ITALIAN SEXY LADY: INITIATION TO INTERRACIAL SEX P
Un viaggio ai Caraibi è un sogno che si coltiva forse per tutta la vita, un traguardo immaginario, una conquista maturata con un po' di sudato lavoro. Era il 2015 ed io e mio marito ogni anno ci regalavamo un viaggio verso mari e spiagge calde quando in Italia era ancora inverno o primavera appena. Siamo assieme dal 2000 e siamo una coppia apparentemente regolare: professionisti, eleganti, di bell'aspetto, ostentiamo benessere e buonsenso. In segreto siamo una coppia che si è conosciuta ad una festa di scambio di coppie alla quale ero andata con il mio precedente amante, anziano, voyeur...mi concede ad altri, due o massimo tre uomini, mi osserva, gode...Non siamo scambisti io e mio marito: siamo estroversi, giocosi, lui non è passivo. Facciamo incontri con singoli che assieme a lui mi prendono e mi possiedono esattamente come nei film porno fanno due uomini con una donna ed è proprio questo il nostro modello di riferimento, la perversione che ci unisce e sprona: io sono come una porno attrice e lui è come Rocco Siffredi (non si parla di dimensioni) e nessuno di noi considera che non si possano realizzare tutte le cose che vediamo nei film porno (che consumiamo compulsivamente) e siamo entrambi con la stessa identica vocazione. Io sarò per 15 anni una attrice porno privata, lui un attore ed un regista ed il gioco (l'azione o la scena in termini cinematografici) sarà sempre quella in cui io sono elegantissima, sexyssima, truccatissima e vivrò situazioni di sesso con lui, un altro uomo o al massimo altri due. Frequentiamo privè ma sporadicamente. Abbiamo un finto sito in cui io figurerei essere una escort ma fa parte del gioco: di fatto mio marito per tanti anni ha proposto a persone con cui era in contato per motivi di lavoro e distanti da dove viviamo, di ingaggiare una escort in due, lui ed il suo cliente o il suo conoscente...per fare una botta di vita. Molti hanno accettato e lui si incaricava di reperire la squillo...ed a quel punto entravo in gioco io, teoricamente sconosciuta ad entrambe i "clienti". Un gioco eccezionale, che abbiamo saputo giocare e gestire in maniera brillante.
Gli uomini di colore non fanno parte del mio immaginario erotico. Nemmeno nel marzo di quel 2015 e trascorriamo la prima settimana ai Caraibi in perfetto clima di vacanza. Ci scottiamo, ci abbronziamo, mangiamo aragoste, beviamo rum...é vero che era palese un certo viavai di turiste americane di nessun pregio estetico che, a fine giornata, arrivate da sole in spiaggia, ritornavano nel lussuoso villaggio turistico mano nella mano con giovani neri con fisicità importanti e chiaramente abituati a fare quel tipo di vita: accompagnarsi ad una turista americana bruttina e sovrappeso alla ricerca di sesso esotico in cambio di laute ricompense in vera cartamoneta di colore verde.
Ho 44 anni quella primavera, 50 non ancora compiuti mio marito.
In spiaggia spiccano due coppie: per bellezza, prestanza, fisicità, eleganza e per la femminilità delle donne.
Una è la nostra, l'altra è una coppia di americani della California. Lei è prorompente, più alta di me, biondissima...una ragazza da Bay Watch...il suo lui è ambiguo, biondo, coi baffi, per nulla mascolino. Avvicinano me un giorno che mio marito è a giocare a Golf ed io, ora come allora, sono molto incerta nella lingua inglese. Mi riempiono di complimenti, sei bella, sei bellissima, che fascino, sexy italian lady.
Torna il mio uomo, la conversazione lui la tiene meglio di me, si decide di cenare assieme...in fondo erano 10 giorni che non scambiavamo parola con nessuno.
La cena è al Grill Bar del club, gli americani bevono senza sosta cocktail di arancia e rum, noi sbevazziamo giocoforza più del solito perché cerchiamo di compiacerli tenendo il loro ritmo. Ci alziamo alle 22 da tavola, io e lei barcolliamo sui tacchi, lei mi abbraccia, mi tocca i fianchi...so capire il desiderio in un toccamento.
