Nonne Troie 2



Naturalmente un conto è promettere un altra è farla. Già al primo dopo pranzo avevo il cazzo bello duro e una gran voglia di fottere. Il fatto di sapere che Irene era lì a pochi metri con la passerona umida e le cosce spalancate non contribuiva certo a placare la mia voglia di sesso.
Ormai avevo talmente fatto l'abitudine alla chiavata pomeridiana che il mio uccello doveva essersi sincronizzato e si ergeva automaticamente reclamando la sua giusta sborrata in fica.
Eppure avevo promesso alla zia Lea di fare il bravo e tenerlo buono fino a sera. Che potevo fare?
Entrai in salotto. Come tutti i pomeriggi la zia era seduta sulla sua poltrona e faceva un sonnellino.
Iniziaia a fissarla. Le grosse tettone ballonzolavano sotto alla camicetta e potevo quasi vedere la durezza dei suoi capezzoli
eccitati che pulsavano domandando solo di essere succhiati.
La gonna grigia aveva un lungo spacco laterale e vedevo un abbondante porzione delle sue grandi cosce lussuriose nonché il reggicalze da porcona. Desideravo ardentemente palparla. Sentire la consistenza delle sue gambe, salire fino al pube, agguantarle la fica e infilarle due dita fino in fondo.
Ci pensai un attimo. In fondo non si era mai parlato di non toccarla... e anche leccare non era nei patti.
Quindi, se non tiravo fuori il cazzo poteva anche andar bene.
Si decisi e mi avvicinai.
Quandò aprì gli occhi risvegliandosi bruscamente avevo già il medio nella sua fregna e la sgrullavo a tutta forza sentendola bagnarsi ad ogni colpo. Ero bravo a fare i ditalini, me lo aveva insegnato la nonna.
“Allora?”.
“Ho visto la strada aperta e ho approfittato. Ti dispiace?”.
Pareva di no. Anzi dai sospiri era ovvio che quella vecchia maiala se ne stava venendo alla grande.
“Avevamo detto che fottevamo stanotte mi pare”.
“Ma zia farti un grilletto non è mica fottere”.
“Si ma adesso cosa vuoi fare? Col cazzo così duro pensi di resistere fino a stasera?”.
“Magari mi faccio una sega che dici?”.
Pareva arrabbiata. “Ormai. Per forza mica vuoi stare così tutto il giorno. Dai su sbottona la patta che te lo meno”.
Non me lo feci ripetre due volte.
La mano della zia me lo afferrò secco iniziando a dare lunghi colpi fino ai coglioni. Faceva quasi male ma era stupenda,mente eccitante tanto che a un certo punto non resistetti più e spingendomi in avanti provai a passarglielo vicino al viso... “Ciuccia zia dai”.
“Maiale avevamo detto stasera”.
“Ma dai che problema ti fai lo vedi che tanto mi resta sempre duro no?”.
“Non per quello che avevo in mente io”.
Smisi di masturbarla e lei smise di segarmelo.
“Spiegati?”.
“Ma niente dai era solo un'idea”.
“Cosa zia. Dai spiegamelo che le tue idee mi piacciono davvero”.
Restia me lo confessò. “Volevo fare un 69. Un 69 con ingoio”.
“Bhe puoi farlo cosa te lo impedisce”.
“Bel cazzone della zia non ti sei accorto che ad ogni sborrata ne spari di meno?”.
“Sarebbe a dire”
“Schizzi poco. Giusto qualche goccina come stamattina. E' normale visto quante volte la spari fuori”.
“Ovviamente non sono un geyser ho bisogno di ricaricare”.
“Appunto. E' questo che intendevo. Io stasera avrei voluto una doccia di sborra. Un litro buono giù per la gola....”.
“Come mai? Non ti è bastata la doccia di ieri sera”.
“La volevo bere... Berla tutta. E tu non hai nemmeno idea di quanto io sia brava a farlo...”.
“Zia se mi dici così mi fermo subito”.
“Ma no ormai ce l'hai così duro. Quasi quasi...”.
“Anche io quasi quasi... La fica è sempre meglio della mano no?”.
Sorrise. Si divaricò un po' e sollevata del tutto la gonna mi mostrò la vulva pelosa e bagnata. “Infila dai”.
Mi chinai sulle ginocchia e presi la mira. Con un colpo le fui dentro. Era davvero rovente.
Lei vide quanta foga ci mettevo e mi accarezzò la testa sussurrandomi “Pompa pompa bello della zia”.
“Si zia ti sfondo... Ti sfondo tutta”.
“Si aprimi dai. Fammelo uscire dalla bocca”.
“Si zia... si troiona” sussurrai ma quasi subito mi bloccai capendo di avere forse esagerato. “Ti da fastidio se ti chiamo troia?”.
Lei fece un sorrisetto malizioso “Quando scopiamo puoi chiamarmi come vuoi basta che pompi”.
Così lesto ripresi a fotterla anche con più foga di prima “Si bella tettona maiala, si vacca, si troia...” Il cazzo mi si indurì ancora di più. Lei lo sentiva e se la godeva venendo a sua volta con lunghi rivoli di sbroda che mi colavano sul cazzo.
Stavo quasi per arrivare anche io al dunque quando ancora una volta le chiesi “Esco?”.
“Esci esci mica vuoi ingravidare la zietta”.
“Perchè? Con 60 anni pensi di poterlo fare ancora?”.
“Non si sa mai. Mi sono già fatta tre aborti da giovane e non vorrei tu fossi il quarto...”.
“Cazzo zia tre aborti?”.
Intanto continuavo a spingere.
“Con tre cazzi diversi... La zietta sai era un po allegra capisci”.
“Capisco e constato di persona vecchia porcona...” ed eccitato dai suoi racconti velocemente lo tirai fuori in fretta “Comincia a berti questa se ti va” dissi velocemente.
E lei obbedì.
Ingoiò fino all'ultima goccia come se fosse la cosa più buona del mondo mentre con una mano mi massaggiava i coglioni per spingermi fuori più succo possibile.
Era vero ci sapeva davvero fare.... Quando finimmo ero seriamente svuotato di tutto lo sperma che avevo in corpo.
L'uccello mi si ammosciò paurosamente, per qualche ora sarei stato tranquillo.

Andammo a lavarci e ci rivestimmo. Ormai il suo sonnellino era finito e tanto valeva metterci a fare qualcosa per passare il tempo. A scanso di equivoci la zia prese da un cassetto un paio di mutandoni bianchi che non avevano proprio nulla di interessante e me li sventolò sotto al naso. “Ora me le metto e non le levo fino ad ora di andare a letto capito...”.
Capivo... Era il suo modo per dirmi che oggi non avremmo fottuto più.
A me che mi ero appena sfogato poteva anche andar bene peccato che per infilarsi quei mutandoni lei avesse (non so quanto volutamente) sollevato la gonna mostrandomi in tutto il suo splendore la ficona pelosa.
Bastò vederla per eccitarmi ancora.
“Magari se bevo tanta acqua stasera sparo lo stesso...”.
“Non so. Magari pisci e basta chi lo sà”.
“Proviamo. Fammi bere un paio di bottiglie d'acqua e stasera vediamo”.
“Prova” sorrise e mi porse la prima che iniziai a bere a canna lentamente mentre lei mi fissava sempre più divertita.
“Da quanto sai che mi fotto la nonna?”.
“Da quando ti ha sverginato perchè lo chiedi?”.
“Per sapere...”.
“La tua zietta sa sempre tutto. So che ti scopi la nonna, che ti facevi un mare di seghe spiandomi sotto la gonna e so anche che ti piace infilarlo nel culo. Ma non hai ancora capito bell'uccellone della zia che la Irene mi ha raccontato tutto”.
“No?”.
“Si. Si. Da quando si è accorta di come la guardavi sotto alla gonna mi ha chiesto cosa doveva fare”.
“E tu le hai detto...”.
“Le ho detto che se le andava che fottesse pure tanto prima o poi dovevi pur infilarlo no. Tanto valeva approfittare”.
“Tu invece hai esitato...”.
