STEFANIA 04 TROVATO WEB

Verso le nove mi telefonò Andrea; parlammo del più e del meno: del tempo, di come andava il lavoro, di Taranto, e di cosa stava facendo. Mi disse che era già rientrato in albergo; mi confessò in modo timoroso che era eccitato.
Non ci eravamo mai scambiati effusioni al telefono, ma compresi che voleva portare la discussione sul mio cambiamento; andava bene pure a me e lo lasciai fare.
Continuando la conversazione mi chiese come fossi vestita ed io gli dissi la verità: che indossavo una maglietta verde e le mutandine azzurre.
Lui mi confessò che aveva ripensato a quello che gli avevo fatto il venerdi precedente.
Lo invitai ad essere più esplicito e lui mi disse: “Mi è piaciuto tantissimo quello che mi hai fatto con la bocca!”
Insistetti per fargli superare quel momento di imbarazzo: “Non capisco, spiegati meglio; so che puoi fare di più.”
“Mi hai succhiato divinamente; mi hai fatto un pompino favoloso! Sei una pompinara meravigliosa!”
Io gli risposi: “Grazie amore! Mi stai eccitando ancora di più, dai… dimmelo ancora!”
“Sei una pompinara, mi ecciti!.... Sei una troia, ti vorrei qui!.... Ti scoperei la bocca fino a riempirtela!.... Ti scoperei il culo!
“Sei un porco, il mio porco!.... Sei il mio amante…. anch’io ti vorrei qui!”
“Ho le palle piene di sborra, vorrei sborrarti in faccia!”
Non ci eravamo mai lasciati andare così. Gli dissi: “Non masturbarti, ti prego, resisti fino a quando tornerai! conserva tutto il tuo succo per me!.... lo voglio vedere schizzare solo per me!... e addosso a me!!!”
Adesso era lui che mi provocava: “Dillo bene cosa vuoi che ti faccia venerdi sera quando tornerò”
“Voglio succhiarti il cazzo, svuotare i tuoi coglioni pieni di sborra, voglio berla… voglio che mi scopi forte! che chiavi bene la mia fighetta e che mi schizzi tutto il tuo succo in faccia!”
Ero cambiata, eravamo cambiati. Mi disse che non vedeva l’ora, e che mi amava.
“Anch’io!” Risposii, ed era la pura verità. Mai prima di allora mi ero sentita tanto legata al mio uomo. Lo dissi ancora; sempre ad alta voce, anche se avevamo riattaccato il telefono. “Andrea ti amo!... Andrea ti amo!!... Andrea ti amo!!!... Andrea ti adoroooo!!!!!”
Dopo qualche minuto il telefono squillò ancora; pensai subito che Andrea mi volesse dire ancora qualcosa, invece era mia sorella.
Nonostante si abiti vicino, e


non ci sia molta differenza di età, non ci sentivamo da tempo, eravamo molto diverse. Mi accorsi subito dalle prime frasi scambiate con lei, che qualcosa stava cambiando.
…………………
Daniela mia sorella: 25 anni, tre meno di me, sposata da quattro con Luca, più alto di mia sorella, circa 1 metro e 63, capelli corti e nerissimi, occhi scuri, fisico asciutto. Hanno un figlio di pochi mesi, Edoardo.
Daniela è più bassa di me, piccola e minuta, circa 1 metro e 52, capelli chiari, lunghi e lisci, occhi castani chiari, tutta nervi, gambe sode e tornite, proporzionate al corpo, un culo da favola, sporgente, labbra carnose, un seno più grosso del mio: calza almeno la terza taglia di reggiseno quando invece io porto la seconda. Tutto sommato una bella ragazza, gambe lunghe e ben fatta.
Ho sempre provato un senso di sottomissione nei suoi confronti, siamo diverse, sia fisicamente che come carattere, ma la grande differenza è rappresentata dal modo di vivere: lei senza ideali, sfrontata, aperta, gioiosa, spudorata, positiva e senza tabù; io, invece, il contrario di lei, chiusa, pessimista, un pò cupa, e piena di tabù.
……………………
Mi accorsi di non voler riattaccare, come facevo altre volte, subito dopo i convenevoli; adesso mi sentivo al suo pari, anch’io avevo qualcosa da raccontare, da sapere, da dire, da chiedere.
Le dissi di Andrea, che era fuori per lavoro. Lei rispose che anche Luca era fuori per lo stesso motivo e che sarebbe stato impegnato anche la sera dopo.
