INCONTRO ALLA SPIAGGIA
INCONTRO ALLA SPIAGGIA
Spinta dal sentore che avvertivo riguardo la quasi imminente fine delle belle giornate di questa caldissima e lunga stagione estiva, lo scorso giovedì mi recai al mare da sola contrariamente alla mia abitudine di andarvi in compagnia ma pur sempre con Vittoria, mia carissima amica sin dall'infanzia. Vittoria non poté venire poiché era parecchio impegnata. Avevo sentito parlare delle piccole spiagge rocciose di Masitto e dato che non le conoscevo, decisi di recarmi in una di esse. Non appena parcheggiai la mia utilitaria notai che una coppia sulla cinquantina e un venditore di collane pakistano cercavano invano di capirsi; dato che il pakistano aveva pochissima destrezza con la lingua italiana e che la coppia si sforzava di farsi capire in lingua spagnola, mi avvicinai a loro. Qualche minuto dopo il mio intervento la signora pagò soddisfatta la collana che aveva scelto al prezzo che desiderava. Subito dopo ci presentammo e seppi che Cleta e suo marito Aixer provenivano da Tarragona, in Spagna e che dopo un lungo viaggio in roulotte attraverso Italia, avevano preferito trascorrere i loro ultimi quattro giorni di vacanze a Manfredonia. Mi dissero che era già il secondo giorno che si recavano in quella spiaggetta poiché l'avevano trovata affascinante. Appena dissi loro che quella era la mia prima volta in quel posto, mi invitarono a seguirli e prendere posto su un comodo scoglio. La spiaggetta era poco affollata e quando raggiungemmo lo scoglio che avevano scelto, ci togliemmo subito i copricostume notando che Cleta indossava un bikiny un po' più grande del mio. Entrambi erano segnati dall'età ma Aixer era indubbiamente un bell'uomo e Cleta una bella donna nonostante le grosse e morbide tette, la cellulite e parecchie vene varicose. Cleta mi piacque subito in quanto rappresenta proprio il tipo di donna che preferisco. Dopo una lunga e amena conversazione, ci immergemmo in quelle cristalline e limpide acque. Dato che indossavo degli infradito mentre loro delle scarpe in gomma da scoglio, entrambi mi presero per mano in modo che non scivolassi né sulle pietre né sugli scogli presenti anche sott'acqua. A causa delle onde ci trattenevamo alquanto vicini aggrappandoci a vicenda alle braccia e alle schiene; dato che Cleta mi stava eccitando, cercavo il più possibile di spingermi su di lei senza farle intuire il mio vero motivo. Poiché Aixer faceva lo stesso con me, lo lasciavo fare senza oppormi neanche quando avvertivo che il suo cazzo mi premeva il culo e le gambe senza che Cleta se ne accorgesse. La scusa delle onde e dei sassi si era rivelata ottima in quanto mi potevo lasciare scivolare le tette sulla schiena e perfino sulle tette di Cleta senza destarle neanche un minimo o strano dubbio riguardo me poiché i nostri avvicinamenti erano del tutto casuali e naturali. Tutti e tre ci guardavamo come se nulla fosse e nonostante le incursioni che Aixer faceva su di me, con le mani, le braccia e perfino col cazzo, non gli mostravo alcun disdegno ma continuavamo a parlare, scherzare e ridere. Finito il nostro lungo e morboso bagno, almeno da parte mia e di Aixer, ci dirigemmo nuovamente verso lo scoglio e dopo un'oretta di piacevole conversazione, estrassero dal sacco panini imbottiti con prosciutto e formaggio mentre io presi una bottiglietta d'acqua fredda e una delle tre focacce dalla mia borsa-frigo. Siccome Cleta era appassionata di cucina, offrii loro le altre mie due focacce adducendo che non avevo tanta fame. Circa un paio d'ore dopo esserci sdraiati per abbronzarci ancora di più, Aixer ci propose di immergerci nuovamente in acqua; accettammo la sua proposta e tuffandoci a mare