Vogliono che andiamo con loro al bar della spiaggia che fa musica live. Perché no? ci diciamo io e il mio uomo.
Al bar lei si s**tena: ci sono al massimo 30 persone bianche perlopiù già ubriache, una ventina di neri: le ragazze amaricane in ciabatte ondeggiano, i loro uomini urlano frasi da stravolti dal bere. La nostra amica è la più appariscente e si mette a ballare radunando attorno a lei tutti i giovanotti di colore a cui vedo illuminarsi gli sguardi. Lei mi prende per un braccio, mi grida di ballare con lei ed a quel punto diventiamo l'attrazione di tutti quei neri che riducono le distanze e si mescolano a noi ballando con quel senso di musicalità a****le che hanno per natura.
Mio marito osserva: lo conosco, non è compiaciuto, tutt'altro...valuta che non comincino a toccarmi i neri. Il biondo americano invece si esalta: lui non vedeva l'ora che le mosche si radunassero attorno al miele.
La mia compagna accetta ogni strusciata coi corpi dei neri che ormai fanno apposta a cercare il contatto durante il ballo. A sua volta mi accarezza, mi abbraccia, si struscia lei su di me finché non arriva a darmi un bacio plateale, lunghissimo e completo sulla e nella bocca. Io ho la incoscienza di non vietarglielo ed anzi di assecondarlo...ho baciato molte donne, mi piace, quell'esibizionismo ha coinvolto anche me ma non ho la sobrietà sufficiente per valutarne le conseguenze. I neri urlano e si fanno m*****i. Mio marito mi si avvicina, sorride per circostanza e mi tira fuori dal turbine prendendomi per il braccio. La coppia di americani ci asseconda loro malgrado e ci sediamo ad un tavolo dove, oltre a bere ancora, tirano giù le carte: loro sognano di fare sesso con i neri. Mentre parliamo lei vorrebbe che tornassimo a ballare, i neri sono pericolosamente venuti attorno a noi e uno di loro si siede senza chiedere permesso, ci dice che la sera dopo ci sarà una festa, che ci saranno dei musicisti famosi bla bla bla, che la festa sarà bellissima bla bla bla, che dobbiamo andarci bla bla bla, che siamo gente bellissima, che dobbiamo dobbiamo dobbiamo andare alla festa. Appuntamento fuori dalla sbarra del villaggio alle 21 del giorno dopo.
E il fatto è che colui che ci invita è il ragazzo che lavora alla reception del Jolly Harbour Bay, il nostro villaggio, un ragazzo carino, educato, professionalissimo ogni volta che l'abbiamo contattato dietro al desk.
Saltando a piedi pari tutte le insistenze con cui la coppia di americani ci tempestano da li in poi e per il giorno successivo in spiaggia alle 21 e 30 della sera dopo io, mio marito e loro due saliamo su un fuoristrada gigantesco ma scalcinato guidato da un nero che ha gli occhiali da sole anche se è buio con a fianco un suo amico di quanti 2 metri con i muscoli che mettono a dura prova la T shirt bianca che indossa.
Parlano a raffica per tutto il tragitto, ci imboniscono con discorsi di cui capiamo meno della metà e nell'abitacolo c'è già più confusione che in una festa normale. Si fermano davanti ad un viottolo che porta verso un'altra spiaggia da cui proviene un suono di musica bassissimo sovrastato dal vociare gridato di molte persone. Mio marito è sospettoso e ha un'aria tirata, gli americani invece sembrano in brodo di giuggiole. Mi tolgo i tacchi per camminare meglio per i 300 metri almeno che ci separano dalla destinazione. Arriviamo. Ci guardano i 10/12 presenti alla festa, tutti neri, tutti maschi. Ci accolgono in un attimo di silenzio. Non c'è nessuna band che suona, solo uno stereo che diffonde musica rap e reggae alternate. La casa è una casaccia a mal arnese illuminata solo all'interno, fuori è buio, c'è un falò acceso dentro ad una s**tola di latta.
