Il diario di Alejack95, troia di Villagrande - I

Ciao, mi chiamo Alessandra Gia**u, ho 23 anni e sono una zoccola.

E' un termine forte, lo so, e di sicuro vi farà venire in mente l'immagine di una ragazza brutta, sguaiata, appariscente, ignorante e cresciuta in un ambiente di disagio sociale. Una zoccola, appunto.

Beh, niente di più lontano dalla realtà. Sono nata e cresciuta in una famiglia sana, di valori solidi ed economicamente agiata in un piccolo paese della provincia di Nuoro, Villagrande Strisaili. Ho avuto un'infanzia felice, i miei non mi hanno mai fatto mancare niente, sebbene non mi abbiano mai straviziata, e ho seguito un percorso di studi regolare e con ottimi voti; attualmente frequento con risultati eccellenti l'Università di Sassari. Sono socievole, ho tante amicizie e partecipo ad attività di cooperazione sociale. Mi vesto e mi trucco con cura, senza mai eccedere, e ho maniere assolutamente garbate. Curo la mia igiene, amo la mia folta capigliatura riccia e a dire di molti ho un bel visino, con un malizioso neo sopra il labbro. Si può anche dire che sia sempre stata una ragazza timorata di Dio, frequentatrice regolare di chiesa e catechismo. Una ragazza modello, insomma.

Per questo sono certa che se qualcuno dei miei amici, anche fra i più cari, dovesse scoprire all'improvviso che cosa in realtà fantastico e desidero rimarrebbe a bocca aperta. Come se avere voglie da troia sia qualcosa di moralmente riprovevole o non compatibile con tutte le caratteristiche e le virtù che ho elencato qui sopra. Però non è che voglio essere ipocrita... questo aspetto mi eccita; l'idea di deludere o di scioccare le persone che mi sono vicine, che mi sono amiche o anche semplici conoscenti del paese, del vicinato, insomma tutti coloro che mi vedono in un certo modo stereotipato.

Immagino di andare in facoltà e incrociare un collega che mi saluta con un gran sorriso. Poi, dopo che passo oltre, si china verso l'amico e dice sottovoce "Bellina vero, sai chi è? E' quella tipa di cui circola un video su internet in cui si fa inculare e dice il suo nome, Alessandra Gia**u di Villagrande Strisaili" e l'amico commenta "Ho capito, pitticca sa bagassa"... beh, pensare questo genere di cose mi fa subito bagnare le mutandine e contorcermi dalla voglia sulla sedia.

Lo shock sarebbe ancora più grande nella comunità del mio paese; tutti mi conoscono in un certo modo, la ragazza pulita e dolce che ha sempre un sorriso per tutti. E anche io mi conoscevo così, fino a quell'estate, l'estate della quarta liceo. La mia famiglia possiede una casa sul lido di Cea, e fin dalla più tenera età è lì che abbiamo passato le estati. Io ho sempre amato quel tratto di costa, e ne conosco ogni minimo anfratto. Mi piace soprattutto la fine della stagione calda e i primi di ottobre, quando i turisti sono tornati alle loro vite abituali e noi ogliastrini ci sentiamo nuovamente padroni della spiaggia. In quel periodo non è solo la spiaggia a essere semideserta, ma anche la mia casa. Ci passavo tutti i weekend, quando la scuola è appena iniziata e i ritmi sono ancora molto blandi. In genere mi faceva compagnia qualche amica, quasi sempre Giada (ci conosciamo sin da bambine).

