Scritto da me: La fortuna di Stefania
La mia diletta Stefania ed io ci siamo sposati in una bella giornata di primavera del 2033. Avevamo superato a pieni voti il TPPO (test psicoattitudinale prematrimoniale obbligatorio), sia nelle risposte scritte che nella parte pratica davanti allo psicologo di quartiere (unico neo, io avevo fatto confusione tra i diversi tipi di velo islamico consentiti dalle leggi europee, ma lui, un simpaticissimo travestito coi baffetti, aveva benevolmente chiuso un occhio).
Poi, come tutti sanno, abbiamo dovuto affrontare il periodo di apprendistato sociale antirazzista: Stefania lavorando alla mensa di un teatro-cantiere della cultura afro, io come addetto alle pulizie in un ufficio dell' ERI (l´ente per l´assegnazione agli immigrati extraeuropei degli appartamenti tolti ai bianchi condannati per razzismo o xenofobia). Ero contento perchè la mia laurea in elettronica che mi portava ad una vita sedentaria veniva compensata dal lavoro fisico obbligatorio per venti ore settimanali: devo dire che questo regime di favore lo dovevo ad una coppia di anziani cingalesi, ben ammanicati in municipio, con cui condividevamo l´appartamento e che noi stavamo attenti a non criticare anche quando sbagliavano a prelevare cibarie dal frigorifero comune ed utilizzavano cibarie acquistate da noi.
Una sera, mentre a letto attendevamo che i programmi della RAI per una festa indiana, ascoltati dagli anziani coinquilini (un po' sordi) a tutto volume, terminassero e potessimo dormire, decidemmo quindite Stefania ed io, di utilizzare le nostre poche cose in un bilocale situato in uno dell'università stessa e lì iniziammo la nostra vita coniugale. Fu in quel periodo, che una sera, Stefania mi disse che doveva parlarmi e pronunciò la fatidica formula di legge "nel rispetto delle sfere reciproche", che, come sapete, rende passibile di una severa punizione amministrativa il marito che interrompa l´esposizione o risponde in maniera maleducata od anche frettolosa. Mi disse che durante la pausa pranzo un gruppo misto di afromilanesi le aveva chiesto, durante il suo servizio al tavolo, di portare loro del badjan, ma lei purtroppo non sapendo di cosa si trattasse (lei è di origine napoletana e lì si usa ancora poco ) è andata a chiedere alla caposala equadoregna, perdendo così tempo ed irritando il gruppo. Perciò quando è arrivata con la speziata in cucina loro avevano terminato di mangiare ed avevano facce risentite nei suoi confronti, che promettevano poco di buono: quello che portava il turbante più maestoso le ha detto che avrebbe reclamato per negligenza razzista (è ovviamente che una simil accusa, anche se non venire provata, comporterebbo ipso facto la decadenza da quello stage, dove lei ha peraltro modo di mangiare gratuitamente tutto quello che gli africani non hanno gradito (nonchè una macchia indelebile sul suo curriculum vitae) e perciò li ha seguiti, mentre uscivano dalla sala della mensa, cercando di scusarsi con loro: a questo punto sono entrati in una stanzetta per e prendendola a più mani l´hanno sdraiata sul tavolo di marmo (e se la sono allegramente scopata per una buona oretta, dimostrando con ciò che non erano più di tanto incazzati con lei per la precedente mancanza di riguardo. Purtroppo lei non ha nessun testimone per dimostrare la cordialità del loro atteggiamento, che potrebbe servire a smontare una accusa che le formulassero per non averli serviti a tavola. Il mio consiglio, ovviamente, fu di sfruttare l'episodio della scopata di gruppo per cercare di creare un rapporto amichevole, senza però rischiare di sembrare troppo invadente nei loro confronti. Così abbiamo escogitato un piano d´azione. Dopo di che ci siamo abbracciati forte forte ed io pensavo che avevo la rara fortuna di una moglie giovane che piaceva davvero a tanti. Dopo due giorni (l´indomani lei non era di turno) sono andato anch´io a pranzo in quella mensa (la normativa attuale non vieta che i neosposi si frequentino all´ora di pranzo: anche se forse è solo una lacuna di legge) e mi sono seduto da solo ad un piccolo tavolino discosto da quello del gruppo da lei indicami: loro sedevano in sette ad una tavolo con dieci posti e intorno terminando di mangiare, mentre il resto della sala era semivuoto. Dopo aver servito e sparecchiato vari tavoli, Stefania ha fatto in modo di indugiare nei pressi del loro gruppo, fingendo di pulire uno dei vuoti tavoli lì: ad un certo punto uno di loro l´ha vicino notata e le ha fatto di segno venire a stare con loro; lei li ha ringraziati, sedendosi, ma dopo un attimo si e´rialzata scusandosi ed è venuta da me prendere un sacchetto da supermercato con dentro finalmente dei fazzoletti di carta e si è tornata a sedere: così loro mi hanno notato . . . ed hanno abboccato, dicendole di chiamare anche me al tavolo; ho simulato un attimo d´esitazione, poi mi sono avvicinato, badando a non sedermi senza un invito esplicito: la normativa sulla non invadenza delle aree comunitarie dei gruppi allogeni è, come certo sai, molto severa. Ci hanno offerto una mezza bottiglia di birra a testa, dopo averne bevuto a canna ancora un sorso e noi abbiamo dimostrato