E dopo ... 8 ( terza parte )
Non avevo idea di cosa volesse farmi la serpe, ma quando mi ritrovai la benda sulla bocca, capii che non voleva che le mie grida si udissero anche fuori dalla stanza. Potevo respirare, ma non posso dire che fossi a mio agio. Non erano ancora terminate le sorprese, e infatti mi raccomandò di stare ferma e aspettare: sentii un po' di trambusto alle mie spalle, e con la coda dell'occhio notai che degli specchi erano stati posizionati in modo che potessi vedere ed essere vista. La serpe poteva così vedere le mie espressioni del viso durante le sue "sperimentazioni sul mio corpo", e nello stesso tempo anch'io potevo sapere cosa mi stava succedendo. In fin dei conti era una cosa buona per me, perché avrei potuto non tanto e non solo sapere prima cosa mi sarebbe successo, ma avrei potuto vedere le sue reazioni e sentire le sue emozioni. Ora che avevo la bocca bendata , erano i miei occhi e un po' le guance a far capire come reagissi ai suoi capricci. Dagli specchi vidi che si posizionava , nuovamente, dietro di me: vedevo che teneva il grosso fallo tra le dita di una mano , e che poi lo poggiava poco sopra il mio culone, dandomi dei colpi come per ricordarmi quale fosse il mio ruolo in quel gioco. Quando poi pose la sua mano su un mio gluteo, sentii le sue dita fremere, tremare quasi al contatto con il mio corpo che era carico di desiderio. Avevo voglia che lei mi dominasse per sapere se e per quanto tempo avrei potuto essere di suo interesse. Non sono una psicologa o ancor meno una strizza cervelli, però so che poi ci si stufa del proprio giocattolo, ma so anche che il giocattolo si stufa di essere usato: non sempre le cose vanno così, ma non si sa mai, non ci sono certezze quando nel gioco subentrano i sentimenti e le emozioni. Ed era ciò che , secondo me, stava succedendo. E mentre la serpe riappoggiava il grosso glande all'ingresso del mio culone, che vedevo ancora leggermente aperto e ricettivo, ripensavo al significato che poteva avere per Donatella usare il mio corpo: ero quasi sicura che lei volesse farmi vivere i momenti e le emozioni che, anni addietro, aveva vissuto con Marco in quello che poteva essere stato un atto violento, o contro la sua volontà perché lei era ubriaca. Ma credo che lei stessa volesse invece sapere e capire cosa si prova invece a possedere, e a usare una persona per il proprio piacere. Non potei arrivare a conclusioni perché fui penetrata di colpo e , questa volta, il cazzone entrò per quasi tutta la lunghezza: lei poteva vedere i miei occhi aperti a dismisura, e le guance salire nel tentativo, inutile, di liberarsi della benda e permettermi di urlare. Vedevo il suo sorriso, anzi la sua smorfia di piacere nel vedere aprirsi il mio didietro e guardare la mia testa e il mio corpo, quasi fuggire in avanti in un tentativo inutile di fuga. Come in un incubo mi accorsi che qualcosa mi bruciava all'altezza delle scapole: il dolore del mio corpo aperto, mi aveva impedito di accorgermi che la serpe aveva conficcato le sue unghie da gatta malvagia nella mia schiena e, con sadica lentezza le faceva scorrere avanti e indietro. La sua voce mi fece capire che non era un sogno o un incubo, ma la realtà: e infatti mi disse : " Come vedi ora sei mia, in mi potere; tu mi servi sia nel lavoro che per soddisfarmi e soddisfare chi ti dirò; capisci ora cosa ho provato tanti anni fa? Riesci a vivere le mie emozioni e i miei sentimenti? " Queste parole ebbero il potere di provocarmi una sorta di blackout mentale, rendendo quasi il dolore irreale, mentre la mia mente si chiedeva : ma se era davvero ubriaca, i suoi sentimenti e le emozioni sarebbero successive alla scopata con Marco. In poche parole, quando avrebbe provato queste emozioni, questo chiamiamolo choc? Una forte sensazione di calore confermò, se mai ce ne fosse stato bisogno, che era tutto vero: vedevo come la serpe stesse spingendo con forza il cazzone dentro il mio culone, ormai diviso in due, ma mi accorsi che teneva in una mano un cero acceso da cui cadeva della cera calda. Il cero era di colore nero, come il suo bracciale. Percepivo sempre , ogni volta che mi toccava con le dita, che il suo corpo vibrava. Vidi che si slacciava dal grosso fallo, che però lasciò infilato dentro di me, e che con una mano teneva ben salda una paletta. Sapevo cosa avrebbe fatto, ma non sapeva che in cuor mio avevo deciso di andare più a fondo per conoscere il mondo delle adepte, e del suo lavoro. Se subire queste umiliazioni, essere usata, mi avrebbe potuto aiutare a emergere, era un prezzo che avrei pagato. Ma non sapevo ancora quali umiliazioni avrei dovuto subire e , soprattutto, se ero in grado di resistere. Stavo ancora facendo dei calcoli, quando da un degli specchi mi sembrò di vedere una porta che si apriva, e due o tre persone che entravano nella stanza. Tre o quattro colpi in sequenza, anticipavano quello che sarebbe successo al mio didietro, che già vedevo arrossato, mentre la benda e il divano cominciavano a sentire il sapore delle mie lacrime. La cera calda e i colpi di paletta, mi avevano fatto superare il limite , e ora soffrivo davvero: sapere o intuire che erano arrivati degli spettatori, aumentava in me il senso di disagio, ricordandomi della chiavetta datami dal vecchio, o dei commenti dei camerieri . La voce di una donna interruppe il corso dei miei pensieri, che già erano stati interrotti dai colpi di paletta. La donna , la cui immagine vedevo nello specchio, rivolgendosi a Donatella le disse : " E' lei il tuo nuovo acquisto? " E la serpe, con una voce affaticata e ansiosa, rispose " Sì, capo, è lei".
fine 8 ( terza parte )
fine 8 ( terza parte )
2 years ago