Hanno rum, oppure rum, altrimenti rum e del succo di arancia e di mango dentro a tetrapak di cartone. C'è anche un'altra donna che esce dalla casa abbracciata ad un nero. Ha i jeans tagliati al ginocchio, le scarpe da ginnastica, una maglietta XL perché ha un seno enorme che le arriva metà addome. E' piuttosto grassottella, bruttina, aria da sbronza. E' più giovane di noi.
Alzano il volume della musica e mentre io e mio marito facciamo sorrisi sforzati e fingiamo riconoscenza per il punch al rum che ci danno in un bicchiere di plastica, i nostri amici Americani si mettono a ballare come se fossero ad un party di Hollywood. Lei cerca di ripropormi i sexy balli della sera prima ma io sono restia e ondeggio irrigidita. Ma il body language che trasmetto non interessa agli altri presenti: sono tutti attorno a noi che pure abbiamo a fianco i nostri uomini.
Siamo nella "sala" della catapecchia e i neri saltano esaltati. Tutti cercano di prenderci per mano e portarci verso loro, fanno così con tutti noi 4. Passiamo a fatica un po' di tempo finché mio marito mi dice che lui vuole che torniamo subito nel villaggio e trova la scusa che mio figlio ha chiamato perché ha un problema in italia. E' un opera di grande persuasione la sua...dice che chiama un taxi con quelli che ci hanno accompagnato. Alla fine deve anche scusarsi con gli americani che invece resteranno alla "festa". Il tipo del pick up dice che ci accompagnerà lui, di non chiamare nessun taxi, 10 minuti e ci porterà al Jolly Harbour.
Torniamo con il fuoristrada guidato dal nero con gli occhiali da sole accompagnato da un altro ragazzo, più giovane, simpatico e meno agitato del gigante che era con noi all'andata.
Loro fingono di non essere dispiaciuti per il rientro frettoloso e proprio non se ne curano ed il ragazzo nuovo parla l'italiano decentemente perché, racconta, è stato a milano ed ha lavorato nelle discoteche come ballerino. E se ne esce così: "mi sono fatto tante donne sposate di uomini molto ricchi di Milano, amo l'Italia, amo le donne italiane!"
Quando parcheggiano non scendiamo solo noi due ma anche loro, che ci seguono come ombre fino al nostro appartamento".
"Possiamo bere qualcosa con voi, vi va? Abbiamo anche da fumare POT? Dai!"
E qui mio marito fa un cambio d'umore che gli leggo negli occhi come se mi parlasse.
Del resto non avevamo coinvolto anche un ragazzetto dello staff di Sharm El Sheik nei nostri giochi a tre qualche anno prima? Non avevamo fatto sesso anche con un turista tedesco a Mauritius l'anno precedente?
Erano stati giochi di provocazione, l’egiziano si era limitato a spalmarmi la crema dopo sole ed era venuto appena glielo avevo preso in mano, il tedesco mi aveva scopata con tanta timidezza per il fatto che ci fosse anche mio marito.
Li facciamo entrare e dopo una canna con un po’ di musica molto soffusa i ragazzi mi si strusciano addosso, mi riempiono di complimenti, sono certamente molto più carina delle turiste americane sovrappeso di ogni età che loro si portano a letto perché gli danno fior fiore di dollari in cambio.
“Beautiful Italian Lady!”
Con la scusa di una doccia tutti assieme iniziamo a fare sesso e da li in poi mi sento in un universo parallelo di cui ricordo poco ed in maniera confusa. Le dimensioni, le forme, tutta sta muscolatura certamente da giovani io non mi ci soffermo: mi faccio prendere ma nulla mi sembra meccanico è tutto un unico procedere nel fare sesso in tutte le posizioni ma non c’è mai stato il momento di deciderle e nessuno le impone. E siccome io squirto anche con il dito mignolo, faccio un macello da subito e loro si esaltano, io perdo il senso di cosa è orgasmo e cosa squirt e cosa, ancor di più, è esaltazione sia del corpo che della mia testa. Mi marito mi riempie di complimenti, fa foto, guarda, sta vicino e mi bacia.