di apprezzare la gentilezza facendo toccare fra di loro le due bottigliette, come per un implicito brindisi. Poi ci hanno lasciato in pace, non essendo curiosi dei fatti nostri, mentre noi li ascoltavamo, senza interferire nei discorsi, ma mantenendo un vago sorriso. Ad un certo punto, alzatisi, si sono stretti tutti solennemente le mani soddisfatti per una decisione presa ed hanno ordinato ad un´altra cameriera una bottiglia di barolo bianco ghiacciato: si sa che è per noi troppo costoso, ma l´esenzione fiscale ventennale agli immigrati permesso loro un tenore di vita per noi irraggiungibile. Quella è arrivata, contenta di aver soffiato a Stefania l'affare (hanno una piccola percentuale sui consumi di lusso ai tavoli) e l'ha aperta, dopo averla agitata alquanto per farne sparare lontano il tappo. Nel frattempo uno del gruppo, d´accento francese perchè zairota, le smanettava le chiappe per dimostrarsi cordiale. Brindando, il clima si è fatto subito più allegro; lo Zairota mi ha detto di andargli a recuperare il tappo, ma io ho capito benissimo che voleva solo allontanarmi un momento e quindi ho impiegato almeno tre minuti prima di "trovarlo" e tornare al tavolo: a questo punto lo Zairota mi ha detto che Stefania gli aveva confermato che io ero già al corrente che l´ avevano presa in simpatia: io ho sorriso con la faccia di uno a cui stanno per una promozione ed ho pensato che quindi l´incidente col badjan sembrava chiuso. Mi hanno detto che forse la laurea in sociologia sarebbe potuta servire a Stefania per diventare assistente di uno di loro nell´attività del circolo teatrale: ma io ho capito che c'era dell´altro in pentola. E, difatti, lo Zairota, dopo averci ben squadrato è andato al sodo: è intenzionato ad aprire un´attività commerciale italo-zairota; ovviamente in Italia questo gli è consentito senza problemi e la tariffa notarile per gli immigrati è molto ridotta; ma in Zaire lui non può essere titolare di imprenditoriali per alcune piccole grane legali avute in passato: non rischia l´arresto e può girare, ma per dieci anni non può liberamente svolgere attività nè imprese individuali. Quindi gli servono un prestanome ed ha pensato proprio a Stefania. "Ma un europeo ha questa possibilità laggiù?" Chiedo io stupidamente. Normalmente no, ma se lui dichiara che è la sua concubina e che è gravida di un suo figlio, allora sì. Sembra tutto ben calcolato. Quindi Stefania dovrebbe fingere di incinta di lui? No, Stefania deve essere incinta per davvero, col pancione visibile, e partorire un/a mulattino/a, durante il soggiorno africano, per dare serietà alla situazione. Però il capo zairota chiarisce subito che a lui Stefania non va fisicamente, perchè gli piacciono le agazze non ancora troppo svezzate. Comunque non c´è alcun problema, ha pensato anche a questo: ci sono fior di neoimmigrati recentissimi e di bocca buona ed un incisore lo procura lui. In cambio, oltre ad un soggiorno gratuito e spesato in Zaire per Stefania, sia io che lei entreremo di diritto nel club (informale ma potente) delle famiglie con figli legalmente propri ma allogeni: altro che famiglie miste e bimbi adottivi. Del resto sappiamo tutti che l'attuale sindaco di Milano non ce l'avrebbe fatta ad essere eletta senza il potente voto della comunità cinese, toccatole solo grazie alla bambina che le ha regalato il giovane amante conosciuto dopo il tradizionale capodanno cinese: la maggioranza delle donne oggidì gradisce il cazzo nero, ma la nostra sindaco ha capito che una cosa sono gli amanti occasionali un'altra è il „compagno“ fisso, con cui mostrarsi in pubblico; e dato che nel suo staff gli afroeuropei abbondano, non ha difficoltà ad avere sottomano volta a volta quanto desideri; per le serate importanti, viceversa c'è il ragazzo cinese, che le ha permesso di legare bene con la propria comunità. L'importante, anche agli occhi del pubblico, è donarsi volentieri: e lei ne è di buon esempio per tutti. Ai giornalisti ha altresì chiarito, in una delle tante interviste, che suo marito passa le notti (e le serate) in una gabbia: qulcuno ha frainteso, pensando alla normale gabbietta per i genitali dei maschi bianchi, ma si tratta invece di una gabbia di due metri per uno ed alta due, che hanno in camera da letto: per terra un materassino e sopra di lui un piumino sintetico. Ma torniamo al nostro Zairota, che andandosene ha scritto su un biglietto l'indirizzo del circolo, peraltro a noi ben noto essendo nella via dove abitiamo, ed il numero “11”. Stefania si è permessa di domanda dirgli „Che giorno?“ „Domani, ha risposto quello.“ Essendo un'ovvietà ed ha aggiunto „Viene anche lui“, indicandomi. Così l'indomani alle 11 ci siamo presentati, ma nessuno sapeva niente di noi ed abbiamo dovuto aspettare fuori una mezz'oretta. Dopo di che un ragazzo bianco, chiaramente un inserviente, è venuto a dirci che si doveva intendere le 11 di sera, aggiungendo che lei si doveva vestire „carina“ ed io con la tuta. Ho supposto che dovessi fare qualche lì lavoro, ma mentre ci allontanavamo un nero ci ha chiamato e ci ha precisato che voleva che lei indossasse pantofoline col tacco ed una vestaglietta trasparente. “Dove abitate?” ci ha chiesto. Lì avanti, al numero 16, terzo piano.