Sia io che mia sorella, abitiamo in due appartamentini di proprietà, costruiti da nostro padre, impresario edile, in un quartiere signorile. Mio cognato, Luca, è architetto, ed è anche responsabile dei cantieri di nostro padre.
Le chiesi di Edoardo, come stava e se dormiva; lei, a sua volta, mi chiese di Andrea e dei nostri rapporti, se andavano bene. Le risposi che andavano meglio, non che fossero mai andati male, non lo avrei mai ammesso specie con lei, ma ora andavano sicuramente meglio: lo sentivo mio. Il nostro rapporto era sicuramente stato bello, ma adesso era tutto più bello, più semplice, più naturale.
Lei volle indagare e mi chiese: “In che senso meglio? Non mi sembra che andasse male!”
“Infatti non andava male; ma adesso mi sento molto meglio” Cercai di farle capire come mi sentissi, le parole mi uscivano spontanee, senza tabù; tante parole, non finivo mai di parlare….. io… la taciturna, l’introversa.
Daniela mi ascoltava con stupore e disse: “Ehilà!.. Sorellona, lo sento che sei cambiata, che stai bene, cosa ti è successo? Hai mica fumato qualcosa?... Dimmi la verità, c’è di mezzo il sesso?”
Io le risposi: “Si!... In realtà non so cosa mi stia capitando, cosa è cambiato in me: mi sento libera, una bambina che ha voglia di vivere, di lasciarsi andare”
Continuammo a parlare per un pò, poi ci salutammo; mia sorella mi invitò a cena per la sera successiva, visto che saremmo state entrambe sole.
Di notte mi telefonò Andrea: “Ciao amore!... Ti sei mica offesa per quello che ti ho detto?”
“Ma va!... scemo!... non sono né offesa, né arrabbiata, semmai sono un po’ su di giri!... Mi sento eccitata!...Non ti sarai mica fatto una sega?... Ragazzino, non farti seghe in mia assenza, quella roba è mia!”
“Farò tutto quello che mi chiederai, buonanotte amore!”
Al mattino dopo, mi sentivo in gran forma; dopo i soliti preparativi, mi ritrovai con la bomboletta della lacca in mano….. “Mamma mia!” esclamai in preda all’emozione.
La tenevo stretta, la impugnavo con entrambe le mani, mi sembrava un sogno; ricordavo quello che avevo fatto il giorno prima a casa di Nadia. Mi facevo tante domande, non so perché era successo a me: addirittura avevo sognato un amplesso con quel cazzone; non ero pentita, non mi sentivo in colpa, ero tranquilla, stavo bene, ridevo con quella bomboletta in mano; parlavo con quel cazzo finto: “Peccato che tu non possa diventare di carne: caldo, morbido; mi farei una bella scopata” risi come una scema.
Arrivai in ufficio in uno stato di seminfermità mentale, allegra e vispa. Il capo ufficio con uno sguardo penetrante, senza salutarmi, sembrava dicesse: “Che cazzo hai da ridere, stronza?” Ed io accentuai il sorriso ancora di più.
La mia collega, la mia salvezza, la ruffiana, chiese: “Tutto bene?”
“Benissimo, grazie!... E tu?” Che bello fare la scema!
Il capo mi chiamò a rapporto: “Nessun problema per la contestazione?”
“Ho compilato i moduli insieme al dottor Rossi – risposi solerte – anzi, mi ha comunicato che se ci fossero stati problemi, o altre complicazioni; sarebbe stato disponibile per qualsiasi chiarimento”
“Mi sembra più lucida del solito” commentò lui ed aggiunse – di solito le ci voleva mezz’ora per capire di cosa stessimo parlando”
Mi liquidò contento, lo mandai a cagare gentilmente, sia pure in silenzio; una settimana prima, molto probabilmente, mi sarei messa a piangere, invece ora mi sembrava un complimento, magari detto da uno stronzo, ma pur sempre un complimento.
Alle dieci in punto, telefonata per me: è mia sorella.
“Oh cazzo! – pensai - Cosa è successo? Non chiamava mai in ufficio. solo un paio di volte, quando mio padre fu ricoverato in ospedale per un incidente sul lavoro” insomma mi ero preoccupata. Presi la cornetta, e risposi: “Pronto?”
Daniela era allegra: “Ciao Stefania! Visto che stasera sono sola, vieni un po’ prima. Sono le dieci passate e mi sono già annoiata: pensa… tutto il giorno da sola con il bambino. Ti prego, appena puoi vieni”
Sorrisi; ero felice di sentire quelle parole, mia sorella che mi cercava. Risposi “Appena riesco a scappare dal lavoro, vengo subito da te”
“Allora ti aspetto, ciao!”