Quella volta però ero sola. Mi aveva accompagnato in auto mio fratello il sabato mattina, salvo sparire quasi subito con alcuni amici per poi fare ritorno di notte. Di pomeriggio, annoiandomi, decisi di farmi un giro e finii per piazzarmi all'estremità della spiaggia, là dove comincia una serie di calette rocciose che arriva fino ai golfetti di Orrì. Dopo una nuotata mi sdraiai su una piattaforma di pietra e mi appisolai senza accorgermene. Quando mi svegliai il sole era basso sull'orizzonte, la spiaggia era semideserta. Decisi di trattenermi ancora un po' e mentre mi godevo gli ultimi raggi di sole, avvolta dal rumore liquido dello sciabordio sulle rocce, all'improvviso mi parve di sentire un suono estraneo. Mi drizzai a sedere e tesi le orecchie; non era un chiaro rumore distinguibile, che potessi isolare in mezzo agli altri rumori ambientali... era piuttosto qualcosa che cambiava un panorama sonoro altrimenti familiare. Senza ragionare raccolsi la borsa e l'asciugamano, premetti il reggiseno sul petto e salii velocemente l'erta terrosa sovrastante gli scogli. Qualche metro più su conoscevo un piccolo spiazzo circondato dai cespugli e dai fichi d'india, dove mi sarei potuta nascondere agevolmente.

Mi appiattii il più possibile dietro una macchia di lentischio e guardai giù, quasi trattenendo il respiro. Poco dopo fecero capolino tre figure, due uomini e una donna. Camminavano bilanciandosi sulle pietre, cercando di tenersi in equilibrio e scambiavano qualche parola ridacchiando di tanto in tanto. Catturai qualche parola in un inglese scolaresco e anche qualche parola inequivocabilmente in tedesco. I tre si fermarono proprio nel tratto in cui avevo sostato io. Mi venne un brivido; il mio telo è molto sottile, chissà se il mio corpo bagnato aveva lasciato un'impronta visibile ai loro occhi? Condizionata da quel pensiero mi parve che uno di loro indicasse proprio la pietra e il fatto che l'altro sollevasse la testa per guardare in giro mi sembrò una conferma. La donna si sfilò prima la maglietta, mostrando due grossi seni abbronzati, e poi gli shorts in denim; sotto non aveva niente. Il mio cuore cominciò a battere, o forse già batteva prima per la rapida arrampicata e il timore di essere scoperta. Anche uno degli uomini, quello più alto, si spogliò con naturalezza rimanendo presto nudo con solo un paio di occhiali da sole sportivi. Non potei non notare le dimensioni del suo pene; era grosso e con uno scroto grande e pendulo. L'altro uomo si sfilò solo la maglietta, mostrando un torace villoso e un corpo tonico. Poi si chinò ed estrasse da una sacca un cavalletto e una macchina fotografica. Li montò insieme e cominciò palesemente a cercare un posto adatto su cui posizionarli. I secondi passavano e si cominciò a delineare un quadro nella mia mente; l'uomo alto dai capelli castano chiari e la donna erano tedeschi. Nudisti, probabilmente, a giudicare dall'abbronzatura uniforme su ogni parte del corpo. Sapevo che fuori stagione in quel tratto di costa si praticava il nudismo, e tra ragazze ci si scherzava sempre, ma non mi era mai capitato prima di esserne testimone. Il terzo uomo poteva essere uno del posto, anche se non l'avevo mai visto prima. Di sicuro non era un naturista, perché quando ebbe finalmente poggiato il treppiede ed ebbe sfilato i pantaloncini, mostrò un vistoso segno pallido che contrastava enormemente col color bruno diffuso sul resto del corpo. Il suo pene era di dimensioni normali, la sua età, orientativamente attorno ai quaranta. Si rivolse ai compagni prima mostrandogli il segno del pollice in su, poi, dai gesti, si capiva che stessero discutendo dell'inquadratura, indicando ora il sole e ora l'orologio da cui dedussi che stavano cercando di capire quanto tempo avessero prima che il sole fosse nascosto dalle colline.