“ (Guai a sembrare reticenti!) Quello alzò le spalle e se ne rientrò nell'edificio, commentando „Da lì potrebbe anche venire nuda.“ Alle 23 ci siamo presentati puntualissimi, vestiti come prescrittoci ed in particolare Stefania indossava una vestaglia rosa trasparentissima, senza nessuna biancheria sotto, e sandaletti argentati coi lacci sino al polpaccio, precisamente da schiava, ma con 6 centimetri di tacco: il tutto nel supermercato cinese all'angolo. Per non fare brutta figura mi sono presentato a mia volta con una cassetta di birre: 12 birre da mezzo litro + i vetri + la cassetta fanno circa 9 chili, che reggevo non un certo impegno. Ci ha aperto quello della mattina, e mi ha indicatore di portarle a sinistra, in cucina; lì due ragazzi bianchi che lavorano e mi hanno detto di metterla sotto il tavolo, mentre Stefania ed il portinaio mi aspettavano in anticamera. Quindi lì ho raggiunto e lui si à avviato di fronte lungo un corridoi buio, seguito da Stefania e poi da me. Girandosi un attimo mi ha però visto e si è bloccato: „No, tu no, aspetta fuori dalla porta!“ Ed io sono tornato indietro. Dopo pochissimi minuti è tornato sull'uscio ed io ero lì ad aspettare istruzioni, credendo dovessi fargli qualcosa lì dentro, per via della tuta prescrittami. Invece ha urlato verso l'interno che se ne andava mezz'ora ed è facendo uscire, chiudendo la porta e facendomi segno di seguirlo: era ben più alto di me, magro, forse diciottenne. Ha girato all'edificio, conducendomi intorno di fronte ad una finestra aperta, munita di inferiate a Cruise, col davanzale che all'esterno mi arrivava al petto: mi ha fatto di andare lì e dentro ho visto Stefania seduta su una poltroncina da automobile posata per terra, che mi ha salutato con la manina, sorridendomi; a sinistra 5 neri, in mutande bianche o slip ciolorati giocavano a carte su un tavolino di vetro basso; a destra su un letto a due piazze con lenzuala colo oro un nero corpulento stava chiavando in posizione classica una donna di cui sentivo versi e parole, ma che quasi non vedevo. Mi sono girato perplesso verso il ragazzo e quello mi ha detto „Resta lì!“ Poi mi si è avvicinato ed ha iniziato a palparmi le natiche, attraverso la tuta. Nel frattempo chiavatore all'interno aveva raggiunto un rumoroso orgasmo e si è subito alzato dal letto, seguito subito dopo dalla donna, che ho potuto vedere con molti piercing ed i capelli cortissimi, tinti di rosa. L'uomo ha sbraitato qualcosa verso il tavolino e solo allora mi sono accorto di una figura che sgusciava fuori da là sotto: ho impiegato un attimo per rendermi conto che si trattava di una sissy bianca, alta e magra, con poco seno, un cazzetto nella gabbietta color alluminio e lunghi capelli biondi, chissà, forse tinti: completamente nuda, si è inginocchiata a ripulire il cazzo dell'uomo, senza che lui le dicesse nulla. Nel frattempo il mio accompagnatore si è lamentato che sotto la tuta portavo degli slip, ma io non avevo capito „solo con la tuta“! Il nero andò quindi al tavolino e toccò sulla spalla uno dei giocatori, che gli cedette il posto, alzandosi, e così vidi bene chi pensai doveva divenire il futuro padre di nostra figlia! Andò verso il letto, facendo un cenno a Stefania di venire „Sei tu che devo ingravidare, vero?“ „Lei si alzò, mentre io sentivo il cazzo del ragazzo strusciarmi tra le chiappe, dopo che mi aveva abbassato, col mio ausilio, i pantaloni e gli slip. Stefani disse all'omone, alto e grasso, con fare molto esitante „Sì, ma io oggi non sono fertile!“ „Non importa, intanto ci conosciamo!“ e lei si sdraiò. Lui sopra di lei, senza nessuna particolare variante rispetto al precedente; solo, per me, che era lei, la mia Stefania, e questo non poteva certo che emozionarmi! Il ragazzo alle mie spalle volle che senza girarmi glielo menassi un po' e mi chiese se ce l'avevo ben aperto; „Mia moglie mi incula spesso con uno strappone nero.“ Fu la mia pronta risposta. „Brava!“, replicò. Mentre l'uomo dentro la stanza stantuffava lei a dovere, il ragazzo si decide a penetrarmi e, per fortuna, avevo ancora il buchetto unto della crema usato un paio d'ore prima a casa per soddisfare la mia mogliettina vogliosa di „Controllare il mio culetto“ come era solita dire. Dopo un quarto d'ora sborrarono entrambi, il mio ed il suo e là dentro si ripetè la scena della pulizia da parte della sissy. Stefania li guardò un momento e poi se ne uscì dalla stanza. Anch'io mi tirai su slip e pantaloni e tornai verso l'ingresso; il mio inculatore si era già allontanato senza nulla dirmi. Stefania mi aspettava sulla porta e le chiesi se aveva goduto „Sì, ma purtroppo mi ha scopato una volta sola, avrei preferito se avesse insistito di più, ma era arrivata un'altra donna per il turno successivo.“ Quello che mi è parso curioso è che non se lo facciano pulire dalla donna stessa che si sono chiavati.“ Stefania rise„ Non hai visto la sissy da vicino: ha la bocca completamente senza denti, devi averglieli tolti! E a te? Ti è piaciuto?