Altre docce, mi faccio fare da loro che vengono nei preservativi ma poi la biondina italiana li attrae talmente tanto che funzionano di nuovo. Mi baciano un casino e quando lo fanno io lo sento un gesto imbarazzante ma al tempo stesso mi stordisce. Nei threesome di casa o nei club i baci io non li voglio. Sono le 4 quando dopo un altro paio di canne se ne vanno e propongono di andarsene ma di fare di nuovo “party” la sera dopo. “Decidiamo domani in spiaggia” chiosiamo io e mio marito. Appena escono io e lui facciamo almeno altre due ore di sesso. Siamo eccitatissimi, è tutto irreale. Ed infatti in spiaggia ci andiamo a fine pomeriggio. Renyck, il più giovane, quello che sta dietro alle canoe ed ai windsurf che noleggiano i turisti, piomba su di noi come un falco, e, “per caso” dopo poco arriva anche Renaldo, l’altro, 22 anni il primo e 27 il secondo
Sorrisi, sciocchezze. Alla domanda se sanno che fine ha fatto la coppia degli americani sorridono e negano di sapere.
Loro insistono per tornare da noi dopocena.
“Se te la senti, decidi tu!” dice mio marito.
Ma poi insiste ad ogni mia frenata.
Appuntamento alle 21, la si cena presto… (to be continued)
Gli uomini di colore non fanno parte del mio immaginario erotico. Nemmeno nel marzo di quel 2015 e trascorriamo la prima settimana ai Caraibi in perfetto clima di vacanza. Ci scottiamo, ci abbronziamo, mangiamo aragoste, beviamo rum...é vero che era palese un certo viavai di turiste americane di nessun pregio estetico che, a fine giornata, arrivate da sole in spiaggia, ritornavano nel lussuoso villaggio turistico mano nella mano con giovani neri con fisicità importanti e chiaramente abituati a fare quel tipo di vita: accompagnarsi ad una turista americana bruttina e sovrappeso alla ricerca di sesso esotico in cambio di laute ricompense in vera cartamoneta di colore verde.
Ho 44 anni quella primavera, 50 non ancora compiuti mio marito.
In spiaggia spiccano due coppie: per bellezza, prestanza, fisicità, eleganza e per la femminilità delle donne.
Una è la nostra, l'altra è una coppia di americani della California. Lei è prorompente, più alta di me, biondissima...una ragazza da Bay Watch...il suo lui è ambiguo, biondo, coi baffi, per nulla mascolino. Avvicinano me un giorno che mio marito è a giocare a Golf ed io, ora come allora, sono molto incerta nella lingua inglese. Mi riempiono di complimenti, sei bella, sei bellissima, che fascino, sexy italian lady.
Torna il mio uomo, la conversazione lui la tiene meglio di me, si decide di cenare assieme...in fondo erano 10 giorni che non scambiavamo parola con nessuno.
La cena è al Grill Bar del club, gli americani bevono senza sosta cocktail di arancia e rum, noi sbevazziamo giocoforza più del solito perché cerchiamo di compiacerli tenendo il loro ritmo. Ci alziamo alle 22 da tavola, io e lei barcolliamo sui tacchi, lei mi abbraccia, mi tocca i fianchi...so capire il desiderio in un toccamento.
Vogliono che andiamo con loro al bar della spiaggia che fa musica live. Perché no? ci diciamo io e il mio uomo.
Al bar lei si s**tena: ci sono al massimo 30 persone bianche perlopiù già ubriache, una ventina di neri: le ragazze amaricane in ciabatte ondeggiano, i loro uomini urlano frasi da stravolti dal bere. La nostra amica è la più appariscente e si mette a ballare radunando attorno a lei tutti i giovanotti di colore a cui vedo illuminarsi gli sguardi. Lei mi prende per un braccio, mi grida di ballare con lei ed a quel punto diventiamo l'attrazione di tutti quei neri che riducono le distanze e si mescolano a noi ballando con quel senso di musicalità a****le che hanno per natura.
Mio marito osserva: lo conosco, non è compiaciuto, tutt'altro...valuta che non comincino a toccarmi i neri. Il biondo americano invece si esalta: lui non vedeva l'ora che le mosche si radunassero attorno al miele.