“Lo so. Purtroppo non ero certa che ti interessasse. Vedevo che guardavi la nonna con gran voglia ma io sono tua zia e non sapevo se”.
“E quando l'hai capito. E' stato quando te l'ho appoggiato sul culo vero”.
Lei ridacchiò “No no, molto prima”.
“Prima quando?”.
“La certezza? Quella l'ho avuta quella volta che mi hai vista nuda in bagno”.
“Ma se sono uscito....”.
“Certo sei uscito ma quando ho finito di lavarmi e sono venuta fuori dal bagno ho capito subito che ti eri fatto una sega”.
“L'hai capito?”.
“Dall'odore sborrone della zia. L'odore è inconfondibile quando ne hai bevuti a litri. Ogni volta che ti sei fatto una pugnetta in questa casa io lo sapevo”.
“E cosa pensavi?”.
“Pensavo che avevi sempre le mani sul cazzo allora tanto valeva lasciarti fottere almeno non te lo consumavi da solo”.
“E lo hai detto alla nonna? E lei porca ci è stata”.
“Io e la nonna sai abbiamo un rapporto speciale”.
“Quanto speciale?” chiesi.
“Mettila così: quando in giro non ci sono cazzi anche una bella lingua calda nella figa ti fa sempre piacere....”.
A quel punto mi esplose il cazzo. Senza ritegno me lo tirai fuori e iniziai a farmi una sega.
“Ancora?”.
“Zia l'idea che la nonna te la leccava è troppo per non fare almeno una sborratina”.
“Allora perchè aspettare? Cosa ti consumi la mano a fare. Vai di la e fottila no?”.
“Davvero posso? Vado e mi fotto la nonna con la tua benedizione”.
Non stavo nella pelle. Mi spogliai nudo. Il cazzo era di granito.
“Perchè non ci vieni anche tu zia”.
Lei mi si avvicinò e mi prese il cazzo con forza dandomi un paio di colpi “Piano piano ragazzino. Un conto è chiavare la zia un altro è farle fare le orge...”.
“Ma zia era solo un idea”.
“Idea sbagliata piccolo mio. Ma tu vai pure fottiti quella gran mignotta in fica e culo... Tanto le piace”.
“E a te zia? A te piace nel culo?”.
“Nel culo piace a tutti”.
“Vorrei tanto fartelo provare”.
“Una cosa alla volta. Una cosa alla volta....” disse lei e, mentre uscivo per andare a fottere la nonna vidi che la zia si infilava una mano sotto alla gonna...
La porca si faceva un ditale...
Un'altra volta.
Erano quasi le quattro del pomeriggio. La nonna aveva già finito il sonnellino ed era in piedi accanto al lavandino intenta a lavare un paio di piatti.
“E i vestiti?” chiese notando che ero tutto nudo.
“Li ho lasciati alla zia”.
“Alla zia chissà cosa ha detto”.
“Da ieri sono cambiate tante cose nonna. Ma te lo spiego dopo ok. Adesso chinati che non resisto più.
Ubbidiente Irene si inarcò sul lavandino. Io sollevai la gonna ed era già bella nuda, pronta e calda.
Con la cappella rovente glielo misi dritto nel culo.
Le calze di nylon chiare, il reggicalze rendevano tutto ancora più eccitante. Strizzavo quelle chiappone burrose e il cazzo mi si gonfiava a tutta forza.
“Aia. Neanche una bagnata nella ciornia gli dai?”.
“Ma dai che tanto sei larga quanto basta”.
“Se intendi che me lo hai sfondato è vero”.
“Allora tanto vale no. Su stai ferma che ti sborro in culo dai”.
E così feci consapevole che la nonna era solo la gran puttana che leccava la patata a zia Lea e che se lo faceva sfondare senza pensarci due volte.
Svuotatole il cazzo nel culo glielo porsi perchè lo leccasse per benino completando il suo lavoro.
“Lecca troia lecca....”.
Lei si fermò a fissarmi “Come hai detto scusa?”.
“Ti ho chiamato troia”.
“Ma....”.
“La zia mi ha detto tutto. Anzi è stata lei a mandarli con la raccomandazione di aprirti il culo”.
“Che puttana!” sbuffò e alzatasi in piedi corse in bagno seriamente incollerita.
Io le andai dietro.
La vecchia sedette sul water e senza attendere oltre spalanco la fica eruttando un lungo getto di piscio caldissimo. Evidentemente tutto quel fottere l'aveva solleticata parecchio.
Io a guardar la fica che pisciava me lo ritrovai duro.
Ancora!
Senza perder tempo feci un passo in avanti e glielo porsi dritto di fronte alla bocca. Ma lei tenne la bocca chiusa “Fattelo succhiare da quella troia di tua zia” borbottò.
“Nonna ma che hai? Me lo hai sempre succhiato di gusto?”.
“Si ma non mi va che mi chiami troia”.
“Scusa tanto. Era solo per dire. In fondo troia lo sei parecchio no? E poi chiamo così anche la zia”.
“Chiami tua zia troia?”.
“E puttana.... La chiamo così e intanto la fotto”.
“Anche dietro?”.
“Ci stiamo arrivando un po alla volta”.
“Ma bravo.... Allora è meglio che ti dica una cosa carino”.
“Cosa? -insistevo io col cazzo che pulsava di eccitata curiosità- Dimmi, dimmi pure tutte le porcate della mia zia troia.
“Alla zia piace fare il maschio”.
“Sarebbe?”.
“Si ficca un cazzo di plastica fra le gambe e fa il maschio no” borbottò lei.
“E tu fai la femmina?”.
“Appunto”.
“Non vedo quale sia il problema”.
“Che mentre mi monta e mi incula mi chiama troia, puttana e anche bagascia e a volte mi prende a schiaffi sul culo”.
“Quindi?”.
“Tua zia è una sadica. Una sadica e una perversa... e io sono davvero la sua puttana”.
“Lo sei?”.
“Le ho leccato la fica dopo che aveva pisciato, me lo sono lasciato infilare ovunque e quasi ogni giorno le faccio un servizietto...”.
“Servizietto?”.
“Con la lingua.... Nella fica capisci”.
“Ogni giorno?”.
“Si. Appena alzate vado di la mi metto a quattro zampe e la faccio venire...”.
“E poi lei fa venire te?”.
“No. Io faccio col dito. Lei è il maschio della coppia capisci”.
“E tu la femmina. Ok mi sta bene. Solo che ora oltre a farti fottere dalla Lea ti fai fottere anche da me. Va bene no?”.
“A me si. Sei tu che devi stare attento”.
“Attento a cosa?”.
“A non diventare tu la femmina della zia”.
“Cioè tu pensi che...”.
“Si. Penso che la zia voglia fare il maschio. Quindi attento al tuo culo”.
“Casomai è lei che deve stare attenta al suo”.
“Già. Mi piacerebbe vederla mentre la inculi”.
“Potrebbe anche succedere. Se giochiamo bene le nostre carte”.
“Sarebbe a dire?”.
Ora ti spiego. Ma tu apri le chiappe che tutto questo parlare di fica mi ha arrapato...”.
“Nel culo?”.
“Si. Nel culo. Ancora e ancora. Devo allenarmi se vuoi che sfondi quello della zia.
In meno di un secondo era già in posizione china sul lavandino. “Allenati. Allenati pure” mormorava mentre si sgrilletava ferocemente con due dita e io le sfondavo il buco del culo a tutto spiano.
Quella sera mi appartai con zia Lea come aveva promesso.
Sapendo quanto certi particolari contano si presentò con un body di pizzi nero senza coppe che esaltava i suoi grossi seni, calze nere a rete e tacchi a spillo.
Sotto ovviamente non si era messa le mutande e si copriva solo con una sorta di baby doll fumè.
Una vera troia.
“Non ti ho mai vista vestita così” dissi notando che aveva anche abbondato col rossetto e il trucco sugli occhi.
“Ci sono sempre stata attenta. Adesso però che non abbiamo segreti ti farò vedere piano piano tutto il guardaroba segreto se vuoi”.