Dopo pranzo mi chiamò di nuovo il capo a rapporto. Mi presentai chiedendo: “Si, dottore! Posso esserle utile?”
“Senta Stefania, abbiamo un altro problema, diciamo più grave del precedente e vorrei che se ne occupasse ancora lei. Ma…. qui siamo in colpa”
“In che senso siamo in colpa?”
“Non abbiamo rispettato i termini di pagamento. Sono circa 30.000 euro per una pratica di iscrizione, che dobbiamo ancora versare per conto della società ‘f.r.m & company’. Ma non vorrei che la società venisse a conoscenza di questa mancanza”
Dentro di me pensai: ”Che stronzo! Usa i soldi già versati dei clienti per i cazzi suoi”
Gli risposi con ironia: “Senta dottore! Se mi dà carta bianca e se la pratica non è ancora partita, provo a fare una verifica, ma non so poi cosa si potrà fare”
“Faccia tutto quello che ritiene opportuno, e tutte le verifiche del caso, si occupi solo di questo. La prego, mi faccia sapere tempestivamente di tutti gli sviluppi”
Lasciai il suo ufficio con un senso di benessere: mi chiedeva un favore, aveva bisogno di me; era la prima volta. Nonostante che errori di questo genere fossero già successi in passato, non mi aveva mai chiesto favori, o di aiutarlo a non fare una figura di merda che magari gli sarebbe costata la perdita di un cliente.
Laura, la segretaria del capo mi chiese: “Tutto bene?” Era preoccupata per me. Per tutta risposta le strizzai l’occhio.
Scovai in borsetta il biglietto da visita che mi aveva dato il dottor Rossi, quello della Camera di Commercio. Pensavo al suo cazzo sottile e lunghissimo. Pensavo a Nadia; e a come lo ingoiava tutto.
Composi il numero….. “Pronto!”
“Buonasera dottore, sono Stefania dello studio del dottor Favalli; si ricorda di me?”
“Certo che mi ricordo! Come va? Tutto bene?... in cosa posso aiutarla?”
“Guardi!… si tratta di questo. Il dottore mi ha incaricato di fare una verifica circa una pratica per un nostro cliente importante. C’è stato un errore da parte nostra, e non vorremmo che si venisse a sapere….”
“Mi dia tutti i dati in modo da poter fare subito una prima verifica.”
Gli trasmisi tutte le informazioni del caso; ero preparata su tutto quello che mi chiedeva: non ero più imbranata, forse ero stata sempre così; ma non me n’ero mai accorta.
Rimasi in attesa, mentre interrogava il computer, poi tornò al telefono, efficiente e sbrigativo “Senta, allora le fisso un appuntamento per martedì prossimo; ma venga in tarda mattinata, dopo le undici e trenta, così sarà l’ultima; ed io potrò dedicarle più tempo”
Avevo percepito un tono particolare nell’ultima frase.
“Allora ci vediamo martedì!” conclusi per poi ringraziare e salutare
“Chissà cosa avrebbe voluto in cambio – mi chiesi, poi pensai - Forse mi chiederà un pompino! Hmmmmmm!!! Penso che dovrò prepararmi” Ridacchiai fra me… ero di nuovo eccitata.
Comunicai al capo ufficio la notizia. Mi ringraziò pure lui, dicendo di non preoccuparmi: se avessi dovuto fare qualche regalo al dottor Rossi; mi avrebbe rimborsato di tutto.
Mi venne in mente il lungo membro del dottore, e pensai: “Gli faccio un pompino e poi tu mi lecchi la figa…. stronzo!!!”
Ero bagnata, lui mi vide sorridere, ma non disse nulla…. Se solo avesse immaginato a cosa stavo pensando… e a come ero eccitata….
Arrivai da mia sorella verso le cinque del pomeriggio. Ero passata in enoteca per acquistare una bottiglia di cabernet del 2000, che adoro. Ci baciammo, la guardai da capo a piedi, e lei si fece ammirare.
Le forme procaci di Daniela erano esaltate dal fatto che fosse piccola e magra; quel mix esplosivo sprigionava sesso da tutti i pori.
“Allora, è finita la radiografia?” Mi chiese, distogliendomi dai miei pensieri.
“Sei bellissima, stai benissimo; ti trovo in gran forma”
“Grazie!” Ridemmo come due sceme!
