Le origini de La Gatta (storia di fantasia)

Mi trovavo in quel di Torino da una settimana e mi sentivo sola e abbandonata.
La mia giornata tipo:

- sveglia alle 6:00

- i vestiti sono già accuratamente piegati e riposti sul comodino, a piramide: sul fondo l'accappatoio, poi i jeans, il maglione, il dolcevita, il reggiseno e le mutandine. Li afferro ed esco dall'appartamento guardandomi attorno in modo circospetto. Scendo le scale del condominio sperando di non incontrare nessuno, e difatti non incontro mai nessuno. E' il vantaggio di alzarsi alle 6:00.

- nello scantinato del condominio c'è una piccola lavanderia. Il motivo per cui faccio la doccia qui è che nel mio appartamento l'acqua calda non scende. L'ho fatto presente all'amministratore, il quale mi ha assicurato per tre volte che l'idraulico sarebbe arrivato a dare un'occhiata entro domani. L'ultimo di quei "domani" è passato da tre giorni.

- faccio la doccia di corsa perché non ho le chiavi per chiudermi nel bagno. L'unica barriera a difesa della mia privacy da eventuali curiosoni è una sedia che appoggio davanti alla porta. Nel caso qualcuno faccia per entrare, dovrei avere abbastanza tempo per afferrare l'accappatoio e coprirmi. Meglio fare una figuraccia in accappatoio che una figuraccia completamente nuda e bagnata.

- mi asciugo, mi vesto e mi avvolgo i capelli ancora umidi con una salvietta, quindi risalgo le scale lentamente, perché a quest'ora i pendolari iniziano ad uscire. A volte sento le porte aprirsi, e allora mi acquatto dietro gli angoli, mentre li guardo passare e prendere l'ascensore. Credo di essere l'unica nel condominio a fare le scale, gli altri prendono tutti l'ascensore, anche quelli al secondo piano. Io osservo con la coda dell'occhio, ben nascosta, e quando loro spariscono nell'ascensore, esco dal mio nascondiglio e proseguo il mio cammino non vista da nessuno.

- lo ammetto, la cosa mi diverte. Mi fa sentire un po' agente segreto e un po' felina. Un po' Mata Hari e un po' catwoman.

- alle 6:30 finisco di asciugarmi i capelli e in quel momento fischia la caffettiera. Faccio una colazione veloce, solo caffè e telegiornale. Le notizie: crisi economica, guerra in medioriente e criminalità dilagante. La notte meglio chiudersi in casa.

- alle 7:00 prendo il bus delle 6:50. All'inizio mi presentavo con dieci minuti di anticipo, ma dopo tre giorni ho capito che basta arrivare in orario per essere comunque in anticipo. E' il vantaggio dei ritardi dei mezzi pubblici, che mi consente di fare con più calma.

- curiosità statistica: lo sapevate che tre uomini su dieci ammettono di fare abitualmente la mano morta sui mezzi pubblici. Beh, considerato che il bus a quell'ora è pieno come un uovo, che io sono in piedi aggrappata ad un sostegno e che dietro di me ci sono quattro uomini, è statisticamente provato che uno di loro mi palperà il sedere. A meno che io non sia particolarmente fortunata. No, ecco, me l'hanno appena palpato.
Mi giro di s**tto.
L'immigrato nordafricano guarda verso l'alto, chiaramente di malumore.
Il signore anziano sorride, non capisco bene se a me o a se stesso.
L'uomo calvo si sta guardando le punte dei piedi.
Il quarto potremmo chiamarlo il bello, ha un aspetto effeminato e guarda in maniera quasi malinconica fuori dal finestrino.
Fare la mano morta spesso è solo il primo passo verso alti tipi di m*****ie ben più pesanti; se fossi Mata Hari, dovrei decidere quale dei quattro sospetti pedinare una volta che il bus si fermerà.
Ma io sono solo una giovane psicologa neolaureata, per cui mi arrendo a questo mondo crudele e lascio che il mio sedere venga palpato. Sarà comunque il più intenso rapporto umano che avrò durante la giornata.


- 7:20 è l'orario di arrivo previsto per il bus, quindi arrivo alle 7:50.
Non saprò mai chi fosse Mr. Mano Morta, dato che tutti e quattro i personaggi dietro di me sono scesi assieme alla fermata subito precedente la mia. Dopodiché ho fatto i restanti tre minuti di viaggio senza mani sul sedere.

