce più calma, lascia stare quello, ho voglia di leccarti tutta, e mi fece vedere la lingua, te la faccio entrare, come un cazzo nel culo, poi te la passo sui coglioni, e quando lo vorrai ti faccio godere… dai che hai voglia di una scopata…
Si, ma in macchina no, voglio essere, presa come una puttana, tu hai casa, andiamo?
Il Moro, disse di si, il fatto di andare a casa sua, era per me un’arma che avrei potuto usare, con la Padrona contro di lui, lo sapeva, ma desiderava tanto la serva che non fece storie.
Entrammo e subito, iniziai a spogliarmi, mi inchinai e gli mostrai il mio culo la linea del tanga, nera era la giusta riga che metteva in risalto il buco del culo a forma di labbra rosse.
Il Moro, si lanciò, subito sul culo, mi fece appoggiare al muro e iniziò a leccarmi schiena e poi lo aiutai, allargai le gambe e il culo e lui ci affondò la lingua, leccava e mi diceva troia, mi girai e lui notò la gabbia al cazzo, e mi disse; avevi deciso di fare proprio la zoccola oggi e mi spostò la spallina e mi fece un succhiotto, sul capezzolo, poi mi infilò la lingua in bocca, visto che non ricambiavo, come mi aveva insegnato la Padrona, mi disse, allora succhia il cazzo.
Mentre gli sbottonavo i pantaloni, ansimava, gli dissi non è che sei così arrapato, che me la cavo con una succhiata di cazzo e poi, mi vado a farmi rompere il culo dal Tunisino?
Zitta troia, disse volevi essere sbattuta su un tavolo come una zoccola, bene disse e presa la cinta mi legò a un tubo che passava al centro della stanza di quella vecchia casa, casa che poi seppi era di proprietà della Padrona.
Mi carezzò il collo e trovò la chiave della gabbia e liberò il mio cazzo, iniziò quindi a leccarmi e mi disse il mio nome è Ayad, mi devi chiamare così, e pregarmi di scoparti, in bocca e in culo.
Non posso, dissi, senza l’ordine della Padrona, ma lui iniziò a strusciare il suo corpo di ebano, su di me che penzolavo, in balia della sua lingua che mi entrava ovunque, poi si soffermò sul collo e la sua mano mi prese il cazzo da dietro, tirandolo, come una coda, si abbassò e capendo quello che voleva, allargai ancora di più le gambe e offri il culo, alla sua lingua che passava dal buco alla cappella del cazzo.
Poi con la mano libera, iniziò a farmi un ditalino, e allora scoppiai e urlai, Ayad scopa questa troia, dammi il tuo cazzo in bocca mentre mi allarghi il buco del culo, sono la tua grande puttana sei il mio Padrone, impalami fino ai coglioni e goditi le mie sofferenze!
Mi slegò e stringendomi i capezzoli, mi disse, apri la bocca zoccola, un forte sputo mi investi in bocca e Ayad disse lecca e allora ripeti quello che sei, dissi, eccitata la tua serva Ayad succhiacazzi, il tuo cesso la tua sputacchiera, ma fammi succhiare il tuo cazzo ti prego.
Senza più freni iniziai a ciucciargli le dita dei piedi, implorando di essere, violentata, e poi con la bocca aperta mi diressi verso il suo cazzo, riempiendomela, inizia una lunga pompa, la già grossa cappella divenne turgida e gonfia.
Ayad non smetteva di torturare i miei capezzoli, mentre gli facevo un lungo e caldo pompino, smise solo, per darmi un paio di pacche sul culo e dirmi che si andava a sdraiare sul letto e non voleva fare fatica, dovevo fare tutto da sola, e avrebbe gradito sentire le mie umiliazioni, mentre il Padrone si godeva la sua serva puttana.
Al buio il suo cazzo era un albero in mezzo al letto, iniziai a leccargli i capezzoli, mentre gli carezzavo, le palle, e poi con voce umile gli chiesi; Dio Padrone, vuoi vedere bene il mio culo che si faceva inculare dal suo cazzo o preferisci anche vedere il mio cazzo?
Voglio, vedere la tua schiena troia, e il tuo culo la tua faccia da puttana la vedo dallo specchio…
Cercai il preservativo sul comodino, e Ayad, mi fermò, mi disse tranquilla, sono sanissimo, voglio farlo senza.
Titubante, iniziai a lubrificare, il mio buco di culo e lui disse, alzati fallo alla luce fatti vedere troia, e iniziò a toccarsi.
Mi avvicinai, e di un sol colpo entrò, iniziai io a roteare il bacino, facendolo entrare e uscire, poi appoggiai le mani sulle sue caviglie e inizia una forsennata sega con il culo, uno schiaffo al culo mi ricordò che voleva sentire la mia voce, e aggiunse, ti piace puttana sento gli umori del tuo cazzo sulle mie coscie….
Infatti mentre sgocciolavo, iniziai a dire grazie Padrone Ayad , di avermi fatto sentire il Tuo cazzo nel cesso la prima volta, grazie di avermi insegnato a essere una succhiacazzi da cesso, grazie di avermi fatto rompere il culo da due cazzi, grazie di avermi insegnato ad essere una zoccola.
Si afferrò ai miei fianchi e oltre al mio saltare sul suo cazzo diede un paio di colpi, da infilare tutto il resto, poi mi blocco e con un lungo ahahahahaha, mi riempì il culo di sborra.
Mi stesi su di lui e strinsi le chiappe, lui ansimando esausto, mi vide scendere e allargando le gambe gli offrì il mio culo, che ancora conservava, il rossetto, che evidenziava il fiume di sborra che usciva….
Eccitata, mi iniziai a masturbare e Ayad, mi prese il cazzo in bocca e infilandomi un dito nel culo mi fece sborrare, poi mi baciò e con la lingua mi diede la sborra calda che gli avevo versato in bocca.
Non lo rividi più, seppi dalla Divina Lucilla, che era un funzionario del nuovo governo della Primavera Araba e che era tornato in Patria.
Non dissi nulla a Padrona Lucilla e quella resta l’unica esperienza omo senza una Padrona…
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9 years ago