“ Stefania aveva quindi capito cosa succedeva fuori dalla finestra, prima di distendersi sul letto. „Abbastanza normale, solo che non ha utilizzato alcun lubrificante: per fortuna due ore prima mi avevi unto tu!“ „Se non ci fossil io eh! Ti ha inculato col preservativo?“ Aggiunse, ma guardandomi il si rispose da sè „No, hai una bella macchia della sborra del ragazzo seduto che ti sta colando fuori dal culo ed è ben visibile sul grigio della tuta.“ Mentre entravamo al nostro numer 16 aggiunse „Si erano dimenticati di chiedermi quando sarò fertile, adesso gliel'ho detto: tra quattro-sei giorni avrò il periodo, quindi mi fanno un permesso per stare a casa dal lavoro pagata e verremo qui tre volte al giorno.“ „Verremo ?“ „Così mi hanno detto, forse faranno il permesso anche per te. Al secondo piano un gruppo di ragazzi e ragazze, tutti marocchini, di cui tre abitanti lì, erano seduti sulle scale: i primi sui gradini più bassi si fecero di lato, lasciando passare Stefania, seguita da me, ma l'ultimo divaricò le gambe e ci bloccò, mentre tutti commentavano allegri, prevalentemente in arabo, la mise di Stefania, pressochè nuda. Stavano fumando erba e ce la offrirono, mentre quello afferrò i lembi del vestito davanti a sè e li allargò, come se non potrebbe vedere benissimo le graziose nudità di Stefi anche attraverso il velo trasparente. Stefania accettò lo spinello e ne tirò una boccata, io declinai l'offerta. „Siete stati a divertirvi in qualche club“, ci quelle chiese a gambe larghe che sembrava il capobranco. „No, sono stata al circolo culturale, per vedere di riusvcire a farmi ingravidere...“ rispose Stefania con tranquillità. Le tre ragazze presenti alle sue spalle annuirono con approvazione, mentre il giovanotto insistette perchè Stefania si sedesse tra le sue gambe e rifiutò da lei la restituzione dello spinello. „Ma si sporca tutto se mi siede per terra!“ esclamò lei perplessa, molto femminilmente. „Allora toglitela, tanto sei nuda lo stesso!“ Lei se la tolse e la ripiegò con cura, appoggiandola sul corrimano e si sedette girandogli la schiena tra le gambe di lui, che le mise subito le mani a coppa sulle tette. „Completamente nuda ho un po' freddo“ gli disse lei, civettuola, come se quel tulle avesse potuto tenerla calda. „Adesso ti scaldo io!“ le replicò ovviamente il ragazzo dalla grande chioma nera di capelli crespi. „E tu non ti siedi?“ Io ero restato in piedi in paziente attresa, ma adesso capivo che non sarebbe stata una faccenda brevissima. „Pensavo di andare in casa a cambiarmi“ Stefania era già su di giri ed interloqui ridanciana „L'ha appena preso in culo da un ragazzo nero e gli sta colando la sborra dal sedere!“ e cominciò a ridere più forte. Le ragazze alle mie spalle non avevano notato la macchia sulla tuta e cominciarono tutti a volermi guardare i pantaloni, ridendo a loro volta e non la smettevano più. „E quanto ti è piaciuto?“ Mi chiese gentile quello, mentre giocherellava con i capezzoli della Stefania „Sì, abbastanza, ma non è stata una grande emozione.“ Intendevo dire che non era una faccenda di passione amorosa o simile, ma tutti intesero che fosse una cosa per me piuttosto normale. Stefania si girò verso il ragazzo e gli spiegò a voce alta „Io lo inculo spesso con lo strappone. “ Nel frattempo le tre dietro di me sui gradini inferiori si erano impegnati ad abbassarmi tuta e slip per guardarmi il buco del culo; una prese una biro e me la infilò dentro, ritraendola bagnata. E continuavano a ridere, mentre Stefania stava già limonando col ragazzo, con la testa girata sopra la propria spalla. Io approfittai della piccola confusione e guadagnai il passaggio, scavalcando le gambe del giovane intento a palparsi mia moglie. Arrivato all'entrai e corsi in bagno a pulirmi rapidamente,appartamento uscendone dopo pochi minuti e tornando subito ad affacciarmi sulle scale con la parte superiore della tuta ed un paio di slip puliti: ero curioso di vedere come andò la faccenda tra Stefania ed il ragazzo marocchino sconosciuto: ma lì non c'era più nessuno. Ero perplesso: lo aveva seguito così, disinvoltamente? Colomba? Era la prima volta che lo vedevamo, per cui era evidente che non abitava in uno degli appartamenti del nostro edificio. Che fosserro andati altrove? Magari erano andati a casa di lui? Mentre me lo domandavo, risolsi di togliermi gli slip puliti e la parte superiore della tuta grigia lasciandoli in bagno e di andarmene finalmente a dormire, pur col cruccio che mi rimaneva. Accesi la luce in camera da letto e rimasi a bocca aperta e tutto il gruppo si mise a ridere e le ragazze anche ad applaudire: sul lato del letto di Stefania c'era lei, con sdraiato al suo fianco, quasi sopra di lei il giovanotto , mentre sull'altro lato giaceva un altro dei ragazzi e per terra di fronte al letto l'ultimo, con le tre ragazze. Venne anche a me da ridere: „Bella sorpresa! Ma io non compio oggi i 26 anni!“ esclamai, mentre tutti rumoreggiavano, osservando la mia faccia sorpresa. „Vedi amore mio“ mi disse Stefi tra una risata e l'altra„ Il nero là ha fatto una cosa troppo breve e veloce e m'è rimasto parecchia voglia: e guarda qui che bel ragazzo giovanessimo e cazzuto che ho trovato al volo! “ Gli teneva con la destra il cazzo, già notevolmente duro e grosso e glielo segava appena appena, lentamente. Deglutii un po' a fatica, non certo sconvolto perchè so benissimo che la mia Stefi non è una ragazza timida, ma perplesso „E ... gli altri?