- alle 7:55, imboccato il corridoio che mi porta al mio ufficio, sento due mani sui fianchi e un'erezione premermi contro il sedere. Il fiato caldo e fastidioso del professor Camerini che mi sussurra all'orecchio la frase quanto vorrei trombarti. Mi sottraggo alla sua presa, mi volto e... niente.
Lui mi sorride, con il suo mascellone, i capelli biondo cenere e gli occhiali con la montatura in avorio; lì per lì vorrei tirargli un ceffone, ma poi? Mi ritroverei per strada, senza lavoro, con sei mesi di affitto già pagati e sul curriculum un bel licenziamento dopo una sola settimana di lavoro.
La sua erezione fa bella mostra di se sotto i pantaloni di cotone, e mi chiedo come sia permesso ad una persona come questa di insegnare in una scuola come questa. Eppure un uomo così piace. Piace alle colleghe, piace alle madri degli studenti, e piace anche a diverse studentesse.
La prossima volta che mi mette le mani addosso gli dico, come se il problema fossero le mani la denuncio
Lui risponde dandomi della puttana.
Se fossi Mata Hari, o Catwoman, quest'uomo passerebbe dei guai seri per avermi chiamata così.

- dalle 8:00 sono nel mio ufficio, sportello psicologico, a disposizione di ogni studente o insegnante che ne faccia richiesta. Ho passato i primi tre giorni a girarmi i pollici, e questo mi aveva gettata in un profondo sconforto: mi ero appena trasferita in una città in cui non conoscevo nessuno, mi ero appena lasciata alle spalle 29 anni di vita tra amici e famiglia, era appena successa QUELLA COSA a cui ancora preferivo non pensare, e per cosa? Per passare le giornate chiusa in uno stanzino? Non fare nulla mi costringeva a pensare al passato e A QUELLA COSA che era successa la sera della mia festa di laurea, così avevo iniziato a lavorare ad un volantino da distribuire per la scuola, ovviamente a spese mie, in cui invitavo chiunque ne sentisse il bisogno a rivolgersi a me senza vergogne né timori. In qualche modo doveva aver funzionato, perché finalmente il terzo giorno ricevetti la mia prima paziente.


- alle 13:00 stacco. In genere tengo 3 o 4 sedute al giorno, ma in una scuola con 600 studenti spero di ampliare il numero dei miei pazienti.
La mia paziente più affezionata si chiama Annabella ed è un'insegnante. Con mia grande sorpresa, pare che io non sia l'unica donna nella scuola ancora vergine alla soglia dei 30 anni.
Annabella è una di quelle persone che faticano ad aprirsi agli altri, specie agli psicologi, ma una volta che cominciano diventano un fiume in piena di parole, impossibile da fermare travolge tutto e tutti.
Lei entra e si accomoda di sua spontanea iniziativa sul lettino da infermeria (la cui presenza nel mio studio risale al collega che mi ha preceduta), con le braccia incrociate al petto e un pacchetto di fazzolettini di carta tra le mani.
Annabella è una donna fortemente insicura e vive un forte conflitto interno che lei ha descritto con parole molto semplici... ho una voglia matta di cazzo ma ne ho anche una paura fottuta!
Mentre parla fa a pezzettini i fazzoletti di carta; è un segno di rabbia molto comune, in questo caso rabbia verso se stessa per aver sprecato delle occasioni o per non aver saputo gestire un rapporto. Anche in questo siamo molto simili, io e Annabella.
Alla fine si soffia il naso con l'ultimo fazzolettino rimasto intatto e ci diamo appuntamento al giorno successivo.

- alle 13:30 pranzo in una tavola calda a un paio di chilometri di distanza. Devo farmela a piedi, ma non c'è problema, mi è sempre piaciuto camminare e comunque non è che abbia di meglio da fare.
E poi ho il terrore che se pranzassi in una delle tavole calde di fronte alla scuola, potrei trovare il professor Camerini.

