Io e Lorenzo
Sabrina percorreva tutti i giorni Viale Monza per recarsi al lavoro.
Uscita dalla metropolitana, camminava con passo veloce sul largo
marciapiede, fiancheggiato da negozi, botteghe e supermercati.
Incrociava ogni giorno lo sguardo di centinaia di milanesi
indaffarati, di stranieri che cercano un senso alla loro emigrazione,
di persone ricche e povere, ognuno con i suoi problemi, le sue
speranze, i suoi amori. Alcuni barboni sostavano ai bordi di questo
mondo poliedrico, ignorati da più. Spesso erano persone anziane,
sfatte, curvate dalla vita e dal disinteresse. Eppure alcuni di essi
erano giovani, gettati sulla strada dalle proprie sfortune economiche
o amorose. In particolare sostava ad un crocicchio un uomo abbastanza
giovane, con una dignità che dimostrava una recente vita abbiente.
Leggeva giornali e riviste raccattate dalla raccolta differenziata,
denotando una rara conoscenza culturale.
Uscita dal lavoro per la pausa pranzo, Sabrina si accostò all'uomo.
Con sua sorpresa vide che stava leggendo un giornale inglese. Allungò
una mano verso di lui, con una moneta tra le dita. L'uomo alzò lo
sguardo. Uno sguardo pieno di vita ed ottimismo. Sabrina rimase
folgorata e turbata.
- Grazie. Questa mattina non avevo ancora mangiato nulla. Così posso
prendermi una brioche in qualche bar.
- Di niente - replicò Sabrina - avrai freddo, seduto qui per terra.
- Di notte è dura, ma di giorno il sole riscalda il corpo ed il cuore,
e ci ricorda che dopo ogni periodo scuro, c'è un periodo di luce e
calore.
- Vedo che sei ottimista. La tua posizione però dice tutto il
contrario. I tuoi vestiti sporchi, le mani annerite dallo smog, il
volto segnato dal grigiume della metropoli. Aspetta: vado in quel bar
e ti compro un panino ed una bottiglia d'acqua.
Sabrina ritornò presto con un paio di panini, e disse all'uomo:
- C'è un piccolo parco qui vicino. Ti va di mangiare insieme?
- Non mangio in compagnia da parecchio tempo. È un'emozione molto
forte. Ne sarei felice.
- Come ti chiami? Io sono Sabrina.
- Io Lorenzo. Piacere.
Giunsero al parco. Mangiarono in silenzio. Lorenzo era proprio
affamato. Piangeva. Si sentiva ancora un uomo. Sabrina ebbe una grande
compassione. Gli disse:
- Devo recarmi al lavoro, ma alle sei passo di nuovo all'incrocio.
Spero di rivederti.
Lorenzo non rispose. Si allontanò lentamente e prima di uscire dai
cancelli del giardino, si volse e vide Sabrina seduta sulla panchina
che lo stava osservando. Si sorrisero.
La giornata lavorativa trascorse velocemente, tra colleghi noiosi.
Persone prive di amore per la vita, che sopravvivevano stancamente.
Come potevano non accorgersi della fortuna che avevano? Una casa, un
lavoro, una famiglia, la tranquillità economica, bambini che
sorridevano, il calore di un letto, la certezza di un pasto. Sabrina
si accorse che lei stessa dava per scontate tutte queste cose.
Finito il lavoro, uscì di corsa. All'incrocio Lorenzo la aspettava.
Aveva dei fiori in mano, colti nel vicino parco. Sorrideva.
- Questi fiori sono per colei che ha avuto cosí tanta sensibilità da
darmi da mangiare e bere e da condividere un semplice pasto.
Sabrina ne fu colpita. Sentì un tuffo al cuore fortissimo.
- Vieni con me. Oggi ti laverò, ti farò mangiare, dormirai in lenzuola
profumate. Domani è lontano. Importa solo oggi.