“ risposta pronta della mia moglie vuolettina„ I due maschietti svuotarsi le palline nel tuo buchetto e le ragazze hanno anche loro i loro diritti e per l'intanto ci guardano; poi chissà!“ In quattro si miserro nuovamente a ridere a tutto volume, Mentre Stefi ed il suo nuovo maschietto limonavano e lui era già sopra di lei e stava per penetrarla, cosa probabilmente facile non solo per via dell'altro che nessuno un'ora prima le aveva già sborrato dentro, ma anche perchè aveva lei una gran voglia del suo cazzo. Nel frattempo io mi sdraiavo prono accanto a loro ed il Marocchino già sul letto si spostava a sedere sul cuscino, mentre l'altro si sdraiava prono sopra di me intento a succhiarlo al primo. Fui penetrato senza sforzo, ovviamente perchè il mio buco era già stato utilizzato; il cazzo che avevo in bocca si eresse quasi subito, visto che lui se l'era già menato un po'; dopo un po' il primo che mi inculava disse qualcosa in arabo all'altro ed agilmente si scambiarono: io notai che erano davvero molto simili e con facce abbastanza anonime e pensai che farlo con loro era un po' come farlo con tutti i ragazzi loro coetanei. Ma era Omar che chiavava Stefi che a me eccitava di più. Il primo dei miei due mi sborrò in bocca e gli succhiai la sborra con soddisafazione, mentre l'altro mi veniva in culo; non sapevo se volevano letto ancora qualcosa, ma erano soddisfatti, scesero e fecero l'atto di andarsene, trascinando con sè le tre ragazze che visibilmente si addormentando. Io mi alzai ed andai alla porta dell'appartamento, per farli uscire e richiudere; tornai in camera ed Omar aveva anche lui terminato con Stefi, che pure si era bellamente addormentata beata ed ora infine soddisfatta. Chiesi admar, che non mi si era presentato ma che avevo così sentito parlare da lei, se si avviava adesso, ma lui mi rispose che abitando fuori città ed essendo ormai le 3 di notte, doveva dormire da noi: la sua non era una spiegazione naturalmente, ma una semplice spiegazione. A me sarebbe piaciuto un triangolo con Stefi ed Omar, il cui cazzo, scuro ed arcuato mi attirava assai, ma lui non sembrava per nulla intenzionato; dormì con Stefania abbracciata alla sua destra e con me alla sua sinistra. Al mattino mi suonò alle 8 la sveglia da polso e mi alzai per fare una veloce colazione e recarmi al lavoro in Università. In cucina accesi i fornelli per scaldare qualcosa e non sentii sopraggiungere Omar che, come l'altro della serata, mi si appoggio col corpo nudo da dietro, facendomi sentire subito il suo cazzo tra le chiappe: „Io vado a lavorare più tardi, ma adesso faccio anch'io colazione: la mia colazione sei tu! “ Mi dichiarò cordiale ed io „Sì ma non qui, mi scotto col gas!“ „Appoggiati al tavolo!“ Lo feci e lui subito mi penetrò, senza mia resistenza: anche nelle ultime 24 ore ero stato inculato già 5 volte, contando Stefi con lo strappone. Mentre mi fotteva allegro, mi disse cordialmente che lui vendeva appartamenti per conto di una agenzia immobiliare ed aveva il primo appuntamento alle 12, per mostrarne uno a dei clienti. Io gli spiega che anche Stefi era libera fino alle 11 e poi è andato alla mensa. Mentre si irrigidiva e sborrava in me, io capii che in realtà lo avevo desiderato tutta notte. Poi mi inginocchiai per ripulirglielo ed in quello sopraggiunse Stefi, che esclamò, rivolta a lui „Ma che bravo il mio ometto!“ Ed a me „E tu ormai prendi più cazzi che fighe.“ Nessuno di noi due le rispose. Io lasciai perdere la colazione, per non coprire nella mia bocca il sapore della sborra di Omar, che poteva rimamnermi per mezza giornata. Al mio ritorno, verso le 16, vidi Stefania che scrutava il calendario murale „Ho sbagliato a contare i giorni.“ Mi disse abbracciandomi e baciandomi con insolita passione. „Quali giorni?“ „Della mia ovulazione; devo aver girato per sbaglio due pagine di calendario o tre.“ „E quindi?“ „Quindi in realtà sono fertile da ieri a dopodomani.“ „Hai avvertito il tuo Zairota e gli altri?“ „Col cavolo che li avverto! Mi danno quattro giorni di permesso pagato e mi faccio qualche scopata extra con dei cazzi neri: collo che mi sogno di avvertire cavorli! “ Lei non aveva mai preso la pillola per problemi di fegato e di regola io avevo evitato di sborrarle dentro nei giorni a rischio. Arrivò a Stefi una chiamata dallo Zairota, che si chiamava Pierre, ma ignoravamo se fosse il suo vero nome. „Devi andare al loro circolo alle 19.“ „Io?“ „Cosa vuole da me?“ „E che ne so!“ MI parse strano, perchè quello le aveva parlato per diversi minuti e lei aveva ascoltato attenta in obbediente silenzio. Comunque, alle 19 attraversai la via e percorsi i duecento metri. Mi accolse uno sconosciuto e gli spiegai che venivo per istruzione di Pierre. „Aspetta qui!“ mi disse, richiudendo la porta. Aspettai e dopo dieci minuti arrivati un altro, che mi accompagnano in una stanza al primo piano; sopraggiunse la sissy già vista e mi fece sedere su uno sgabello alto; l'altro mi disse di abbassarmi i pantaloni ed io non capivo il motivo; mentre apriva un armadietto, mi rischiara "Non vogliamo che la troietta correre possa correre di te! „Non lo sapevi?