Era passato tanto tempo… quanto tempo avevo perso! Quante volte avrebbe voluto sentirsi dire qualcosa da me! Quante volte avrei voluto dirgliele! Mi rendevo conto che non avevo mai avuto il coraggio di parlare con lei, provavo una sorta di riluttanza nei rapporti con lei, quasi un senso di inferiorità.
La consideravo la sorellina minore, incapace di capire, rispondendo ad ogni sua domanda: “Cosa vuoi che ne sappia?” o “Cosa vuoi che ti dica?” giusto per togliermela di torno.
Poi si sposò e perdemmo i contatti.
Ora avevo cambiato atteggiamento nei suoi confronti, non sapevo spiegarmene il motivo; prima mi sentivo indifesa nei suoi riguardi, e cercavo di evitarla, specie in incontri tete-a-tete. Ora, invece desideravo la sua compagnia, mi sarebbe piaciuto riallacciare rapporti di intimità e di affetto. Mi tornavano alla mente le immagini della nostra infanzia e fanciullezza, di quando giocavamo felici e ridevamo con i nostri genitori; mi rivedevo con lei, tra di noi c’erano tante cose in comune; ero felice di provare queste sensazioni e sapevo che sarebbe stato possibile recuperare almeno un poco del tempo perduto.
Mi diede Edoardo da tenere in braccio: era come un bambolotto, bravo e bello. Lo baciai in fronte, mi scese una piccola lacrima di commozione e felicità.
Daniela tornò in salotto per dare da mangiare al piccolo Eduardo, poi saremmo state tranquille per un po’ di tempo. Si sistemò accanto a me e si sbottonò la camicetta; spostò una coppa del reggiseno e tirò fuori una tetta offrendola al piccolo: era grande, la guardavo, ero affascinata da quello che vedevo.
Edoardo si attaccò vorace al capezzolo della mamma e Daniela fece una smorfia di dolore; le chiesi: “Non ti fa male?”
“Solo all’inizio… poi passa” rispose
Parlammo dei nostri mariti e dei nostri genitori; chiacchierando, mi resi conto di quanto mi mancasse una sorella.
Edoardo si addormentò e lei lo portò a letto; quando tornò, mi chiese; guardandomi negli occhi: “Sei cambiata!... Sei molto cambiata, chi è stato?”
“Chi è stato a fare cosa?” chiesi a mio volta meravigliata.
“Dai sorellona, non farti tirare le parole fuori di bocca. L’ho letto nei tuoi occhi che c’è qualcosa di nuovo; dai!…. sputa il rospo!”
Le raccontai tutto, o quasi tutto. Incominciai dal regalo di Edoardo, delle radioline, di come avessi ascoltato il desiderio di mio marito, di avere un rapporto più aperto con me, ed in particolar modo di come gli mancasse il sesso orale, poi le raccontai dei miei cambiamenti.
Lei mi lasciò parlare; sorridendo.
“Non è che ti scandalizzi?” Le chiesi.
Lei rise “Sei proprio una bambina! Guarda, il mio primo pompino l’ho fatto a quindici anni, ad un ragazzo di venti e da allora ne ho bevuta di sborra!”
Ero io adesso a rimanere pietrificata; non pensavo che mia sorella fosse capace di tanto, certamente non era una santarellina. Molte volte avevo seguito le sue effusioni con Luca suo marito, poiché anche in pubblico le faceva. A differenza di me e di Andrea, si sbaciucchiavano, si accarezzavano dove e quando gliene veniva voglia.
Mi meravigliai del fatto che lei e suo marito fossero scambisti; mi disse che era successo prima di partorire; dopo non si era più presentata l’occasione. Raccontò che andavano nei club, e che il marito, trovava qualche single, o coppia per scambi sessuali.
“Sai – aggiunse - Luca dice che sono una pompinara favolosa! - prese dal cesto della frutta una banana, la sbucciò e iniziò a giocarci con la bocca – Voglio vedere se pure tu sei capace di fare questo”
Con decisione si infilò tutta la banana in bocca, fino in gola; la fece scorrere avanti e indietro più di una volta, senza fatica; tenne quella banana in gola, eccitandosi. Girando intorno al tavolo venne vicino a me e mi incitò: “Dai, fammi vedere cosa sai fare!”
Mi avvicinò la banana alla bocca, io la succhiai piano, piano; sentivo la sua saliva in bocca, quella che vi aveva lasciato prima. Era liscia, lei la spinse ancora di più ed io la accolsi; prendendola in mano lei mi disse: “Dai, ingoiala tutta, è una cosa che fa impazzire gli uomini!”