Entrarono nell'appartamento di Sabrina. Lorenzo era impacciato. NOn
voleva sporcare. Si sentiva sporco ed inutile. Non era a suo agio in
una casa. Quanto tempo era passato. Sabrina gli si avvicinò. Gli tolse
il cappotto sporco, le magliette bucate e puzzolenti, le scarpe
rovinate, le calze bucate. Prese un sacco della spazzatura e buttò
tutto dentro.
- Questo è il bagno. Puoi continuare tu. C'è il mio accappatoio, i
miei saponi. Usali senza preoccupazione.
Ma Lorenzo non si muoveva. Aveva paura di questo cambiamento. Lo stare
per mesi al suo abituale incrocio l'aveva reso pauroso delle novità.
Una sorta di bozzolo protettivo. Sabtina se ne accorse:
- Vieni con me - gli disse sorridendo.
Lo prese per mano. Gli slacciò i jeans consumati, e gli tolse l'intimo
sporco. Buttò il sacco sul balcone. Prese per mano Lorenzo. Lo fece
sedere nel bagno. Iniziò a lavarlo con pazienza ed amore. Aveva un
corpo snello. Un poco di pancetta. Il pene piccolo faceva molta pena.
Chissà quanto si sentiva abbandonato, senza alcuna donna a baciarlo e
a succhiarlo. Lavò i capelli lunghi. Gli fece la barba usando il
rasoio con cui normalmente si depilava. Gli lavò i denti. Gli asciugò
il corpo. Tutto il lerciume rimase nell'acqua e finì nella fogna. Il
Lorenzo pulito era piacente. Aveva occhi marroni, ma dallo sguardo
intenso e carico di ottimismo. Cenarono. Lorenzo in accappatoio.
Sabrina in tuta.
- È stata la cena più bella della mia vita - disse Sabrina
- Perchè l'hai fatto?
- Forse per pietà, forse per compassione. Ma ora lo faccio per gioia.
Non c'è più pietà, nè compassione. C'è consapevolezza della gioia.
- Non lo merito - Disse amaramente Lorenzo
Sabrina si alzò, si avvicinò a Lorenzo. Lo baciò. Lentamente,
assaporando il gusto di un bacio diverso dagli altri. La mano
accarezzò il petto, scese fino al pene chiuso nell'accappatoio.
Lorenzo emise un gemito. Il pene sembrò risvegliarsi da un lungo
periodo buio. La mano di Sabrina impugnò il pene. Lo sentì crescere e
diventare duro. Iniziò a muovere la mano, masturbandolo lentamente,
mentre baciava le labbra di Lorenzo. Sentì il suo desiderio crescere.
Avrebbe voluto chinarsi e farsi penetrare selvaggiamente, ma cercò di
controllarsi. Lorenzo slacciò l'accappatoio e vide la mano di Sabrina
attorno al pene eretto. Era così eccitato che venne immediatamente.
Tanto sperma, liquido, caldo. Sabrina si chinò. Con la lingua ripulì
il corpo. Prese il pene, ormai molle e piccolo. Lo mise tutto nella
bocca. Iniziò a succhiarlo con avidità. La lingua girava attorno alla
cappella. Con la mano massaggiava i testicoli.
Il pene incominciò a gonfiarsi. Lorenzo era in estasi. Si alzò, fece
cadere l'accappatoio, liberò Sabrina dei vestiti. La fece sdraiare. Le
allargò le gambe e vi si sedette in mezzo. Prese a baciarle il sesso
che dopo brevissimo tempo era fradicio e pronto ad accogliere il pene
di Lorenzo. La lingua le accarezzava il clitoride, gonfio per
l'inaspettata gioia. Due dita la penetravano. Quanto era dolce
Sabrina. Quelle dita entravano ed uscivano dal suo sesso con estrema
facilità, bagnate di umore femminile. Lorenzo le muoveva con
impazienza, frizionando a dovere il clitoride e la parete superiore
della vagina. L'umore colava lungo le gambe, mentre Sabrina muoveva il
busto e lo inarcava riempita dal piacere dell'orgasmo e dal sapersi
posseduta da un tale amante.