“E me lo domandi” le dissi mostrandole quanto il cazzo mi era venuto duro solo a pensarci.
Ci mettemmo sul letto tranquilli e senza fretta.
La zia prese a succhiarmelo piano piano mentre io giocavo coi suoi grossi tettoni.
La scavalcai e misi sul suo grosso pancione infilando la testa dritta fra le sue gambe.
Lei continuava a succhiarlo divinamente.
Ci sapeva fare la zia. Lappava la cappella, mi passava la lingua su e giù lungo tutta l'asta e non si faceva problemi a leccarmi fra le palle e anche più in giù dove la stimolazione era davvero completa.
Io con la bocca aperta facevo del mio meglio per succhiare ogni angolo della sua vecchia fica rovente che diventava sempre più umida mano a mano che la vecchia troia mi veniva sulla lingua.
Quando poi la gran vaccona senza più ritegno presa da uno slancio iniziò a passarmi la lingua sul buco del culo persi del tutto il controllo come se il mio cazzo non fosse mai stato così duro.
Tolsi la testa dalla sua gnocca “Oddio zia fammelo infilare che non resisto più”.
“Si bello dello zia infilamelo tutto, fammi una lavanda vaginale di sborra” mi incitò lei.
Le montai sopra, afferrai una tettona per mano mungendogliele bene bene e lasciai che l'uccello la impalasse.
“Oddio che uccello” sospirò la zia sopraffatta dalla durezza e dalla dimensione della mia asta.
Era larga certo ma il mio cazzo era davvero una trave.
Venne quasi subito mugulando il suo piacere e io che me la godevo a impalarla con lunghi colpi di cazzo sempre più profondi le sussurrai “Sei venuta di nuovo porcona”.
“O si, sono la tua porcona, la tua zia porcona. Sbattimi, sfondami fammi tutto”.
“Si Lea ti riempio oddio ti riempio tutta di sborra”.
Non ce la facevo più.
Le scaricai in fica una secchiellata di sborra e mi adagiai sulle sue tettone godendomi l'orgasmo.
“Oddio zia che chiavata”.
“E siamo appena all'inizio” sorrise lei carezzandomi dolcemente la testa
“Adesso che sei ben lubrificato vuoi provarci?” mi chiese la zia.
“Provare cosa?”.
“Il mio culo. Non è quello che desideri?” ammiccò la vecchia troia.
Non me lo feci dire due volte “O si gran porcona. Si che voglio infilartelo nelle chiappone. Dai girati troia girati”.
Ma lei sorprendendomi ancora una volta si limitò a scivolare in avanti, sollevò il bacino piegando le ginocchia e me lo mise di fronte.
“Voglio vederti in faccia mentre mi godi nel culo” disse.
Si era un ottima idea così anche io avrei potuto farlo fissando la sua faccia da vacca e le sue tettazze gonfie.
Lo piazzai fra le grosse natiche senza ritegno e con due colpi di anche presi a pomparglielo dentro.
“Ecco Lea lo senti, lo senti vecchia puttana”.
“Oddio, mi sfondi, mi sfondi”.
“Si ti apro tutta”. Un centimetro alla volta il mio grosso cazzo si perdeva dentro quella fottuta troia insaziabile.
Mi stavo vendicando per i lunghi anni di seghe in cui lei fingendosi la santa zia che non era mi aveva sempre vietato il piacere del suo corpo. Troia puttana che non era altro costringermi alla masturbazione per non che scoprissi quanto lei e sua sorella erano porche. Ma ora era tutto finito. Ora guidavo io il gioco e le avrei impalate come e quando volevo, in ogni modo che ritenessi opportuno.
Mi presi tempo costringendo il mio cazzo a non sborrare e dopo mezz'ora ero ancora lì a muoverglielo su e giù per il culo. Certo con la trave che avevo doveva fargli un bel male ma la vecchia puttana non si lamentava, anzi, pareva sarebbe rimasta a farselo infilare tutta la notte.
Quando decisi che ne avevo abbastanza fuori albeggiava.
Mi ero chiavato e inculato mia zia tutta la notte.
Soddisfatto estrassi la mia asta durissima, gliela poggiai sulle labbra e le sussurrai “Lea sborro....”.
Lei si limitò a fare un beato “slurp” con la lingua.
Famelica aprì la bocca, ingoiò la mia cappella e bevve fino all'ultima goccia.
Esausto le crollai accanto appena ebbe finito di ciucciarmi il cazzo bene bene. Le misi una mano sulla tettona, la testa sulla panciona grassa e l'altra mano fra i pelazzi della gnocca.
Beato di quel ben di dio presi finalmente sonno.
Al mattino dopo, anche se poi in realtà era quasi mezzogiorno, nonna Irene venne a svegliarmi con un vassoio su cui reggeva cappuccino, due brioche e una banana.
Io mi reclinai un po' sul letto e solo allora mi resi conto che la nonna indossava solo un bustino nero senza coppe e le calze di nylon trasparenti
Era tutto uno spettacolo. Le sue grosse tettone ciondolavano all'aria e la sua gattona grigetta ma pelosa era libera da ogni costrizione e mi ammiccava pronta per essere sfondata ancora.
Bevvi il cappuccino e già avevo il cazzo duro.
Nessun problema, la nonna era lì apposta. Appena resasi conto che le lenzuola si erano sollevate sotto alla spinta del mio uccello duro scostò le coperte e senza indugi mi poggiò la faccia sul cazzo a bocca spalancata.
Iniziò a spompinarmi per bene.
“O nonna, ma che bello fare colazione così” mormorai mentre già il suo risucchio mi stava innescando una bella sborrata.
Le feci tutto in bocca ma anziché saziarmi la cosa mi irretì ancora di più e così mentre lei finiva di pulirmi la cappella con la lingua le mie mani erano già fra le sue cosce a masturbarle la ficona umida.
La troiona non aspettava altro. Si mise a pecora sul letto, mi porse il deretano e mi lasciò fare i miei comodi.
Presi a montarla con soddisfazione mentre sentivo la sua fica che si umettava tutta sotto ai colpi decisi del mio cazzo.
Se la spassava la vecchia, se la spassava davvero.
Io ancora non l'avevo capito ma la nonnina oltre ad essere una gran vacca era addirittura multiorgasmica.
Così mentre io mi soddisfavo le insane voglie lei se ne veniva placidamente 8-9 dieci di fila, un lago dietro l'altro.
Cambiai buco e la inculai pronto a sborrarle nel deretano quando entrò mia zia Lea e ci sorprese.
Indossava un camicetta di pizzo nera trasparentissima e collant velati neri sotto cui non c'era altro.
Ai piedi aveva dei sandaletti dorati con un bel tacco.
“Bel vestito zia”.
“Avevi detto che volevi vedere il guardaroba no?”.
“Certo certo” annuì continuando a dare colpi nel culo di mia nonna che belava di piacere.
La zia si avvicinò come se volesse studiare meglio la situazione ed io eccitato dalla sua ammirazione ripresi a pompare forte nel culo di sua sorella.
Quando fui abbastanza vicina le presi i seni in mano e mi allungai per succhiarle i capezzoli duri sempre senza smettere di sodomizzare mia nonna Irene che intanto si era sporta fra le gambe di zia Lea e aveva iniziato a leccarla fra le gambe solleticandola col collan.
Un bel gioco di sensi. Io che inculavo mia nonna che la leccava a mia zia che si faceva succhiare le zinne da me.
Era la prima volta che vedevo le due sorelle farlo insieme e compresi subito che fra le due c''era una grossa complicità sessuale.
Sborrai nel culo a mia nonna e andammo in bagno a lavarci. Io feci la doccia e la nonna si sciacquò il culo nel bidet.
Zia Lea, come nulla fosse si sedette sulla tazza e si mise a pisciare.
“Zia lo sai che vederla che piscia me lo fa venire più duro”.
“O nipotino bello calmati un po' dai. Adesso facciamo una pausa che ho anche preparato un bel pranzetto. Mangiamo tutti assieme e poi verso ora di merenda...” ammiccò.
“Tutte e due assieme” proposi fissando mia nonna.