La mia compagna accetta ogni strusciata coi corpi dei neri che ormai fanno apposta a cercare il contatto durante il ballo. A sua volta mi accarezza, mi abbraccia, si struscia lei su di me finché non arriva a darmi un bacio plateale, lunghissimo e completo sulla e nella bocca. Io ho la incoscienza di non vietarglielo ed anzi di assecondarlo...ho baciato molte donne, mi piace, quell'esibizionismo ha coinvolto anche me ma non ho la sobrietà sufficiente per valutarne le conseguenze. I neri urlano e si fanno m*****i. Mio marito mi si avvicina, sorride per circostanza e mi tira fuori dal turbine prendendomi per il braccio. La coppia di americani ci asseconda loro malgrado e ci sediamo ad un tavolo dove, oltre a bere ancora, tirano giù le carte: loro sognano di fare sesso con i neri. Mentre parliamo lei vorrebbe che tornassimo a ballare, i neri sono pericolosamente venuti attorno a noi e uno di loro si siede senza chiedere permesso, ci dice che la sera dopo ci sarà una festa, che ci saranno dei musicisti famosi bla bla bla, che la festa sarà bellissima bla bla bla, che dobbiamo andarci bla bla bla, che siamo gente bellissima, che dobbiamo dobbiamo dobbiamo andare alla festa. Appuntamento fuori dalla sbarra del villaggio alle 21 del giorno dopo.
E il fatto è che colui che ci invita è il ragazzo che lavora alla reception del Jolly Harbour Bay, il nostro villaggio, un ragazzo carino, educato, professionalissimo ogni volta che l'abbiamo contattato dietro al desk.
Saltando a piedi pari tutte le insistenze con cui la coppia di americani ci tempestano da li in poi e per il giorno successivo in spiaggia alle 21 e 30 della sera dopo io, mio marito e loro due saliamo su un fuoristrada gigantesco ma scalcinato guidato da un nero che ha gli occhiali da sole anche se è buio con a fianco un suo amico di quanti 2 metri con i muscoli che mettono a dura prova la T shirt bianca che indossa.
Parlano a raffica per tutto il tragitto, ci imboniscono con discorsi di cui capiamo meno della metà e nell'abitacolo c'è già più confusione che in una festa normale. Si fermano davanti ad un viottolo che porta verso un'altra spiaggia da cui proviene un suono di musica bassissimo sovrastato dal vociare gridato di molte persone. Mio marito è sospettoso e ha un'aria tirata, gli americani invece sembrano in brodo di giuggiole. Mi tolgo i tacchi per camminare meglio per i 300 metri almeno che ci separano dalla destinazione. Arriviamo. Ci guardano i 10/12 presenti alla festa, tutti neri, tutti maschi. Ci accolgono in un attimo di silenzio. Non c'è nessuna band che suona, solo uno stereo che diffonde musica rap e reggae alternate. La casa è una casaccia a mal arnese illuminata solo all'interno, fuori è buio, c'è un falò acceso dentro ad una s**tola di latta.
Hanno rum, oppure rum, altrimenti rum e del succo di arancia e di mango dentro a tetrapak di cartone. C'è anche un'altra donna che esce dalla casa abbracciata ad un nero. Ha i jeans tagliati al ginocchio, le scarpe da ginnastica, una maglietta XL perché ha un seno enorme che le arriva metà addome. E' piuttosto grassottella, bruttina, aria da sbronza. E' più giovane di noi.
Alzano il volume della musica e mentre io e mio marito facciamo sorrisi sforzati e fingiamo riconoscenza per il punch al rum che ci danno in un bicchiere di plastica, i nostri amici Americani si mettono a ballare come se fossero ad un party di Hollywood. Lei cerca di ripropormi i sexy balli della sera prima ma io sono restia e ondeggio irrigidita. Ma il body language che trasmetto non interessa agli altri presenti: sono tutti attorno a noi che pure abbiamo a fianco i nostri uomini.
Siamo nella "sala" della catapecchia e i neri saltano esaltati. Tutti cercano di prenderci per mano e portarci verso loro, fanno così con tutti noi 4. Passiamo a fatica un po' di tempo finché mio marito mi dice che lui vuole che torniamo subito nel villaggio e trova la scusa che mio figlio ha chiamato perché ha un problema in italia. E' un opera di grande persuasione la sua...dice che chiama un taxi con quelli che ci hanno accompagnato. Alla fine deve anche scusarsi con gli americani che invece resteranno alla "festa". Il tipo del pick up dice che ci accompagnerà lui, di non chiamare nessun taxi, 10 minuti e ci porterà al Jolly Harbour.