“ aggiunse allora vedendomi meravigliato. „No, nessuno me ne aveva parlato.“ „Eppure Pierre deve aver detto alla tua troietta.“ E se ne andò, consegnando in mano alla sissy una gabbietta di castità: io non l'avevo mai indossata ed ero un po' emozionato , anche perchè lei mi stava manipolando i genitali ed io era parecchio che non avevo occasione di sborrare; temninò in cinque minuti e nel mentre sopraggiunse Pierre, che mi apostrofò „Certo che la tua Stefania lo sapeva, gliel'ho detto al telefono qualche ora fa e le ho detto di farti sborrare, perchè adesso per una settimana sei in castità!“ Non risposi nulla, educatamente. „Adesso vai e non danneggiarla, perchè ne abbiamo poche.“ Era identica a quella che indossava la sissy. Lui se ne andò e la sissy mi accompagna all'uscita; io non sono timido e mi domandai se non fosse maleducato porgere a lei la domanda che avevo in mente: ma osai. „Stefania ha notato che non hai i denti: come mai?“ „Così non rischio di graffiare i grossi cazzi neri quando faccio dei pompini o li ripulisco!“ rispose allargando la bocca e mostrando le gengive vuote, ma non seppi se scherzava o meno . Mi salutò allora cordialmente aggiungendo “A me la sborra piace, ne vivrei!” “Anche a me piace.“ E me ne tornai a casa. „Sei contento?!“ furono le parole con cui mi accolse la mia mogliettina. „Ma tu lo sapevi, quindi.“ „Certo, ti ho voluto fare la sorpresa, fammi vedere, spogliati completamente e vieni di là!“ Andammo in camera, mi fece sdraiare sul letto e mi guardò a lungo il piccolo carcere, manipolandolo e controllando che non fosse in alcun modo forzabile. „Mi eccita tantissimo vederti così!“ e me lo prese tutto in bocca, strusciandosi nuda su di me. Mi eccitava davvero moltissimo, dopo le scopate passive recentissime e la mia castità durava in realtà già da più di una settimana. Insistette a lungo ad eccitarmi ed io prevalentemente sudavo, sdraiato supino a braccia aperrte, con lei che si agitava sopra di me. Sentii un rumore alla porta ed è entrato Omar. „Gli ho dato la chiave, così può chiudere quando esce ed entrare quando arriva, mi spiegò Stefi. Pensai che lo conoscevamo da meno di 24 ore. Si alzò dal letto ed andò a baciarlo da innamorata. Poi „Guarda qui il mio maritino!“ Gli mostrò la mia gabbietta e gli raccontò la faccenda, ma non gli disse che era già fertile, a causa del suo errore di calendario. Lui mi guardava e non smetteva di ridacchiare: forse vedeva per la prima volta un dispositivo di castità maschile e lo manipolò a anche lungo lui: ero l'attrazione della serata. Mi fece alzare e, nudo com'ero, mi trascinò fuori per le scale, suonando al campanello del piano inferiore per mostrarmi ai ragazzi marocchini suoi amici; c'erano anche i loro genitori e l'esibizione durò un bel quarto d'ora; Stefi era rimasta sulla porta del nostro appartamento, ascoltandoci, ma non scese. Infine ritornammo in casa da noi e lui mi disse di liberargli un po' di spazio nel nostro armadio in corridoi, perchè aveva portato una borsa di suo vestiario. „Non serve, gli spiegò Stefi, ho già provveduto io.“ E cominciarono a pomiciare, andando verso il letto. „Tu vieni qui e sdraiati di traverso!“ mi indicò di fare lei: obbediente, mi sdraiai supino, di traverso, al centro del letto edi aspetta; lei si sdraiò supina con il bacino sopra il mio e con la mano sinistra mi afferrò la gabbietta col suo contenuto; lui si sdraiò in posizione classica su di lei e, senza esitazione, la penetrò, cominciando subito a pomparla. „Così la tua sborra arriva più facilmente al mio utero, capisci?“ gli disse. Lui non rispose e continuò il suo compito. Stefania, forse catturata dal momento di passione, stringeva i miei genitali con grande forza ed anche con le unghie, ma non volli disturbarla in questo frangente ed io mi rallegravo che lei usava la mano sinistra, certo meno forte. Anche il giorno dopo io uscii, lasciandoli in casa soli „Custodiscimela bene!“ dissi ad Omar salutandolo. Al mio ritorno c'era solo Stefania, mogia. „Stasera non può dormire qui, perchè domani ha un appuntamento alle 7 nell'entroterra, vicino a casa dei suoi genitori. E' passato di qui e ti ha lasciato questo: „Per me?“ Aprii il sacchetto di carta e vidi due piercing uguali, a forma di gancio, lunghi 3 centimetri e terminanti con due palline svitabili. Vedendo la mia esitazione, li prese in mano „Ti fai fare i buchi ai capezzoli e poi te li infili!“ „Ah..“ Non capivo lo scopo. Ha ordinato anche due targhette e quando le consegnano le appendiamo lì.“ „Con scritto cosa?“ „Quando le vedi, capisci!“ Ma poi cambiò idea „Su una c'è scritto OMAR, sull'altra STEFI: sono perfettamente simmetriche. “ La simmetria era invero una ossessione seria di mia moglie. Il giorno dopo, tornando a casa la trovai ancor più depressa: „Anche stasera non viene non avrà mica un'altra?“ „Non una, cento!“ Celiai, ma lei non sorge e mi guardava storto. „Ma tanto domani non è già giorno di trombata al circolo?