“Mi pare ovvio” annuì la zia.
A quel punto notai che solo all'idea mia nonna anziché lavarsi il culo si stava sgrillettando ben bene sul bider.
“ti ho fatto un bel pranzetto pieno di vitamine così avrai più forza” disse la zia.
“Speriamo mi basti per tapparvi bocca e culo a tutte e due” dissi.
“Sono certa che non ci deluderai” annuì Lea certa del fatto suo.
E così finalmente quel pomeriggio le chiavai assieme.
Mia nonna e mia pro zia in un colpo solo.
Sapendo della mia adorazione per gli intimi sexy dall'armadio erano saltati fuori dei body tutti pizzi aperti nei punti giusti, calze di nylon a rete, scarpe rosse col tacco vertiginoso.
Sembravano due vere puttane e non facevano nulla per dimostrare il contrario.
Le loro lingue incollate assieme sul mio cazzo me lo facevano irrigidire come acciaio.
Non c'era più ritegno, non c'era più censura.
Ficcai l'uccello in bocca ad Irene e invitai Lea a leccarmi il buco del culo per farmelo diventare più duro.
“Succhia troia succhia” le sussurravo.
E lei obbediva senza neanche provare a dir no.
Le presi il culo mentre le sgrilletavo la fica.
Le venni fra le chiappe e appena estratto il cazzo sporco di umori lo ficcai in bocca alla zia per farmelo lappare.
La nostra chiavata durava ore e nessuno voleva smettere.
La zia aveva un buco del culo sfondato come un cratere.
La vulva della nonna era rossa a forza di sfregarle il cazzo in mezzo.
La sborra era partita in ogni direzione.
Le due vecchie ne erano ricoperte ovunque ma non parevano lagnarsene.
Erano le mie puttane totali.
Da quel giorno iniziammo anche a stabilire qualche regola.
Innanzitutto l'obbligo di indossare sempre calze autoreggenti o eventualmente collant velati questo per tenermi sempre il cazzo in tiro.
Secondo il divieto assoluto delle mutande.
Volevo sempre sapere che appena scostata la gonna avrei potuto afferrare le loro vulve pelose dove e come mi piaceva.
Terza cosa la colazione. Dovevano portarmela a letto a turno. Nude. Una talla di latte e due banane (avevo bisogno di energia per chiavarle).
“Il cannolo poi ve lo do io” aggiunsi esplicando come mi piaceva fare colazione.
Loro non avevano nulla in contrario, anzi tutto pareva eccitarle.
Eravamo davvero un bel trio di porci e le sorprese erano solo all'inizio.
Era un pomeriggio estivo e ce ne stavamo tranquilli a chiavare in salotto.
Mia nonna Irene, 65 anni, 90 kili con due belle tettone gonfie se ne stava in piedi chinata sul tavolo.
Si era appena fatta fare la tinta ed i suoi capelli grigi risplendevano di un biondo platino sgargiante.
Anche la fica era stata tinta di biondo e la cosa aveva un che di perverso ed eccitante che mi faceva stantuffare ancor più forte.
Indossava solo le calze nere autoreggenti che mi arrapavano come un toro e ci davo di brutto stringendo i suoi grossi fianchi e schiaffeggiandole di tanto in tanto il sederone burroso.
Lei contenta si lasciava montare mugugnando di piacere ogni volta che infilavo il mio cazzo da cavallo fra le sue cosce e, multiorgasmica per natura, se ne veniva soddisfatta.
La sua fica era un lago, il mio cazzo acciaio puro.
Era il momento giusto.
Sfilai il cazzo e con un rapido colpo glielo infilai con un unico colpo tra le chiappe.
Il buco era bello aperto. Non era la prima volta che la inculavo.
Scivolai in un unica pompata dentro fino ai coglioni.
Sentii la nonna che mugugnava. Nonostante fosse sfondata il mio uccello nel culo era sempre qualcosa di notevole.
Uno, due e tre. Tre colpi secchi lunghi come il mio uccello ed ecco aprire la fontana.
Una fantastica sborrata nel suo culo.
Lo estrassi. Grondava sperma ed era ancora relativamente duro. Lei si voltò a fissarmi.
Ci abbracciammo. Le afferrai le tettone una per mano godendo la morbidezza di quelle grosse pere. Nonna mi prese il cazzo tra le dita. “Vuoi farne ancora una?” mi sussurrò sentendo quanto era duro.
“Magari un pompino” le proposi.
“Slurp” sorrise la nonna.
Sedette sulla sedia per essere all'altezza giusta e glielo poggiai sulle tettone.
Tirò fuori la lingua e iniziò piano a leccarmi la cappella. Un solletico stimolante e dolcissimo.
Avevo una mezza idea di infilarglielo ben bene fra le poppe e farmelo sbocchinare alla spagnola. Era una perfetta conclusione per quel pomeriggio. Mi stavo già insinuando tra i suoi seni quando.... DRIIIIIIN!.
Quel cazzo di campanello interruppe i nostri giochi.
La nonna s**ttò in piedi veloce. Afferrò un vestito lungo nero e se lo infilò in fretta dalla testa.
Veloce andò verso la finestra e si affacciò.
Sentii che salutava qualcuno e capii che era meglio vestirsi. Ormai in casa avevo preso l'abitudine di girare più o meno nudo per essere sempre pronto alla chiavata e infatti guardandomi in giro non trovai nulla da infilarmi addosso. Così presi in fretta la scala e salii in camera mentre sentivo che l'estraneo stava aprendo il cancello per entrare.
Presi un paio di jeans e una t-shirt e me li infilai anche se feci un po' di fatica perchè il cazzo mezzo spompinato e mezzo no reclamava che si terminasse il lavoro.
Lo pigiai con destrezza lungo la gamba. Mi restò un vistoso bozzo ma tanto valeva farsi dei problemi. Di certo si sarebbe sgonfiato da solo o al limite ci avrebbe pensato nonna non appena salutato l'inatteso ospite.
Chiunque fosse mi aveva rotto le uova nel paniere e già mi stava sul cazzo.
Quando scesi trovai la nonna seduta in poltrona e accanto a lei la vecchia signora Alma una sessantenne per nulla piacente con la faccia rugosa che non mi era mai stata simpatica.
Era molto amica di nonna e una volta passava da lei quasi tutti i giorni. Solo nell'ultimo periodo essendo nonna impegnata a sollazzarsi col mio cazzo le due si erano un po' perse di vista.
Salutai educato ma freddo e mi sedetti nella poltrona di fronte alla signora Alma sperando che non ne avesse per molto. Il mio uccello non si era per nulla smosciato e aspettava solo di saltar fuori dai jeans per terminare il suo lavoro. Ero così teso che solo a fissare la nonna già me la immaginavo col mio cazzo fra le poppe.
Poi, a farci caso, a fissarla bene, notai anche che il suo vestito si stava bagnando.
Certo era seduto e normalmente non si sarebbe visto ma io che la fissavo dritto fra le cosce notai subito tutto e capii.
Molto semplicemente stava perdendo sborra.
La mia sborra.
Quella che le avevo sparato ad alta pressione su per il culo e che adesso stava cercando una via d'uscita.
Anche lei doveva essersene accorta e pur fingendo indifferenza cominciai a vederla agitata.
Avesse almeno avuto le mutande la cosa si sarebbe fermata ma ormai nonna (per farmi felice) le mutande non le metteva più.
Quando il rivolo di sborra cominciò a inumidirle le calze s**ttò in piedi. Con uno s**tto degno di un centometrista s**ttò lesta verso il bagno “Scusate ma devo proprio andare” e tenendosi una mano sul fianco per nascondere la colata sparì lasciandomi solo con la vecchia antipatica signora Alma.

“Allora Paul sei contento di vivere con la nonna e la zia?”.
“Contentissimo” annuii.
“Due donne a prendersi cura di te, a viziarti...”.
“A segarmi....” risi io a mezza voce.
“Come?” non aveva capito era un po' sorda.
“Saziarmi. A saziarmi dicevo”.
“E si certo. Tua zia poi è una gran cuoca”.