La donna intanto, dopo essersi raccolti i capelli all'indietro e averli legati con un elastico, prese in mano il pene di quello che avevo pensato essere Tedesco (suo marito?) come se fosse la cosa più naturale del mondo e iniziò a masturbarlo dolcemente. Il mio cuore mi sobbalzò in gola, come se presentissi quello che sarebbe successo subito dopo e che in effetti si verificò; l'altro uomo si avvicinò con il sesso semieretto e la donna prese in mano anche lui. Riusciva a muovere entrambe le mani senza strattoni, ogni tanto diceva qualcosa e gli altri due ridevano. Poi, dopo un tempo che non saprei definire, si inginocchiò sull'asciugamano e chiuse la bocca attorno al membro del suo (forse) marito. Avvampai. Confesso che non era la prima volta che vedevo una scena di sesso orale; un paio di volte, durante l'ultimo anno, avevo ceduto alla curiosità di guardare su Internet. Ma quella era una cosa completamente diversa. Mi guardai intorno, per valutare come potessi filarmela alla chetichella. Volendo c'era uno stretto passaggio fra i cespugli; mi sarei graffiata un po' ma non ero di certo bloccata lì, avrei potuto voltare le spalle e tornare a casa onde evitare eventuali situazioni imbarazzanti. Mi inginocchiai, pronta a sgattaiolare e mi voltai di nuovo per guardare i tre. In quel momento, non so perché, capii che in realtà non volevo assolutamente andare via. Guardavo quella donna con un misto di ammirazione e invidia per la naturalezza con cui alternava i due membri in bocca. Mi sentii la gola secca, tanto da non riuscire quasi a deglutire. Provavo una sensazione di tepore fra le gambe, quella sensazione che ho quando la mutandina del costume bagnato inizia a scaldarsi a contatto con la pelle. Ma questa volta non era così; non avevo bisogno di toccarmi fra le gambe per capire che mi stavo eccitando.

Avevo ancora tutto in mano; la borsa, il telo e il reggiseno. Senza staccare gli occhi, poggiai tutto per terra e stesi sotto di me il telo alla bell'e meglio. Ogni volta che la donna passava da un uomo all'altro, potevo vedere le loro erezioni sempre più vigorose. Il sesso del Tedesco, forse per via delle dimensioni, stava a mezz'asta mentre l'altro uomo (che ormai identificavo come "il locale") aveva un'erezione nerboruta e svettante. Non so dirvi a che punto avevo cominciato ad accarezzarmi le mutandine, ma quando me ne accorsi era ormai troppo tardi anche solo per pensare di volere smettere. Mentalmente incitavo il trio, come se potessi controllare le loro azioni... così quando la donna si mise a quattro zampe e il suo uomo si spostò dietro di lei, mi scoprii a pensare "dài, scopa la porca, daglielo tutto". Ormai ero coinvolta completamente... se ne avessi avuto il coraggio o l'incoscienza mi sarei alzata in piedi a li avrei chiamati, "please, let me fuck with you". Ma non sarebbe mai successo. L'uomo si inginocchiò dietro la donna e dopo avere armeggiato un po' fra le gambe le poggiò le mani sui fianchi e iniziò a muoversi ritmicamente. Il "locale" si posizionò davanti a lei avendo come premio quell'esperta bocca teutonica. Dico esperta perché niente nei gesti di lei tradiva la minima indecisione e passava con maestria da una tecnica all'altra; succhiava la punta, roteandovi poi sopra la lingua per poi cominciare un avanti e indietro regolare... interrompeva per prenderlo in mano e sbatterlo sulle labbra, ricominciando a infilarlo in bocca usando la mano poggiata sulle labbra come un prolungamento della bocca stessa. Dopo un paio di minuti i due si dettero il cambio; il "locale" si insinuò sotto di lei, che prese a cavalcarlo con vigore mentre il marito, dopo aver spostato la videocamera e dato un'occhiata per assicurarsi che nessuno si avvicinasse, comincio a menarselo e si avvicinò alla moglie, ma non verso la bocca, come pensavo, bensì di nuovo dietro.