ripetemmo ciò che avevamo fatto al mattino. Rimanemmo alla spiaggia fino alle cinque del pomeriggio accordando di rivederci nella stessa spiaggia il giorno dopo poiché il sabato mattina sarebbero ripartiti alla volta di Tarragona. Venerdì in tarda mattinata li raggiunsi al solito scoglio portando nella mia borsa-frigo una buona scorta di focacce che avevo preparato la sera prima. Stavolta indossavo le mie scarpe di gomma e dopo esserci fatti un bel bagno come il giorno prima, ci sdraiammo al sole sullo scoglio. Qualche ora dopo aver mangiato le focacce, Aixer ci propose un altro bagno ma stavolta Cleta preferì rimanere sullo scoglio a prendere il sole. Io ed Aixer ci tuffammo in acqua e nuotammo fino ad allontanarci parecchio da Cleta. Nonostante la mia timidezza mi diedi a fare la civetta con Aixer e per non destare l'attenzione dei pochi bagnanti, ci demmo con molta discrezione a delle audaci effusioni sott'acqua. Entrambi eravamo parecchio eccitati in quanto ci palpavamo dappertutto come due adolescenti innamorati. Quando il suo cazzo raggiunse la massima erezione, lo trattenni fra le mani e fu allora che mi sembrò giusto confessargli che ero lesbica, che Cleta mi aveva eccitato parecchio e che se ancora trattenevo il suo cazzo tra le mani era soltanto per tenere in mano il cazzo che aveva scopato tante volte la figa di Cleta. Aixer mi accarezzò teneramente e mi disse che io gli piacevo molto, che Cleta non era lesbica, che non si era accorta di nulla e che, come lui, Cleta era molto lieta di avermi conosciuta. Aixer né mi scopò sott'acqua né io gli segai il cazzo ma dopo qualche istante ci ricomponemmo i costumi da bagno e uscimmo dall'acqua per raggiungere Cleta. Rimanemmo sullo scoglio ancora un'ora e poi ci congedammo scambiandoci affettuosi abbracci e baci come se fossimo vecchi amici.
Spinta dal sentore che avvertivo riguardo la quasi imminente fine delle belle giornate di questa caldissima e lunga stagione estiva, lo scorso giovedì mi recai al mare da sola contrariamente alla mia abitudine di andarvi in compagnia ma pur sempre con Vittoria, mia carissima amica sin dall'infanzia. Vittoria non poté venire poiché era parecchio impegnata. Avevo sentito parlare delle piccole spiagge rocciose di Masitto e dato che non le conoscevo, decisi di recarmi in una di esse. Non appena parcheggiai la mia utilitaria notai che una coppia sulla cinquantina e un venditore di collane pakistano cercavano invano di capirsi; dato che il pakistano aveva pochissima destrezza con la lingua italiana e che la coppia si sforzava di farsi capire in lingua spagnola, mi avvicinai a loro. Qualche minuto dopo il mio intervento la signora pagò soddisfatta la collana che aveva scelto al prezzo che desiderava. Subito dopo ci presentammo e seppi che Cleta e suo marito Aixer provenivano da Tarragona, in Spagna e che dopo un lungo viaggio in roulotte attraverso Italia, avevano preferito trascorrere i loro ultimi quattro giorni di vacanze a Manfredonia. Mi dissero che era già il secondo giorno che si recavano in quella spiaggetta poiché l'avevano trovata affascinante. Appena dissi loro che quella era la mia prima volta in quel posto, mi invitarono a seguirli e prendere posto su un comodo scoglio. La spiaggetta era poco affollata e quando raggiungemmo lo scoglio che avevano scelto, ci togliemmo subito i copricostume notando che Cleta indossava un bikiny un po' più grande del mio. Entrambi erano segnati dall'età ma Aixer era indubbiamente un bell'uomo e Cleta una bella donna nonostante le grosse e morbide tette, la cellulite e parecchie vene varicose. Cleta mi piacque subito in quanto rappresenta proprio il tipo di donna che preferisco. Dopo una lunga