“Esperta in culi all'aria” risi.
“Culi...?” sbiancò lei.
“Culinaria. L'arte di cucinare” rettificai.
“E hai la tua cameretta per dormire?”.
Avrei voluto dirle “No, di solito dormo vicino a quella che ho impalato per ultima” ma non lo dissi.
“E ce l'hai la ragazza?” mi chiese.
“No, nulla di serio. Ho un paio di amiche per chiavar... giocare intendo”.
“Già” annuì lei senza togliermi gli occhi di dosso.
A quel punto abbassai lo sguardo e capiii che mi fissava il bozzo sotto ai jeans.
Non provai imbarazzo. Che guardasse pure la vecchia ciabatta. Era colpa sua se me lo dovevo tenere duro nei pantaloni. Anzi se continuava a rompere i coglioni pensai... “Me lo tiro fuori e le piscio addosso...”.

In quel momento, sorprendendomi, la signora Alma afferrò il lembo della gonna che le arrivava appena sopra al ginocchio e con uno s**tto secco se la sollevò completamente. “Ecco qua mi si è sganciata un altra volta la calza”.
In effetti uno dei gancetti del bustino che sosteneva le calze di nylon nere era davvero sganciato.
Impressionante ed eccitante.
Non solo perchè aveva davvero delle belle gambe che enfatizzate dal nylon nero sembravano ancora più sexy ma soprattutto perchè fra le gambe non c'era nulla.
Avrei pensato a qualche vecchio paio di mutandoni o peggio invece niente di niente.
Wow!
Anzi miao! La gattona nera e pelosa era lì tutta da guardare.
Fossi stato timido avrei girato la testa dall'altra parte ma io non lo ero affatto e continuai a fissarle la gnocca.

Nonostante avesse già riagganciato la calza la gonna era ancora sollevata e aveva addirittura allargato ben bene le gambe. A giudicare dalla faccia pensavo che fra le gambe avesse un ciuffo di muffa invece era davvero una bella sorca.
Mi avvicinai in piedi davanti a lei e mi fissò.
Lei mi passò una mano sui jeans “E' un fazzoletto appallottolato o.....”.
“Giudica tu” le dissi e senza indugi slacciai il bottone dei jeans.
Ero così in tensione che mi calarono lungo le gambe e l'uccello si tese dritto davanti a lei.
“Ommadonna ma è una trave!”.
“Bhe che aspetti allora impalati”.
“Lo sai che sono dieci anni che non ne prendo uno... Uno vero intendo”.
E brava la porcona avevamo il vibratore a casa pensai.
Le misi una mano sulla testa carezzando i suoi capelli spugnosi tinti le tenni ferma appena la testa e il mio uccello prese a sfiorargli la bocca.
Mi fissò con gli occhi languidi “Infilamelo...”.
“Calma, calma... Dagli almeno un bacino prima” e così dicendo glielo feci scivolare in bocca.
Erano passati solo dieci minuti quando tornò mia nonna.
Alma con indosso solo il bustino nero e le calze se ne stava sdraiata sul divano. Aveva le gambe tese verso l'alto spalancate a V e io nudo sopra di lei.
Il mio cazzo, durissimo, stantuffava in quella fica insolitamente calda. Le mie mani avevano fatto uscire le sue tette gonfie e le strizzavano ben bene.
Instancabile le stavo sopra e pompavo a tutto spiano.
Voltai la testa fissai mia nonna e le sorrisi.
Alma a sua volta la guardò e arrossì. Forse avrebbe voluto dire qualche parola di scusa ma era troppo presa dal godere.
Complice delle mie porcate sperai che la nonna mi lasciasse solo a chiavare Alma ma lei (porca) pensò bene di sfilarsi in un colpo solo l'abito nero ed eccotela in un solo attimo nuda con tettone e fica al vento.
“Irene ma....!” sbiancò Alma.
“Non preoccuparti lei me la chiavo già da sei mesi” dissi io con un piglio di vanteria.
“Oooo lo credo con un cazzo così”.
La nonna si mise in cima al divano. Alzò una gamba e la piazzò vicino alla spalla di Alma.
Capii cosa stava facendo e mi arrapai ancora di più pompando sempre più forte.
La fica della nonna era proprio sopra alla sua bocca.
Alma esitava. La nonna voleva che gliela leccasse. Io la incitai.
“Leccagliela. Tira fuori la lingua troia”.
“Si leccami la fica troia” ripetè la nonna.
Alma obbedì.
Presa dalla fica calda di mia nonna la vecchia maiala capì cosa volevo solo quando era impossibile tirarsi indietro.
La mia cappella le stava già sondando le chiappone grasse... Il varco si stava aprendo.
“Ma...” provò a protestare pur con la bocca colma dell'abbondante orgasmo di nonna.
“Tieni il fiato e allarga le chiappe” ridacchiò nonna Irene che se la godeva sia a farsela leccare sia a vedere l'amica sodomizzata ad arte.
Il cazzo iniziò ad entrare. Bella stretta la signora Alma che in culo non l'aveva mai preso.
Fece qualche gemito ma in fondo si capiva che se la stava godendo.
Ormai esperto con nonna e zia nell'arte di spalancare culoni flaccidi la penetrai piano piano finchè i coglioni non le furono a ridosso delle chiappe.
A quel punto iniziò la parte migliore. Muovendolo prima lento ma poi sempre più in fretta, standole sopra come un fantino presi a incularla con tutta la forza che avevo.
Sentivo il suo buco stretto dilatarsi e spalancarsi, le sue grosse chiappone burrose sbatacchiare in sincrono mentre la sfondavo a tutta forza.
Sborrai con un grido di soddisfazione.
Una appagante colata di lava bianca che le tappò il culo.
Lei gemeva, godeva... Nessun dolore, solo voglia di fare porcate, di essere presa e posseduta.
“Pensate un po', chi l'avrebbe detto che avrei dovuto aspettare di avere sessantanni per farmi una scopata come Dio comanda...”.
“E per farti sverginare il culetto” ammiccò mia nonna.

Dopo una doverosa doccia ci salutò e tornò a casa ma era ovvio che adesso sarebbe tornata a trovarci molto più spesso.
Era un pomeriggio tranquillo e mi stavo rilassando davanti alla tv. Ero nudo come ormai mi ero abituato a girare per casa e il mio cazzo discretamente duro.
Così quando vidi spuntare mia zia Lea dalla cucina fu un piacere immenso.
Indossava le calze nere autoreggenti come sempre e un body di seta nero che faceva un effetto fumè vedo-non vedo davvero esaltante.
“Ti piace? E' nuovo”.
Le mostrai con la mano come si era alzato dritto il cazzo “Ti basta come risposta”.
“Ummm effetto velluto” sorrise la zia sedendomi accanto.
“Effetto troia” dissi io e tanto per gradire presi a massaggiarle le tettone sotto alla seta.
Aveva voglia di cazzo come sempre e a me certo non dispiaceva darglielo tanto più così vestita.
Un attimo dopo si era già accucciata per bene tra le mie gambe e succhiava “O Lea che gran pompinara che sei” godevo io mentre lei si dava da fare.
Naturalmente la ricambiai subito dopo. Giù in apnea, fuori la lingua e via a consumarle la patatona. “Umm il mio leccafica preferito”.
“Perchè ne hai altri vaccona?”.
“O bhe la nonna....”.
“Si la troia e poi... Dai zia dimmi chi te la lecca...”.
“Ma come siamo curiosoni oggi”.
“Dai zia che mi viene duro solo a pensarci” e per dimostrarglielo tolsi la faccia dalle sue coscie e mi misi su di lei iniziando a guidare il cazzo nella sua sorca umida.
“Oooo gonfio molto gonfio”.
“Dai dimmi delle altre. Fammi qualche nome”.
“Bhe ci sono nostra cugina Mary te la ricordi?”.
Ebbi un sussulto e lei lo recepì perchè fece un gemito “Quella vecchia zitella acida? Te la lecca? Pensavo fosse frigida”.