Qualora ci fossero stati dubbi su quello che stava accadendo, gli abbondanti gemiti della donna mi chiarirono che i due uomini la stavano penetrando allo stesso tempo. Era una cosa sconvolgente a cui assistere. Ho sempre subito il fascino selvaggio della natura, che nella mia mente di adolescente inquieta si trasformava in un richiamo di intensa sensualità a cui però non avevo mai saputo dare una forma precisa. Quella volta invece successe proprio questo; i colori, i profumi e i rumori di quel caldo inizio di autunno si fusero insieme a quella scena di sesso così primitivo e bestiale, imprimendomi (ancora non lo sapevo) un marchio indelebile che mi avrebbe cambiato per sempre

Rimasi fino alla fine ma non riuscii a godere; il rischio di essere scoperta mi eccitava ma allo stesso tempo mi frenava. Li osservai fare i bagagli e incamminarsi verso la spiaggia in un fitto chiacchiericcio. Aspettai qualche minuto e poi mi incamminai anche io, mentre il crepuscolo trasformava il mare in una tavola grigia. Quando arrivai a casa mio fratello non era ancora tornato. Corsi a fare la doccia e mi accorsi solo allora che la lunga permanenza all'ombra mi aveva infreddolito. Il calore cominciò a sciogliere la tensione erotica che avevo accumulato... mi bastò afferrare il manicotto della doccia e dirigere il getto sulla mia fica poco più di un minuto per essere squassata dalle contrazioni di un intensissimo orgasmo.

Tornata in paese i giorni ricominciarono con il loro tran-tran. Per qualche tempo seppellii quell'esperienza dentro di me. Cercavo di pensare il meno possibile al sesso, o perlomeno cercavo di tenere lontano fantasie sfrenate come quelle che mi avevano provocato una violenta eccitazione mai provata prima. Per quasi tutta la quinta riuscii a restare concentrata ed ebbi ottimi voti, confermati all'esame di maturità. Nel frattempo mi ero fidanzata e avere un ragazzo mi aiutò molto... il bisogno di sesso che avevo sempre più di frequente riuscivo a smorzarlo con lui. Scoprii di amare il sesso orale, con una devozione che sconfinava nella sottomissione. Tuttavia col passare dei mesi, man mano che le mie voglie aumentavano di intensità, mi resi conto che il mio fidanzato non riusciva a prendermi con la fermezza di cui avevo bisogno. Era tenero e pieno di attenzioni; a lungo mi sono sentita anche in colpa per non sapermi accontentare... lui non faceva nulla di male, solo che l'appagamento che provavo non era completo. Non lo avevo ancora ben chiaro in mente ma avevo bisogno di un uomo che mi prendesse e mi rivoltasse a suo piacimento come un giocattolo, fottendomi brutalmente e insultandomi, un uomo che mi lasciasse sfatta sul letto tanto da non farmi più pensare al cazzo per qualche giorno.

Avere questa consapevolezza della propria sessualità a 18 anni è una dannazione. La nostra relazione non arrivò alla primavera del primo anno di università, non fui mai in grado di spiegargli il perché della rottura; non avevo il cuore di dirglielo e mi dicevo di essere una bagassa perché non si lascia un ragazzo per questo motivo. Ma così andò.

Ovviamente non potere più sfogarmi sul suo cazzo mi lasciò un vuoto dentro che cominciai a colmare cercando amicizie virtuali in rete. Mi iscrissi su diversi siti e usai diverse app, approdando infine su Xhamster. Il sito all'inizio mi fece una brutta impressione, ma non sapevo ancora di avere fatto il primo passo di un lungo percorso che dopo qualche anno mi avrebbe finalmente regalato la prima esperienza da autentica troia, come avevo sempre desiderato.

--- continua ---
Published by Gaikan
6 years ago
Comments
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ReedSibelius
ReedSibelius 5 years ago
Bel racconto...
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