e amena conversazione, ci immergemmo in quelle cristalline e limpide acque. Dato che indossavo degli infradito mentre loro delle scarpe in gomma da scoglio, entrambi mi presero per mano in modo che non scivolassi né sulle pietre né sugli scogli presenti anche sott'acqua. A causa delle onde ci trattenevamo alquanto vicini aggrappandoci a vicenda alle braccia e alle schiene; dato che Cleta mi stava eccitando, cercavo il più possibile di spingermi su di lei senza farle intuire il mio vero motivo. Poiché Aixer faceva lo stesso con me, lo lasciavo fare senza oppormi neanche quando avvertivo che il suo cazzo mi premeva il culo e le gambe senza che Cleta se ne accorgesse. La scusa delle onde e dei sassi si era rivelata ottima in quanto mi potevo lasciare scivolare le tette sulla schiena e perfino sulle tette di Cleta senza destarle neanche un minimo o strano dubbio riguardo me poiché i nostri avvicinamenti erano del tutto casuali e naturali. Tutti e tre ci guardavamo come se nulla fosse e nonostante le incursioni che Aixer faceva su di me, con le mani, le braccia e perfino col cazzo, non gli mostravo alcun disdegno ma continuavamo a parlare, scherzare e ridere. Finito il nostro lungo e morboso bagno, almeno da parte mia e di Aixer, ci dirigemmo nuovamente verso lo scoglio e dopo un'oretta di piacevole conversazione, estrassero dal sacco panini imbottiti con prosciutto e formaggio mentre io presi una bottiglietta d'acqua fredda e una delle tre focacce dalla mia borsa-frigo. Siccome Cleta era appassionata di cucina, offrii loro le altre mie due focacce adducendo che non avevo tanta fame. Circa un paio d'ore dopo esserci sdraiati per abbronzarci ancora di più, Aixer ci propose di immergerci nuovamente in acqua; accettammo la sua proposta e tuffandoci a mare ripetemmo ciò che avevamo fatto al mattino. Rimanemmo alla spiaggia fino alle cinque del pomeriggio accordando di rivederci nella stessa spiaggia il giorno dopo poiché il sabato mattina sarebbero ripartiti alla volta di Tarragona. Venerdì in tarda mattinata li raggiunsi al solito scoglio portando nella mia borsa-frigo una buona scorta di focacce che avevo preparato la sera prima. Stavolta indossavo le mie scarpe di gomma e dopo esserci fatti un bel bagno come il giorno prima, ci sdraiammo al sole sullo scoglio. Qualche ora dopo aver mangiato le focacce, Aixer ci propose un altro bagno ma stavolta Cleta preferì rimanere sullo scoglio a prendere il sole. Io ed Aixer ci tuffammo in acqua e nuotammo fino ad allontanarci parecchio da Cleta. Nonostante la mia timidezza mi diedi a fare la civetta con Aixer e per non destare l'attenzione dei pochi bagnanti, ci demmo con molta discrezione a delle audaci effusioni sott'acqua. Entrambi eravamo parecchio eccitati in quanto ci palpavamo dappertutto come due adolescenti innamorati. Quando il suo cazzo raggiunse la massima erezione, lo trattenni fra le mani e fu allora che mi sembrò giusto confessargli che ero lesbica, che Cleta mi aveva eccitato parecchio e che se ancora trattenevo il suo cazzo tra le mani era soltanto per tenere in mano il cazzo che aveva scopato tante volte la figa di Cleta. Aixer mi accarezzò teneramente e mi disse che io gli piacevo molto, che Cleta non era lesbica, che non si era accorta di nulla e che, come lui, Cleta era molto lieta di avermi conosciuta. Aixer né mi scopò sott'acqua né io gli segai il cazzo ma dopo qualche istante ci ricomponemmo i costumi da bagno e uscimmo dall'acqua per raggiungere Cleta. Rimanemmo sullo scoglio ancora un'ora e poi ci congedammo scambiandoci affettuosi abbracci e baci come se fossimo vecchi amici.
1 year ago
Ma secondo te Cleta non avrebbe mai scambiato qualche effusione con te?