“ „Non capisci niente! Là prendo sì dei bei cazzoni neri, ma lui ... lo amo!“ „Se mi ha mandato i piercing, vuole poi sicuramente vedermeli!“ Era già più convinta. Sabato a casa dal lavoro, andai a farmi bucare i capezzoli: trovai l'esperienza molto dolorosa per i miei gusti. Stefania andò al circolo più volte durante il giorno, perchè volevano avere le massime probabilità e non certo stare a perdere tempo. Mi disse che aveva chiesto di me. „Per via della gabbietta?“ (mi dava moltissimo fastidio e non certo solo perchè mi impediva attività sessuale con Stefi; anzi in realtà era proprio il fatto di indossare la gabbietta ad eccitarmi, sia perchè mi sentivo toccato lì, sia soprattutto perchè mi ricordava continuamente le vicende familiari, sia del circolo che di Omar). „No, credo che a qualcuno vada di incularti, non solo al ragazzo dell'altra volta: domani vieni!“ Domenica andammo entrambi e ci separarono subito, come la prima volta; la sissy mi vide alla finestra e mi salutò cordialmente, spalancandomi ostentatamente la bocca sdentata. Stavolta non era sotto il tavolino, ma aspettava seduta nuda per terra; e non c'erano neanche gli altri a giocare a carte. Il ragazzo della volta precedente si mise di nuovo alle mie spalle „Come ti chiami?“ gli chiesi per cordializzare un pizzico. „Cazzo te ne frega!!“ Mi rispose scostante. „Tu non chiamarmi, perchè sono già qui!“ e rise della propria battuta. Io ero già ben ingrassato nel culetto e mi trombò contento. Avrei voluto chiedergli se lo faceva a tutti i mariti/fidanzati delle ragazze che venivano a farsi ingravidare, ma non osai; con mia sorpresa, dopo cinque minuti si staccò da me, senza aver raggiunto l'orgasmo; mi girai e vidi che era sopraggiunto un altro, sulla mia età, che senza parlarmi prese il suo posto: fui contento, perchè questo era più alto e grosso, come piace a me; anche lui però non mi sborrò in culo; mi fecero girare e ci allontanammo di qualche metro dalla finestra: „In ginocchio!“ Me lo misero in bocca, prima il mio coetaneo e poi l'latro e me li succhiai con gusto, mentre loro mi tenevano la testa per aiutarmi nel ritmo; dopo la prima sborrata, la seconda. Li ripulii bene dalla loro buonissima sborra. Poi feci istintivamente per rialzarmi. „Non ancora!“ disse il giovane più. Ed entrambi, con soddisfazione, mi pisciarono contemporaneamente verso la bocca, tenendosi in mano i cazzi ora ridottisi. La mia maglietta era fradicia ed adesso lasciava quindi intravedere le incerottature ai capezzoli. „Alzati ora!“ mi disse il giovane e borbottò qualcosa in una lingua ignota ed io compresi che l'altro non parlava italiano. Mi sollevò la maglietta e mi strappò un cerotto per vedere. Aveva ripensato alla mia banale domanda e rettifico "Se mi incontri per strada, visto che abitate qui vicino, chiamami semplicemente "PADRONE" e togliti il cappello. Non aggiunse nulla e se ne andarono. Io non porto mai cappelli. Stefi mi disse che l'indomani, ultimo giorno della sessione, sarebbe andata da sola. Bene! Peraltro le avevano già fatto omaggio del tester per verificare la gravidanza. Omar è arrivato e non così esporre la gioia di Stefi e le feste che gli fece. Si mise sul letto a ballare e non ne scendeva più. Aveva già le targhette da appendermi, in realtà recanti l'una solo una “O” e l'altra una “S”. Stefi me le infilò subito e riavvitò le palline „E non togliertele mai!“ mi ingiunse. Ma Omar aveva anche un altro regaluccio per me, questo però richiestogli da lei: un paio di sandaletti neri da schiavo con i laccetti attorno al piede: avevano un certo spessore, una minima zeppa, di un paio di centimetri. „Questi sono per questa estate: essendo neri puoi portarli anche al lavoro.“ Poi però chiese ad Omar perchè non li aveva presi un paio di centimetri più alti di tacco e suola „Perchè non voglio che sembri più alto di me.“ Rispose quello per celia, sovrastandomi in realtà di almeno dieci centimetri di statura. Per fortuna anch'io mi ero procurato un regaluccio per lui: un frustino nero col manico di trenta centimertri e le strisce di cuoio lunghe altrettanto: perfettamente utilizzabile in un piccolo appartamento: l'ispirazione m'era venuta quando a letto mia gli aveva detto, durante la scopata, „Voglio essere solo la tua schiava, picchiami e frustami pure!“ Omar gradì, ma Stefi mi guardava contrariata, se lo fece passare e cominciò a frustare me, pur ben sapendo che non sono affatto masochista ed amo al contrario la dolcezza; poi glielo restituì e lui le promise di arrossarle le chiappe. Il giorno seguente, essendo terminato la sessione ufficiale per l'ingravidamento di Stefania, andai in serata a farmi togliere e restituire la gabbietta. „Non se ne parla finchè non ha il test positivo!“ mi fu risposto. „E se per caso non avesse funzionato?“ „Sarà per il mese prossimo.