“No solo casta. Mantiene il voto di celibato ma... Insomma la lingua non è mica un cazzo”.
“Direi di no” risi io che ormai eccitato avevo iniziato ad accellerare il ritmo della pompata.
Mi aggrappai alle sue tettone gonfie e lei ebbe il suo primo orgasmo.
“Maaaaaaa.... riucciaaaaaaaaa” ululò.
“Come scusa?”.
“La signora Mariuccia la conosci no?”.
“Si belle tette si nota subito”.
“Te la lecca?”.
“Poverina è vedova inconsolabile da cinque anni bisogna pur darle una mano... Poi sai ho un debito con lei”.
“Che debito zia?”.
“Ventanni fa mi sono fatta sua marito. Me lo sono fatto spesso a dirla tutta”.
“E lei lo sa?”.
“Certo che lo sa era con noi”.
“E brava troia che sei ti facevi fottere dal marito e leccare dalla moglie... Vaccaaaaaaa” dissi ed eccitato al pensiero di quelle porcate sborrai.
Fu una bella chiavatina che lasciò un segno. L'idea che oltre alla zia ci fossero in giro nelle vicinanze almeno un paio di altre tardone porcellone non potè che arraparmi perchè era ovvio che se avevano tanta voglia di avere la lingua di mia zia nelle fica ancora di più avrebbero gradito il mio grosso cazzo.

Così quando qualche giorno dopo mi trovai di fronte la signora Mariuccia fu subito chiaro che la stavo guardando con occhi diversi. Era bruna, grossi occhi verdi molto belli anche se il resto del viso mascherava male i suoi 60 e passa anni. Nonostante ciò aveva due bei tettoni che dondolavano sotto la maglia e due belle gambe inguantate da calze nere molto velate.
Venne fuori che siccome Mariuccia non aveva la macchina la zia si era offerta di accompagnarla al cimitero con la sua per cambiare i fiori al defunto marito.
“Posso portarla io” mi offrii.
Mariuccia restò a fissarmi perplessa e anche mia zia Lea mi studiò un secondo riflettendo sulla cosa. Dal suo sguardo ero certo che avesse capito a cosa miravo. Infatti allungò sul tavolo le chiavi della sua Mini.
“Si bravi andate voi che io oggi non stò molto bene”.
Mariuccia non fece commenti e mi seguì obbediente.
“La mia auto è già fuori” disse ad alta voce mentre prendevo le chiavi. Poi sottovoce mi sussurrò ad un orecchio “Non voglio sborra sui sedili capito”.
Io le strizzai l'occhio.

In auto facemmo due parole e io tanto per sondare un po' il terreno le dissi “Povera zia ha mal di schiena. Sempre china a fare lavoretti...”.
“Lavoretti?” annuì lei.
“Ma si i soliti lavoretti di casa... scopare capisci”.
“Lavare, stirare, far da mangiare” aggiunse lei.
“E scopare” ripetei in tono ancor più malizioso.
“Per fortuna tu le dai una mano”.
“Ovvio. Se scopi in due viene molto meglio...”.
“Già” ridacchiò lei.
“E tu scopi a casa?”.
“Si, come tutti” arrossì lei.
“Bhe di pende. C'è chi scopa poco, chi scopa tanto... Noi per esempio tanto”.
“Si infatti la casa della zia è sempre linda” ammise lei.
“Già” feci l'cchiolino io.

Arrivammo al cimitero e venne fuori che il loculo del marito era in alto sulla terza fila quindi pensai io a procurarle la scala.
Mi offrii anche di salire al suo posto ma Mariuccia rifiutò dicendomi che era un lavoro che preferiva fare da sola.
Così le tenni la scala.
Naturalmente la tentazione di sbirciarle sotto la gonna appena salì fu incontenibile.
Appena potei vedere belle le coscie con disappunto notai che indossava un collant. Peccato, peccato davvero che non fossero delle belle autoreggenti che lasciassero libero l'occhio di scrutarle le mutande in libertà.
Ciò non di meno continuai a fissare.
Ora era proprio sopra di me e.... wow.
Certo era collant ma erano velatissimi e vedevo tutto.
Proprio tutto visto che di mutande non v'era traccia.
Così mi godetti la patatona pelosa appena nascosta dal nylon una visione maestosa ed eccitante. Forse per la prima volta valutai che una troia in calze autoreggenti era fantastica anche in collant aveva un suo perchè.
Scese coi fiori secchi e io nell'aiutarla a mettere il piede a terra non potei fare a meno di strusciarmi ben bene sulla sua gonna. Ora siccome avevo un palo duro fra le gambe...
Sentii il suo sospiro. Glielo avevo poggiato e l'aveva sentito.
Salì una seconda volta e di nuovo le afferrai i fianchi per aiutarla a salire. Stavolta non solo le stavo col cazzo appoggiato al fianco ma una mano scivolò e le accarezzòp ben bene una coscia.
Godetti un secondo spettacolo della sua fica pelosa, stavolta devo dire anche più lungo del primo tanto da farmi pensare che lo facesse apposta e quando scese la cinsi completamente.
Cazzo poggiato vicino al culo e mani sulle tettone.
Gliele spremetti bene bene e le feci fare un sospiro di soddisfazione...
Avevamo finito? No.
“Bisogna ancora mettere l'acqua fresca nel vaso” mi disse e porgendomi la bottiglia mi fece capire che era compito mio.
Così salii la scala. Un paio di gradini e la sentii. Mariuccia mi aveva messo una mano sulla patta. Un gesto rapido e veloce ma davvero intenso.
Una carezza per saggiare la durezza e la dimensione del mio attrezzo.
Salii la scala, cambiai l'acqua e non potei fare a meno di fissare la foto del defunto marito “Scusa ma mi sa tanto che oggi ti chiavo la moglie -pensai- bhe tu d'altra parte mi hai trombato la zia”.
Scesi la scala. Lei non aspettava occasione migliore.
Glielo leggevo negli occhi.
Arrivai al penultimo gradino e la sua mano mi bloccò.
Prima che avessi il tempo di dire qualunque cosa mi aveva già sbottonato la patta.
Il mio uccello ovvio non aspettava di meglio che esplodere in tutta la sua durezza ed enormità.
“Dio mio ma è enorme”.
“Ti piace?”.
“E' così... o mamma mia che asta” era tutta un bollore. Si gettò a bocca aperta sul mio cazzo con una tale voglia che quasi mi fece male mentre lo inghiottiva.
Lasciai che me lo spompinasse per bene mentre la mia mano si stava allungando sotto alla sua maglia. Le afferrai una tettona e giocai un po' coi suoi grossi capezzoli. Erano belli duri. Era pronta.
Senza che smettesse di ciucciarmi l'uccello le sfilai la maglia e feci sbocciar fuori le grosse poppe dal reggiseno. L'idea che da un momento all'altro chiunque poteva arrivare e vedere questa vacca mezza nuda mi eccitava ancor di più.
Scesi del tutto dalla scala, la feci chinare in avanti appoggiata ad un piolo e le calai la gonna.
Come aveva intravvisto prima una fica pelosa sotto al collant era davvero sexy.
Così decisi di non toglierlo ma mi limitai a fare un piccolo strappo che allargai finchè non fu sufficiente per infilarci l'uccello.
“Tromb” fece la sua fica mentre si apriva ai miei colpi. Era da così tanto che non ne prendeva uno vero che pareva quasi di fottere una vergine.
Poi certo il calibro del mio attrezzo aveva la sua importanza.
Due colpi e già Mariuccia era venuta. “Godooooo godo” strepitava cercando di tenere la voce bassa per non fare eco in quel luogo.
Io ovvio ero appena all'inizio e pur conscio che bisognava fare una cosa veloce dovetti farmi un bel venti minuti dentro e fuori a quella vecchia gnocca pelosa prima di farmi una soddisfacente sborrata.
Lei venne così tante volte che persi il conto. Non potevo certo biasimarla povera vecchia... Aveva 5 anni di arretrati da riscuotere.

Appena tornato a casa mi tolsi i vestiti e la zia capì subito che avevo chiavato. “Mi hai mica sborrato nella macchina?” chiese subito.