Torniamo con il fuoristrada guidato dal nero con gli occhiali da sole accompagnato da un altro ragazzo, più giovane, simpatico e meno agitato del gigante che era con noi all'andata.
Loro fingono di non essere dispiaciuti per il rientro frettoloso e proprio non se ne curano ed il ragazzo nuovo parla l'italiano decentemente perché, racconta, è stato a milano ed ha lavorato nelle discoteche come ballerino. E se ne esce così: "mi sono fatto tante donne sposate di uomini molto ricchi di Milano, amo l'Italia, amo le donne italiane!"
Quando parcheggiano non scendiamo solo noi due ma anche loro, che ci seguono come ombre fino al nostro appartamento".
"Possiamo bere qualcosa con voi, vi va? Abbiamo anche da fumare POT? Dai!"
E qui mio marito fa un cambio d'umore che gli leggo negli occhi come se mi parlasse.
Del resto non avevamo coinvolto anche un ragazzetto dello staff di Sharm El Sheik nei nostri giochi a tre qualche anno prima? Non avevamo fatto sesso anche con un turista tedesco a Mauritius l'anno precedente?
Erano stati giochi di provocazione, l’egiziano si era limitato a spalmarmi la crema dopo sole ed era venuto appena glielo avevo preso in mano, il tedesco mi aveva scopata con tanta timidezza per il fatto che ci fosse anche mio marito.
Li facciamo entrare e dopo una canna con un po’ di musica molto soffusa i ragazzi mi si strusciano addosso, mi riempiono di complimenti, sono certamente molto più carina delle turiste americane sovrappeso di ogni età che loro si portano a letto perché gli danno fior fiore di dollari in cambio.
“Beautiful Italian Lady!”
Con la scusa di una doccia tutti assieme iniziamo a fare sesso e da li in poi mi sento in un universo parallelo di cui ricordo poco ed in maniera confusa. Le dimensioni, le forme, tutta sta muscolatura certamente da giovani io non mi ci soffermo: mi faccio prendere ma nulla mi sembra meccanico è tutto un unico procedere nel fare sesso in tutte le posizioni ma non c’è mai stato il momento di deciderle e nessuno le impone. E siccome io squirto anche con il dito mignolo, faccio un macello da subito e loro si esaltano, io perdo il senso di cosa è orgasmo e cosa squirt e cosa, ancor di più, è esaltazione sia del corpo che della mia testa. Mi marito mi riempie di complimenti, fa foto, guarda, sta vicino e mi bacia.
Altre docce, mi faccio fare da loro che vengono nei preservativi ma poi la biondina italiana li attrae talmente tanto che funzionano di nuovo. Mi baciano un casino e quando lo fanno io lo sento un gesto imbarazzante ma al tempo stesso mi stordisce. Nei threesome di casa o nei club i baci io non li voglio. Sono le 4 quando dopo un altro paio di canne se ne vanno e propongono di andarsene ma di fare di nuovo “party” la sera dopo. “Decidiamo domani in spiaggia” chiosiamo io e mio marito. Appena escono io e lui facciamo almeno altre due ore di sesso. Siamo eccitatissimi, è tutto irreale. Ed infatti in spiaggia ci andiamo a fine pomeriggio. Renyck, il più giovane, quello che sta dietro alle canoe ed ai windsurf che noleggiano i turisti, piomba su di noi come un falco, e, “per caso” dopo poco arriva anche Renaldo, l’altro, 22 anni il primo e 27 il secondo
Sorrisi, sciocchezze. Alla domanda se sanno che fine ha fatto la coppia degli americani sorridono e negano di sapere.
Loro insistono per tornare da noi dopocena.
“Se te la senti, decidi tu!” dice mio marito.
Ma poi insiste ad ogni mia frenata.
Appuntamento alle 21, la si cena presto… (to be continued)
1 year ago