Lorenzo si sdraiò su di lei. La penetrò con estrema facilità. Il
membro duro di lui riempì il sesso di lei, emettendo intimi rumorini.
Lorenzo iniziò a muoversi lentamente. Il suo pene allargava
ritmicamente il sesso, penetrandovi e sgusciandovi fuori. Tutto era
umido, tutto era caldo. Tutto era sesso. Il pene penetrava Sabrina, la
possedeva, la faceva di Lorenzo. I corpi attorcigliati si baciavano,
le bocche si baciavano, il pene ritmicamente dava piacere. Tutto era
perfetto.
Sabrina fece uscire il suo uomo. Lo fece sdraiare e vi si sedette
sopra. Lorenzo inarcò il busto e pose le mani sui seni, pizzicandone i
duri capezzoli. Sabrina lo cavalcava lentamente, sentendo il suo
membro andare su e giù dentro di lei. Si sentiva piena di Lorenzo.
Mise la mano sinistra sulla mano destra di Lorenzo, accompagnandola
nel palpeggio del suo seno. La mano destra invece prese l'altra mano
di Lorenzo e la fece mettere vicino al clitoride. Lorenzo iniziò ad
accarezzane il clitoride, mentre la mano di Sabrina a conchiglia lo
accompagnava nei gesti sublimi del piacere. Il pene penetrava le carni
della ragazza, che gemeva e si muoveva lentamente, per assaporare ogni
centimetro di quell'asta maschile.
Lorenzo si mosse e fece mettere Sabrina in ginocchio. La penetrò da
dietro, mentre le mani cercavano i capezzoli penduli. La penetrazione
si fece più veloce, più forte, più a****lesca, più selvaggia. Sabrina
emetteva gridolini di piacere continuo. Lorenzo colpiva con secche
ancate la ragazza, penetrandola con decisa mascolinità. Sabrina
allungò una mano e dal cassetto accanto al letto prese un
preservativo.
- Mettitelo - disse - penetrami l'ano e poi toglitelo e ripenetrami la
vagina. Ti scongiuro.
Lorenzo si mise davanti a Sabrina. Fu lei a calzargli il preservativo.
Si mise dietro. Fece accucciare Sabrina e le bagnò l'ano con i suoi
umori. Il pene spinse nel su lato B, mentre le mani affondavano le
unghie nella pelle del suo delicato culetto. La penetrò con forza.
Senza chiedere nulla, senza pensare a nulla. Sabrina si sentì piena
nel suo intimo. Il pene le violava le carni, allargandone gli
intestini ed il corpo. La penetrazione diventò poi lenta. Sabrina
sentiva ogni centimetro del pene muoversi nel suo canale. Forse non
era il pene più lungo del mondo, ma faceva la sua figura e Lorenzo lo
usava con fantasia e attenzione.
Uscì dall'ano, tolse il preservativo, e ripenetrò Sabrina dalla
vagina. Iniziò a muoversi con una certa velocità. Il pene si muoveva
colpendo la ragazza nella sua intimità. Sabrina voleva essere riempita
di sperma. Lorenzo voleva riempirla. Era passato così tanto tempo
dall'ultima volta che aveva fatto sesso. Voleva riempire di dolce
piacere la ragazza che lo aveva accolto con così tanta dedizione ed
amore.
Venne. Venne copiosamente. Le riempì il sesso di sperma. Di amore. Di
gioia. Si abbracciarono, si baciarono. Stettero nel letto avviluppati
per lungo tempo. Nudi. Sinceri. Lorenzo aveva trovato una casa, un
amore.
Uscita dalla metropolitana, camminava con passo veloce sul largo
marciapiede, fiancheggiato da negozi, botteghe e supermercati.