“No tranquilla abbiamo fatto nel cimitero”.
“Nel cimitero?”.
“Già” sorrisi io e iniziai a raccontarle tutti i dettagli.
Così siccome la storia la stava eccitando e siccome a me solo a pensarci tornò duro e siccome Lea aveva addosso solo le calze a rete e un bustino nero che non nascondeva nulla...
La cosa più naturale fu farci una bella chiavata sul divano... l'ennesima.
All'inizio la cosa, lo ammetto, mi dette solo fastidio. Quella mattina ero dovuto uscire presto per lavoro senza farmi la mia solita sveltina mattutina con nonna o zia e già ne sentivo la mancanza. In più mentre facevo colazione al tavolo accanto al mio c'era una porcona cinquantenne con una faccia da succhiacazzi incredibile nonché tacchi a spillo e calze a rete. Una mini gonna così corta da sembrare una battona. Me la ero studiata ben bene ripromettendomi di approfondire l'amicizia ma poi ero dovuto mio malgrado tornare al lavoro.
Così ero arrivato a casa con una voglia di fottere quadruplicata rispetto al solito e non vedevo l'ora di andare a letto con nonna o zia o entrambe insieme...
Invece delusione totale. Non solo le due erano completamente vestite (cosa che di solito non facevano lasciando in mostra culi, tette e fighe che erano un piacere da guardare) ma c'era anche una guastafeste.
Era la signora Vittoria, una vecchia amica di nonna.
E vecchia era proprio la parola giusta visto che aveva 72 anni.
Ormai avevo preso l'usanza di studiare ogni donna dal punto di vista sessuale e nonostante tutto anche lei non fece eccezzioni.
Capelli completamente bianchi, faccia rugosa... Filiforme, magrissima con tutto nascosto da un lungo vestito azzurro a fiorellini che le arrivava fino alle ginocchia.
Calze di nylon, avrei detto 40 denari e ciabattone ai piedi.
Che dire di eccitante di lei... Nulla a parte che un buco da qualche parte lo aveva.
Per di più era mezza sorda e bisognava urlare per farsi sentire e lei urlava per essere sentita.
Con disappunto appresi che mia zia era fuori e sarebbe tornata tardi. Un guaio dietro l'altro visto che mentre la nonna se la chiacchierava con Vittoria nulla mi avrebbe vietato di salire di sopra con la zia...
Invece niente.
E così restai lì a guardare la vecchia settantenne e a guardare mia nonna con la voglia di saltarle addosso.
Parlavano di cazzate, di nulla, del tempo, delle grane del paese... Le solite stupidaggini. Presi un giornale e lo lessi per far passare il tempo e ignorarle.
Poi però una frase destò la mia attenzione. “...mi hanno regalato ste mutandine che ti giuro sono oscene”.
Qualcuno aveva regalato a una di settantanni delle mutande.
“non nascondono un bel niente, non so neanche come facciano a metterle”.
Interessante anzi mi sarebbe piaciuto vederle queste mutande.
“Guarda che roba” esclamò Vittoria.
Già guardiamo pensai pronto a godermi la vecchia che si alzava la gonna. Invece altra delusione. Aprì la borsetta che teneva al fianco e ne estrasse uno straccetto nero che porse alla nonna.
Irene lo prese e lo aprì ben bene. Erano mini slip. Davanti avevano una parte in seta che poco copriva ad altezza fica e dietro una stoffa così sottile che difficilmente avrebbe contenuto tutte le chiappe.
Chi poteva regalare delle mutande così a una settantenne mi chiesi.
Mia nonna continuò a passarsele tra le mani e di certo non le sfuggì con quanto interesse le stavo fissando così di botto disse “Fammele un po' provare”.
“Non so se ti vanno bene hai il culo più grosso di me” disse Vittoria che non era certo un esempio di finezza.
“Culo sfondato” dissi io.
“Come?” mi chiese la sorda che aveva sentito ma non aveva capito.
“Dico chi te lo ha dato. Chi ti ha dato delle mutande così”.
“Ho un genero che le vende. Dice che sono modelli vecchi e me ne ha portato uno s**tolone. Uno s**tolone di mutande e uno di calze”.
“Da troia anche le calze?” ammiccai.
“Come!” domandò.
“Dicevo se anche le calze sono belle?”.
“Tutte così” disse la vecchia e senza tanto girarci attorno sollevò un lebo del vestito scoprendosi una gamba. Erano autoreggenti trasparenti 40 denari, bellissime... E, mi resi conto, anche la sua gamba e la sua coscia non erano mica male.
La nonna intanto si chinò, infilò un piede nella mutandina, poi l'altro e poi se le tirò su facendole sparire sotto la gonna. Non so se Vittoria se ne era resa conto ma Irene prima era senza mutande.
Sollevò la gonna lasciando che vedessimo la sua vita. “Non sono brutte” disse.
Erano così strette che dietro aveva le chiappe fuori e quasi le vedevo il buco del culo, davanti la seta rimarcava il pelo della sua fica. Le calze nere autoreggenti completano il quadro.
“Ti piace?” mi chiese.
“Me lo fai venire duro nonna” risposi.
“Cosa?” chiese Vittoria che di nuovo non aveva sentito.
“Dico che sono strette sul culo”.
“Si infatti è quel che dico. Così strette sul culo non servono a niente tanto vale che una non se le mette no?”.
“Che così si fa anche prima a chiavarla” dissi.
“Cosa?!”.
“Dico che senza mutande prendi troppa aria”.
“Si, un po' d'aria...” ammise la sorda.
Nonna intanto si era ritolta le mutande per restituirle ma nel farlo fu molto meno pudica di quando le aveva indossate così sollevò bene la gonna e stavolta vedemmo tutti la sua fica pelosa in primo piano mentre gli slip calavano lungo i fianchi.
Me li porse. Subito mi accorsi che li aveva inumiditi.
Anche la nonna doveva avere una voglia di fottere, era tutta bagnata e aveva segnato gli slip.
Le portai al viso e le odorai. Non c'era dubbio era sbroda della nonna. Ne avevo leccata così tanta che ormai era inconfondibile.
Proprio mentre odoravo sentii lo sguardo di Vittoria posarsi su di me.
Avevo chiuso gli occhi per odorare le mutande e quando li riaprii mi fissava sorridente. “Vuoi annusare anche le mie?” mi chiese.
Il bello è che non solo me lo stava chiedendo... le aveva già in mano pronte all'uso. Un cosino rosa a fiorellini bianchi che presi senza tanti problemi.
Lo annusai sotto i suoi occhi e...
ormai ero un esperto quella era sbroda.
La vecchia ciabatta aveva colato di voglia nelle mutande.
Preso dai sensi mi aprii la patta e tirai fuori il cazzo. Mi ci passai sopra le mutandine come nulla fosse e sorrisi.
“E' davvero un cazzo gigante” disse la vecchia.
“Te l'ho detto” annuì la nonna.
La porcona quindi si era vantata delle nostre chiavate.
A questo punto non c'era più motivo di essere delicati e così glielo chiesi “Dimmi ma tu lo prendi ancora vecchia ciabattona?”.
Stavolta non ebbe bisogno che ripetessi. “Guarda qua e giudica un pò” disse e sollevò la gonna.
Una passerona cicciotta con la peluria folta ma completamente bianca. Sembrava un bocciolo di rosa, solo un po' invecchiato.
A quel punto iniziò a spogliarsi del tutto. Due belle tettine, capezzoli duri, cellulite e rughe su tutto il corpo ma un bel culetto stretto e sodo.
La nonna intanto che di certo non si tirava indietro iniziò a spogliarsi.
Vittoria mi venne vicino, mi afferrò l'asta saggiandone la durezza e mi fece un sorriso. Senza tanti complimenti si chinò, allargò bene le gambe e mi saltò in braccio.
Il mio uccello duro la penetrò con un colpo secco dritto fino ai coglioni.
“Ooooo ma che cazzone. Dentro sembra anche più lungo. Oooo che voglia di cazzo che avevo...”.