A fatica la feci sparire tutta nella mia gola; come mi aveva insegnato Nadia.
Mi confessò che Luca non era molto dotato, ma a lei andava benissimo, invece per lui era un problema.
Mi disse che soprattutto all’inizio, appena sposati; era complessato; ancora adesso faceva paragoni, e le chiedeva se ne desiderasse di più grossi.
Mi chiese di Andrea e di come ce l’avesse.
Io le risposi che era come la banana.
Lei disse: “Però! Complimenti!”
Le chiesi maggiori dettagli sulle altre coppie con cui avevano avuto rapporti e mi raccontò di come avevano cominciato, di come Luca le avesse chiesto di fare sesso con un altro uomo.
………………………………
Erano sposati da un anno, successe durante una vacanza in Liguria dove i nostri genitori hanno una casa al mare, che utilizziamo tutti. In un giorno di pioggia, andarono a Genova ed entrarono in un cinema a luci rosse. Stavano seduti all’ultima fila, e Daniela era l’unica donna in sala; Luca la accarezzava e lei si eccitava, non solo per il film; ma anche perchè tutti gli uomini presenti la guardavano: si sentiva desiderata.
Dopo un po’ di tempo un signore si era seduto vicino a lei; Luca accorgendosi della presenza di quell’uomo che le sfiorava le cosce scoperte da una gonna corta; le disse: “Dai, lasciati andare”
Mentre i due uomini l’accarezzavano, lei sentiva le mani dello sconosciuto toccarla, penetrarla. Mi raccontò che venne quasi subito, che sentiva le dita degli uomini bagnate dai suoi umori, che era fradicia.
Luca le diceva cose dolci, ma anche volgari, il tipo, intanto, si era tirato fuori il cazzo che era molto grosso. Fu il marito a farglielo notare: “Guarda che cazzone, dai, succhia, fallo sborrare”
Lei lo prese in mano, e cominciò ad accarezzarlo .
Mentre raccontava questo, vedevo che si stava eccitando, ed io con lei.
Mi disse che l’uomo si alzò in piedi e andò dietro di loro, nel corridoio, sempre col cazzo che sporgeva dai pantaloni; si mise tra di loro, sembrava ancora più lungo e più grosso; era vicinissimo alla bocca di lei, ma anche a quella di lui.
Daniela, continuando il racconto, disse ancora: “Lo presi in bocca, fu Luca a prenderlo in mano e a spingere la mia testa verso quel cazzo, lo ingoiai, prima piano, e poi con la lingua leccavo tutto il membro fino alle palle; fu Luca a dirigere quel gioco tenendolo in mano, il tipo cominciò a scoparmi in bocca, io mi staccai, baciai Luca; che mi disse: “Dai, su… fallo sborrare”
Io lo ripresi in bocca, e sempre più a fondo, finché lo ingoiai tutto. Luca intanto mi diceva che mi amava e di fargli vedere quanto ero troia. Poi il tipo si sfilò, schizzandomi uno zampillo in faccia, e poi me lo rimise ancora in bocca ed io ingoiai tutto, leccandolo con avidità. Baciai Luca e gli dissi che lo amavo.
Intanto attorno a noi si stava radunando un gruppo di uomini che mi guardavano e continuavavano ad avvicinarsi; io mi preoccupai e dissi a Luca che volevo andare via.
Lasciammo la sala, e con noi uscì anche il tizio del pompino. Fuori ci presentammo, era un signore di 50 anni; di Genova; ci diede il suo numero di telefono, e disse: “Se volete rifare l’esperienza; io sono disponibile; sono riservato, vivo da solo”
Lo salutammo dicendogli che ci avremmo ripensato.
……………..
Daniela mi guardò con interesse, e disse: “Ehi sorellona! Sei ancora viva?”
“Sì… sì!”
“Dimmi un po’, ti ho eccitata? Io mi sono eccitata, è un ricordo che ho in testa, non lo dimenticherò mai!”
Le risposi:
“Si, mi sono eccitata anch’io! Non pensavo che foste così porci, e non pensavo che tu fossi tanto troia!”
Lei rispose: “Sorellona, questo è solo l’inizio, se ti raccontassi tutto, non so cosa penseresti di me e di Luca”
“Ma tu hai mai tradito Luca?”