- alle 13:36 la cameriera mi porta il panino che ho ordinato. Lo mangio con calma mentre rileggo gli appunti che mi sono presa sui pazienti cercando collegamenti che sul momento non ho trovato, quando suona il cellulare. L'amministratore del condominio. Si, l'idraulico sarà lì a momenti, finalmente avrà l'acqua calda in casa, signorina.
Ah, la ringrazio, ma io sono appena uscita dall'ufficio e non riuscirò ad essere a casa prima di un'ora, non è che...
No, guardi, l'idraulico è già in viaggio e se lei non si fa trovare, dovrò addebitarle comunque l'uscita sulla prossima rata dell'affitto.
Mi augura buona giornata e chiude.

- alle 13:40 sono sul taxi. Spenderò un patrimonio, lo so, ma forse riuscirò ad avere finalmente l'acqua calda in casa. E poi, posso farmi un viaggio senza che nessuno mi tocchi il sedere.

- avete mai sentito che un taxi venga fermato dalla polizia per un controllo? Beh, è quello che è successo a me. Il tassista si è lamentato che la signorina, che poi sarei io, ha molta fretta, ma i due poliziotti non hanno voluto sentire ragioni. Dopo cinque minuti, perlopiù di discussioni tra il tassista e uno degli agenti, finalmente siamo ripartiti.

- alle 14:10 sono all'ingresso del condominio con venticinque euro in meno. Nessuna traccia dell'idraulico. Telefono all'amministratore, che mi dice ciò che già so. L'idraulico se n'è andato cinque minuti fa non avendo trovato nessuno. La chiamata sarà comunque addebitata sul mio conto.

- da lì e fino alle 19:00 la mia giornata si divide tra chat, televisione e la quotidiana telefonata a casa ai miei genitori (in cui devo sforzarmi di non apparire come una ragazzina in preda alla più tremenda nostalgia). Ogni tanto butto giù due righe: sto lavorando a una specie di romanzo.
Parla di un'eroina chiamata La Gatta.
La Gatta è un misto tra Mata Hari e Catwoman che combatte caparbiamente contro un mondo che le è ostile.
Due righe al giorno, e ho riempito la prima pagina del mio bloc notes.

- alle 19:00 ceno da sola

- alle 20:00 sono già a letto. Da sola. Piango per un po' prima di riuscire ad addormentarmi.

- Ho fatto un sogno: il professor Camerini che mi strusciava l'uccello contro il sedere, ma quando mi giravo a guardarlo, lui era nudo eccetto che per un paio di scarpe e un cravattino al collo, e anche io ero completamente nuda; io cercavo di coprirmi con le mani, ma lungo il corridoio l'immigrato nordafricano, il vecchio sorridente, l'uomo calvo e il giovane effeminato dell'autobus mi osservavano masturbandosi. Annabella, vestita come lo era da me in studio, distribuiva loro fazzoletti di carta.
Mi risveglio alle 6:00, con la sensazione che oggi non sarà un giorno come gli altri: sarà molto peggio.
Published by madame-la-gatta
10 years ago
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MrMax70 9 years ago
Aaahhhaaahhhh giornata pseudo fantozziana. Raccontata con un bello spirito. :smile:
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nvaper2
nvaper2 10 years ago
commento a caldo: "che vita di palta". Almeno 40 milioni di vite di palta così in italia, dottoressa.
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nelman3
motlo itneressantw!
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krakatoa64 10 years ago
brava , ottimo capitolo introduttivo, sono curioso di leggere le prossime (dis)avventure !
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ae0n
ae0n 10 years ago
Piacevole lettura, anche se tutti di tutti i personaggi maschili che hai introdotto non ne hai creato uno minimamente simpatico neanche per sbaglio. Però la Gatta mi garba, sono curioso di conoscere le sue avventure.
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geppo77
geppo77 10 years ago
ahaha!! complimenti!! mi piace molto come scrivi!! e molto la tua ironia!!!
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AmoLeBBW
AmoLeBBW 10 years ago
to madame-la-gatta : La leggerò con molto interesse...comunque scrivi molto bene..
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madame-la-gatta
madame-la-gatta Publisher 10 years ago
to AmoLeBBW : Come ho scritto nel titolo è una storia di fantasia anche se ambientata nella mia vera vita:) Comunque questa è solo un'introduzione, non dev'essere una storia triste, conto di metterci molto più erotismo nei prossimi capitoli, ma senza una giusta introduzione l'erotismo non funziona...
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AmoLeBBW
AmoLeBBW 10 years ago
leggendo questa storia mi viene un pò di tristezza...però la sento anche mia..quandio partito per l'università lontano..i primi tempi era così dura. Coraggio..
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