Incrociava ogni giorno lo sguardo di centinaia di milanesi
indaffarati, di stranieri che cercano un senso alla loro emigrazione,
di persone ricche e povere, ognuno con i suoi problemi, le sue
speranze, i suoi amori. Alcuni barboni sostavano ai bordi di questo
mondo poliedrico, ignorati da più. Spesso erano persone anziane,
sfatte, curvate dalla vita e dal disinteresse. Eppure alcuni di essi
erano giovani, gettati sulla strada dalle proprie sfortune economiche
o amorose. In particolare sostava ad un crocicchio un uomo abbastanza
giovane, con una dignità che dimostrava una recente vita abbiente.
Leggeva giornali e riviste raccattate dalla raccolta differenziata,
denotando una rara conoscenza culturale.
Uscita dal lavoro per la pausa pranzo, Sabrina si accostò all'uomo.
Con sua sorpresa vide che stava leggendo un giornale inglese. Allungò
una mano verso di lui, con una moneta tra le dita. L'uomo alzò lo
sguardo. Uno sguardo pieno di vita ed ottimismo. Sabrina rimase
folgorata e turbata.
- Grazie. Questa mattina non avevo ancora mangiato nulla. Così posso
prendermi una brioche in qualche bar.
- Di niente - replicò Sabrina - avrai freddo, seduto qui per terra.
- Di notte è dura, ma di giorno il sole riscalda il corpo ed il cuore,
e ci ricorda che dopo ogni periodo scuro, c'è un periodo di luce e
calore.
- Vedo che sei ottimista. La tua posizione però dice tutto il
contrario. I tuoi vestiti sporchi, le mani annerite dallo smog, il
volto segnato dal grigiume della metropoli. Aspetta: vado in quel bar
e ti compro un panino ed una bottiglia d'acqua.
Sabrina ritornò presto con un paio di panini, e disse all'uomo:
- C'è un piccolo parco qui vicino. Ti va di mangiare insieme?
- Non mangio in compagnia da parecchio tempo. È un'emozione molto
forte. Ne sarei felice.
- Come ti chiami? Io sono Sabrina.
- Io Lorenzo. Piacere.
Giunsero al parco. Mangiarono in silenzio. Lorenzo era proprio
affamato. Piangeva. Si sentiva ancora un uomo. Sabrina ebbe una grande
compassione. Gli disse:
- Devo recarmi al lavoro, ma alle sei passo di nuovo all'incrocio.
Spero di rivederti.
Lorenzo non rispose. Si allontanò lentamente e prima di uscire dai
cancelli del giardino, si volse e vide Sabrina seduta sulla panchina
che lo stava osservando. Si sorrisero.
La giornata lavorativa trascorse velocemente, tra colleghi noiosi.
Persone prive di amore per la vita, che sopravvivevano stancamente.
Come potevano non accorgersi della fortuna che avevano? Una casa, un
lavoro, una famiglia, la tranquillità economica, bambini che
sorridevano, il calore di un letto, la certezza di un pasto. Sabrina
si accorse che lei stessa dava per scontate tutte queste cose.
Finito il lavoro, uscì di corsa. All'incrocio Lorenzo la aspettava.
Aveva dei fiori in mano, colti nel vicino parco. Sorrideva.
- Questi fiori sono per colei che ha avuto cosí tanta sensibilità da
darmi da mangiare e bere e da condividere un semplice pasto.
Sabrina ne fu colpita. Sentì un tuffo al cuore fortissimo.
- Vieni con me. Oggi ti laverò, ti farò mangiare, dormirai in lenzuola
profumate. Domani è lontano. Importa solo oggi.