“Si troia goditelo tutto puttana” sussurrai.
“Ti piace la mia fica? Ti piaccio vero”.
“Si puttana. Fattela sfondare. Fammi sborrare su quella pelazza bianca”.
E così feci...
Preso dalla voglia mentre mia nonna si sgrillettava in allegria godendosi lo spettacolo presi a fottere la vecchia a tutto spiano.
Tre sborrate senza sosta una dietro l'altra.
Alla fine ero un lago di sudore ma la vecchia ciabatta aveva la mia sborra ovunque.
Mancava solo un posto forse.
Nonostante la stanchezza la mia ossessione per il sesso anale ebbe il sopravvento e me lo ritrovai duro mentre glielo piazzavo tra le chiappe.
“Oi ma cosa fai?”.
“Zitta che te lo svergino troia”.
“aia, aia è troppo grosso... Non passa mica”.
“Passa, passa vaccona tieni il fiato e vedrai che entra”.
E così fu... Mentre lei cacciava un urlo supersonico la mia cappella gonfia le fracassava l'anello di carne. Le chiappe cellulitiche si spalancavano, il mio cazzo iniziava a sondarle l'ano.
Fece un altro paio d'urla di dolore ma poi fu dentro abbastanza per iniziare a farla godere.
C'erano voluti 70 anni ma finalmente anche Vittoria aveva avuto il suo primo orgasmo anale.
Lieto di averglielo provocato mi presi la soddisfazione di riempirle il culo di sborra.. Fantastico!
Oltre ad essere una gran scopatrice un pregio di mia zia Lea stava nel saper essere sempre porca.
Sapeva bene quanto la monotonia può deteriorare la voglia di sesso e non perdeva occasione per proporre nuove ed eccitanti esperienze.
Così un pomeriggio me la trovai di fronte in collant.
Le avevo raccontato nei dettagli la scopata con l'amica Mariuccia e forse mi ero dilungato su quanto fosse stato diverso chiavare una donna coi collant addosso e lei subito ne aveva fatto tesoro.
Cosi eccotela la mia bruna preferita con le grosse tettone al vento, la panciotta grassa che dondolava e un collant nero velato che anziché nascondere la peluria della fica ne sottolineava la bellezza.
Le sue belle gambe lunghe guantate dal nylon pronte per essere leccate.
Mi bastò guardarla camminare con quella tenuta che già avevo un siluro pronto all'uso.
Ma non bastava. La mia zia troia faceva sempre le cose in grande stile. Così eccoti spuntare la nonna. Bionda, cicciotta, con le sue tettone dondolanti e... il collant.
Naturalmente sotto la porca non indossava mutande e questo rendeva il tutto ancor più arrapante.
Le due troie si avvicinano una all'altra e si baciano sul collo palpandosi a vicenda le tettone gonfie.
Lo spettacolo di queste due vacche è impagabile e il mio uccello diventa un missile che non posso fare a meno di segare piano piano.
Le loro fiche sembravano ancor più belle sotto a quel velo di nylon. Così sensuale, così eccitante. Le due porche per nulla intimorite si leccavano a vicenda con lunghe lappate lente assaporandosi i seni, i capezzoli e il collo.
Si sedettero accanto a me una per lato, con le loro tette molli e gonfie appoggiate sul mio corpo eccitandomi oltre misura.
La zia chinò la testa in avanti e me lo prese in bocca. Vorace come sempre mi dava sapienti colpi di lingua sulla cappella e al contempo mi palpava piano piano i coglioni gonfi.
Senza fiato lasciò il posto alla nonna. Una maestra di pompe.
Si gusta quel cazzo come fosse il frutto più prelibato che abbia mai assaggiato.
“Dai succhia vacca succhialo” incita mia zia che quando vede la nonna sottomessa al mio cazzo non resiste ad insultarla come una cagna.
Zia Lea si sdraia e inarca le gambe al vento offrendomi la sua ciospa pelosa. “Dai prendimi, sfondami il collant con quel cazzo infuocato”.
In realtà lo faccio con i denti. Senza smettere di godermi il pompino di nonna passo la lingua fra le cosce della zia lecco il nylon e lo consumo inumidendolo un po' finchè non comincio a mordere per aprire il varco.
Mordo un po' di nylon ma anche un po' di fica perchè la zia fa un guaito. Dolore solo in apparenza perchè subito dopo mi mette una mano sulla testa e mi spinge a insinuarmi sempre più a fondo.
Strappo in nylon. La sua fica è pronta. Si è goduta la mordicchiata la vecchia maiala ed ora vuole che la sfondi.
Sfilo il cazzo dalla bocca di nonna Irene e la impalo a tutta forza.
“Tieni troia, godi vecchia puttana, ti sfondo, te lo faccio uscire dalla bocca” e pompo a tutto spiano.
Intanto la nonna si alza in piedi, mi si mette di fronte e si strappa da sola il collant per offrirmi la sua fica. Solo allora noto che non è più grigiastra ma biondissima.
Senza smettere di pompare nella fica di mia zia chiedo “Ma nonna che cazzo hai fatto?”.
“Non ti piace me la sono tinta. Bionda come venti anni fa”.
“Solo le puttane si tingono la sorca” le faccio notare.
“Infatti tua nonna è una vera puttana. La nostra puttana” gongola mia zia sotto ai colpi del mio cazzo.
Soddisfatta la zia che viene con un urlo che fa rimbombare i muri “Aaaaaaaaaaaa!” dedico il mio uccello alla fica platinata della nonna dove approfitto per scaricare un po' di sborra.
Poi torno alla zia che si è già messa a pecorina e offre le chiappone larghe al mio uccello sempre in tiro. Un paio di minuti nel culo della zia, un paio in quelli della nonna e così via finchè non mi viene un altro schizzo sulle loro schiene.
Terminato il tutto le due vacche si sfilano i collant ormai strappati e li usano come salviette per ripulirsi e ripulirmi. Ora sono completamente umidi del mio sperma e apparentemente da buttare.
Invece quella troia di mia zia ha l'idea perfetta. Se li rimette e fa fare lo stesso alla nonna.
E così conciate col mio sperma su tutte le gambe si mettono tranquillamente a preparare la cena mentre le loro tettone ondeggiano a destra e a manca e le loro pance grasse ciondolano eccitanti.
Risultato... Un altra chiavata sul tavolo già apparecchiato.
Una goduria.

Curioso chiedo alla nonna “Ma te la sei tinta da sola?”.
“No questa vaccona è andata dalla parrucchiera” ride la zia.
“Ma dai sei andata dalla parrucchiera a farti colorare la fica e lei?”.
“Lei niente, non è mica la prima” spiega la zia.
“Ma dai” mi stupisco io.
“La Ornella non si fa questi problemi -spiega la nonna- si tinge anche la sua se vuoi saperlo”.
“E tu nonna come fai a saperlo?”.
“Lo sa perchè gliel'ha leccata” la punzecchia la zia.
“Se io gliel'ho leccata tu che hai fatto porca” s**tta lei attaccando Lea.
La zia mi strizza l'occhio.
E' chiaro che ci ha lesbicato bene bene.
Solo all'idea mi si rizza di nuovo il cazzo.
“Allora mi sa tanto che questa Ornella me la dovete proprio far conoscere”.
La zia annuisce “Domani la chiamo per farti tagliare i capelli. E poi ti accompagno io”.
“Ok perfetto. Adesso però bisogna proprio fare qualcosa perchè la trave solo a sentire certi discorsi...”
“Nessun problema” dice mia zia e mi si siede in braccio lasciandoselo scivolare dentro in un sol colpo....
“Lea ma è sempre caldissima lo sai...”.
“E il tuo cazzo è sempre così duro” ansima lei iniziando a pompare.
“E poi la troia sono io” commenta mia nonna fingendosi offesa ma in realtà se la stà menando con le dita come una pazza.
Published by Batman_112
8 years ago
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Zazapipe 8 years ago
bella fantasia...ho letto fino a quando la tua troia di nonna ando a pisciare un gettone d'oro. magari fosse vero...continuo dopo...magari =[]
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