Avvicinò il suo viso al mio e disse: “Guarda che io sono veramente una porca, non scandalizzarti; per me il cazzo è un bisogno, non c’è niente da fare, è più forte di me, mi basta poco per eccitarmi e quando sono eccitata, niente mi ferma. Come adesso… sono un lago. Se non ci fossi tu, quella banana sarebbe dentro la mia figa, non tra le tue mani”
“Non mi hai ancora risposto, hai mai tradito Luca?”
“Sì, tante volte. La prima volta con quel tipo del cinema; se ti può interessare te lo racconto”
………………
Daniela riprse dunque a raccontare “Luca non l’ha mai saputo. Sai che anche durante le ferie Luca ogni tanto va a controllare i cantieri. Il giorno dopo il cinema, il mattino dopo, Luca andò in cantiere, e non sarebbe tornato che il giorno successivo.
Io andai a fare una passeggiata, ed incontrai il signore del cinema, anzi penso che ci avesse seguiti la sera prima e sapeva dove trovarci; mi abbordò, mi convinse ad andare a cena con lui, e poi andammo a casa sua.
Mi fece godere come una troia, ma lui non era solo. Dopo avermi scopata, mentre io ero su di giri, mi fece impalare sul suo cazzone, e, mentre mi teneva saldamente, l’altro uomo si avvicinò, era sulla trentina. Mi scoparano per tutta la notte, mi riempirono con i loro seme, e mi sfondarono tutti i buchi; compreso il culo”
………………..
A quelle parole mi bloccai, l’unica frase che uscì dalla mia bocca fu: “Ti hanno anche inculata?”
Lei continuò a raccontare mentre io ero eccitatissima, e anche lei lo era.
Mi disse che l’avevano presa insieme, introducendo i loro cazzi in tutti i suoi buchi; che le avevano sborrato in bocca, nella figa, nel culo ed in faccia.
Mi spiegò, dietro una mia precisa richiesta, come alleviare i dolori della sodomia, e di come prepararsi, perché è difficile abituarsi.
Mi disse: “Vedi, per prima cosa noi donne la rifiutiamo poiché la riteniamo una cosa sporca. Allora è importante pulirsi, lavarsi anche internamente, magari con un clistere e dell’olio che aiuta ad ammorbidire lo sfintere, poi tutto è più facile di quanto possa sembrare. Io adoro quando mi leccano il culo, lo ammorbidiscono con la lingua bagnata di saliva, e poi mi scopano fino in fondo al mio culetto.”
Quando me ne andai, era quasi mezzanotte; ero surriscaldata, eccitata. Non resistetti, e mi masturbai ripensando ai racconti di mia sorella; avevo in mente tutti i dettagli, immaginavo mio cognato mentre puliva la figa di mia sorella piena della sborra di un altro, lui che succhiava il cazzo insieme a sua moglie.
Venni una volta, ma non ero sazia, volevo godere ancora. Presi una boccetta per lavande vaginali, e mi feci un clistere, feci questo per due o tre volte; aggiungendo dell’olio per il viso, per ammorbidire il buchetto dietro; il risultato era incredibile; mi entravano due dita dentro come se fosse burro, come se il mio culetto fosse diventato elastico. Riuscivo a stringere forte le dita dentro il culo, queste penetravano in profondità, i muscoli erano molto più forti, e più facilmente controllabili di quelli della mia figa.
Mi accorsi che spingendo dentro e fuori; facilitavo la penetrazione; come mi aveva detto Daniela.
Le dita erano diventate tre, e, oltre a penetrarmi, le ruotavo. Presi il flaconcino del bagnoschiuma, mi ricordava il cazzo di Andrea; lo infilai dentro, mi inculai con quello e raggiunsi nuovamente un orgasmo violento.
Il mattino dopo ero stravolta, non riuscivo ad alzarmi; seduta sul water mi toccai nuovamente l’ano che mi bruciava. Mi guardai con uno specchio: era increspato e rosso, ero preoccupata che si vedesse; che mi fossero rimasti i segni.
In ufficio ero a pezzi, apatica, dormivo.
Andrea mi chiamò, e mi disse che sarebbe arrivato all’aereoporto alle 18,10 e che sarebbe andato da Mario per il giovedì dei leoni. Gli raccomandai di non fare tardi, di non bere, e di non mangiare tanto…. Perché aveva un impegno con me;
Poi, per timore che mi sentisse Donatella, gli dissi piano, sottovoce: “Non ti sei svuotato vero?”
Rispose rassicurante: “No!... Vedrai che ti farò fare indigestione di sborra!”


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Published by ioprimo
4 years ago
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