Entrarono nell'appartamento di Sabrina. Lorenzo era impacciato. NOn
voleva sporcare. Si sentiva sporco ed inutile. Non era a suo agio in
una casa. Quanto tempo era passato. Sabrina gli si avvicinò. Gli tolse
il cappotto sporco, le magliette bucate e puzzolenti, le scarpe
rovinate, le calze bucate. Prese un sacco della spazzatura e buttò
tutto dentro.
- Questo è il bagno. Puoi continuare tu. C'è il mio accappatoio, i
miei saponi. Usali senza preoccupazione.
Ma Lorenzo non si muoveva. Aveva paura di questo cambiamento. Lo stare
per mesi al suo abituale incrocio l'aveva reso pauroso delle novità.
Una sorta di bozzolo protettivo. Sabtina se ne accorse:
- Vieni con me - gli disse sorridendo.
Lo prese per mano. Gli slacciò i jeans consumati, e gli tolse l'intimo
sporco. Buttò il sacco sul balcone. Prese per mano Lorenzo. Lo fece
sedere nel bagno. Iniziò a lavarlo con pazienza ed amore. Aveva un
corpo snello. Un poco di pancetta. Il pene piccolo faceva molta pena.
Chissà quanto si sentiva abbandonato, senza alcuna donna a baciarlo e
a succhiarlo. Lavò i capelli lunghi. Gli fece la barba usando il
rasoio con cui normalmente si depilava. Gli lavò i denti. Gli asciugò
il corpo. Tutto il lerciume rimase nell'acqua e finì nella fogna. Il
Lorenzo pulito era piacente. Aveva occhi marroni, ma dallo sguardo
intenso e carico di ottimismo. Cenarono. Lorenzo in accappatoio.
Sabrina in tuta.
- È stata la cena più bella della mia vita - disse Sabrina
- Perchè l'hai fatto?
- Forse per pietà, forse per compassione. Ma ora lo faccio per gioia.
Non c'è più pietà, nè compassione. C'è consapevolezza della gioia.
- Non lo merito - Disse amaramente Lorenzo
Sabrina si alzò, si avvicinò a Lorenzo. Lo baciò. Lentamente,
assaporando il gusto di un bacio diverso dagli altri. La mano
accarezzò il petto, scese fino al pene chiuso nell'accappatoio.
Lorenzo emise un gemito. Il pene sembrò risvegliarsi da un lungo
periodo buio. La mano di Sabrina impugnò il pene. Lo sentì crescere e
diventare duro. Iniziò a muovere la mano, masturbandolo lentamente,
mentre baciava le labbra di Lorenzo. Sentì il suo desiderio crescere.
Avrebbe voluto chinarsi e farsi penetrare selvaggiamente, ma cercò di
controllarsi. Lorenzo slacciò l'accappatoio e vide la mano di Sabrina
attorno al pene eretto. Era così eccitato che venne immediatamente.
Tanto sperma, liquido, caldo. Sabrina si chinò. Con la lingua ripulì
il corpo. Prese il pene, ormai molle e piccolo. Lo mise tutto nella
bocca. Iniziò a succhiarlo con avidità. La lingua girava attorno alla
cappella. Con la mano massaggiava i testicoli.
Il pene incominciò a gonfiarsi. Lorenzo era in estasi. Si alzò, fece
cadere l'accappatoio, liberò Sabrina dei vestiti. La fece sdraiare. Le
allargò le gambe e vi si sedette in mezzo. Prese a baciarle il sesso
che dopo brevissimo tempo era fradicio e pronto ad accogliere il pene
di Lorenzo. La lingua le accarezzava il clitoride, gonfio per
l'inaspettata gioia. Due dita la penetravano. Quanto era dolce
Sabrina. Quelle dita entravano ed uscivano dal suo sesso con estrema
facilità, bagnate di umore femminile. Lorenzo le muoveva con
impazienza, frizionando a dovere il clitoride e la parete superiore
della vagina. L'umore colava lungo le gambe, mentre Sabrina muoveva il
busto e lo inarcava riempita dal piacere dell'orgasmo e dal sapersi
posseduta da un tale amante.
Lorenzo si sdraiò su di lei. La penetrò con estrema facilità. Il
membro duro di lui riempì il sesso di lei, emettendo intimi rumorini.
Lorenzo iniziò a muoversi lentamente. Il suo pene allargava
ritmicamente il sesso, penetrandovi e sgusciandovi fuori. Tutto era
umido, tutto era caldo. Tutto era sesso. Il pene penetrava Sabrina, la
possedeva, la faceva di Lorenzo. I corpi attorcigliati si baciavano,
le bocche si baciavano, il pene ritmicamente dava piacere. Tutto era
perfetto.
Sabrina fece uscire il suo uomo. Lo fece sdraiare e vi si sedette
sopra. Lorenzo inarcò il busto e pose le mani sui seni, pizzicandone i
duri capezzoli. Sabrina lo cavalcava lentamente, sentendo il suo
membro andare su e giù dentro di lei. Si sentiva piena di Lorenzo.
Mise la mano sinistra sulla mano destra di Lorenzo, accompagnandola
nel palpeggio del suo seno. La mano destra invece prese l'altra mano
di Lorenzo e la fece mettere vicino al clitoride. Lorenzo iniziò ad
accarezzane il clitoride, mentre la mano di Sabrina a conchiglia lo
accompagnava nei gesti sublimi del piacere. Il pene penetrava le carni
della ragazza, che gemeva e si muoveva lentamente, per assaporare ogni
centimetro di quell'asta maschile.
Lorenzo si mosse e fece mettere Sabrina in ginocchio. La penetrò da
dietro, mentre le mani cercavano i capezzoli penduli. La penetrazione
si fece più veloce, più forte, più a****lesca, più selvaggia. Sabrina
emetteva gridolini di piacere continuo. Lorenzo colpiva con secche
ancate la ragazza, penetrandola con decisa mascolinità. Sabrina
allungò una mano e dal cassetto accanto al letto prese un
preservativo.
- Mettitelo - disse - penetrami l'ano e poi toglitelo e ripenetrami la
vagina. Ti scongiuro.
Lorenzo si mise davanti a Sabrina. Fu lei a calzargli il preservativo.
Si mise dietro. Fece accucciare Sabrina e le bagnò l'ano con i suoi
umori. Il pene spinse nel su lato B, mentre le mani affondavano le
unghie nella pelle del suo delicato culetto. La penetrò con forza.
Senza chiedere nulla, senza pensare a nulla. Sabrina si sentì piena
nel suo intimo. Il pene le violava le carni, allargandone gli
intestini ed il corpo. La penetrazione diventò poi lenta. Sabrina
sentiva ogni centimetro del pene muoversi nel suo canale. Forse non
era il pene più lungo del mondo, ma faceva la sua figura e Lorenzo lo
usava con fantasia e attenzione.
Uscì dall'ano, tolse il preservativo, e ripenetrò Sabrina dalla
vagina. Iniziò a muoversi con una certa velocità. Il pene si muoveva
colpendo la ragazza nella sua intimità. Sabrina voleva essere riempita
di sperma. Lorenzo voleva riempirla. Era passato così tanto tempo
dall'ultima volta che aveva fatto sesso. Voleva riempire di dolce
piacere la ragazza che lo aveva accolto con così tanta dedizione ed
amore.
Venne. Venne copiosamente. Le riempì il sesso di sperma. Di amore. Di
gioia. Si abbracciarono, si baciarono. Stettero nel letto avviluppati
per lungo tempo. Nudi. Sinceri. Lorenzo aveva trovato una casa, un
amore.
12 years ago
Brava oltre che bella.
Complimenti
Molteplici possono essere gli elementi di realizzazione, trovo interessante e piacevole tu abbia considerato la compassione che è amore, ed anche il sesso.
Auguro che questa riscossa possa accadere ogni giorno.