“ La porta mi fu chiusa in faccia senza ulteriori chiarimenti. Già nella mattinata seguente il test risultò positivo e tutti fummo rallegrati. Tornai alla carica, ma mi chiesero un certificato del centro sanitario di quartiere, perchè il tester dimostrava che una donna era gravida, ma non chi e di chi. Peraltro col certificato e con la risonanza era possibile anche ottenere subito l'esenzione dal canone di affitto, avendo in grembo il figlio di uno straniero, anche se solo in via conferma provvisoria in attesa della definitiva dall'esame del DNA. Stefania quindi iniziò a prepararsi psicologicamente al prossimo soggiorno zairota. Non così perchè la faccenda la rendeva nervosa, forse l'idea di lasciare Omar per un lungo periodo. E' ovvio che a metà giugno le temperature sono sensibilmente ed in tre nello stesso letto ci si dava fastidio; Omar e Stefi non dormivano più abbracciati, ma dopo una o due scopate si distendevano a fianco. Nel nostro bilocale però non c'era assolutamente spazio per un altro letto o brandina; fui quindi io a suggerire, dopo l'ennesima ginocchiata ricevuta, che io dormissi di traverso ai piedi del letto. lo dissi a ragion veduta, ben sapendo che questo li avrebbe invogliati entrambi a farsi leccare da me le dita dei piedi ed io, già uso a farlo a mia moglie, bramavo però adesso succhiarle al bel ragazzo, mentre a lui non era venuta l' idea: troppo giovane per avere adeguata fantasia. In effetti la mia astuzia fu premiata e loro ebbero anche la gentilezza di farsele succhiare ogni sera, facendosi la doccia al mattino, così che io le trovavo deliziosamente odorose della giornata di inevitabile sudore. Stefania era ora in congedo a tempo indeterminato ed Omar non accettava più appuntamenti di mattina presto. Dopo una settimana, preparò un piccolo bagaglio per partire: Pierre aveva fretta di iniziare il nuovo commercio, importando in Europa auto di lusso vecchie di un paio d'anni appartenute ai ricchi africani. Non avrebbe volato insieme: lui era già partito e lei lo avrebbe seguito dopodomani. Aveva lasciato un pacchetto per Stefi, con un capo da indossare per il viaggio e fui stupito quando glielo vidi: era un vestito a fiorami su fondo celestone, aperto nella zona addominale che rimaneva scoperta. „Così quando la pancia cresce trova spazio.“ Osservò saggiamente mia moglie. Ci lasciò al mattino presto con grandi baci ed abbracci per Omar ed un simpatico ciao-ciao con la manina a me. Io andai a tentare ancora una volta di farmi togliere la gabbietta, perchè ormai era tutto in regola e la mia lei era in volo per l'Africa. Ma non trovarono subito la chiave e mi dissero di provare l'indomani. Insistetti il giorno seguente e finalmente la sissy mi potè liberare; mi sembrò davvero di tornare infine arespirare, ma con mia sorpresa mi prese subito il cazzo in bocca e cominciò a succhiarlo: non avevo sperato tanto, ma mi ingannavo un po', perchè dopo un paio di minuti eiaculai senza nessuna erezione. „Ti ci vuole un po' perchè ti torni abbastanza normale.“ Mi spiegò. „Adesso hai qualcuno da poter scopare?“ „Beh ... in verità no, faccio solo sesso passivo.“ „Ah è per quello, ti sei femminilizzato un pochino, ma se vuoi ti aiuto io: il mio buchetto te lo offro volentieri gratis.“ In effetti dopo qualche giorno tornai, ma alla porta mi fu semplicemente risposto che era occupata e decisi di rinunciare, principalmente perché ero preso emotivamente da Omar con cui ero rimasto solo ed ora mi chiamava sempre "Mia troietta", trattandomi come fossi la sua raggazza. Fu allora che mi disse che voleva che mi radessi il pizzetto di barba che portavo sin dalle scuole superiori e che mi depilassi le gambe: lo feci immediatamente. Non era passata una settimana dalla partenza di Stefi e, tornando a casa, trovai in camera da letto due ragazze marocchine del piano di sotto, nude insieme ad Omar. „Lei adesso viene a stare qui, perchè stanno giù troppo stretti, mi spiegò lui, indicandomi una delle due; io non le distinguevo e mi disse che effettivamente erano gemelle. Non avevo nessuna obiezione e certo non avrei giammai pensato di dirgli qualcosa come „Ma sono io che pago l'affitto“, anche perchè non solo non sono maleducato ma per di più era anche assolutamente falso: grazie al fatto che lui aveva ingravidato Stefania, ora l'affitto era divenuto essenziale. Solo dopo qualche giorno capii che una delle due gemelle aveva un neo alla base del collo e l'altra no; allora ei la certezza che si alternano a dormire nel lettone, mentre spesso di giorno vi due due. Io acquistai immediatamente il gradito privilegio di poter succhiare anche a loro le saporose dita dei piedi, ma essendo ancora giovanissime vollero anche sperimentando alcune, per loro, novità, in particolare lo strappone nel mio culo. Omar comprò anche un bel dildo anale di grosse dimensioni, che mi prescrisse di tenere in culo costantemente, giorno e notte, tanto non dovevo andare al lavoro per la solita chiusura estiva dell'università. Con questo, dopo una settimana potei soddisfare il desiderio finalmente delle ragazze di fottermi con la mano guantata ed unta di gel: furono entusiaste ed io mi rallegrai di averle fatte contente con così poco; solo mi preoccupavo che se il mio buco del culo fosse divenuto troppo largo, Omar non hai provato più soddisfazione a fottermi, ma mi preoccupavo inutilmente perché per tre giorni si fece spompinare, così che potei gustare il magnifico sapore del suo seme, e poi il mio buchetto era gtornato normale e tornato a scoparmi, alternandomi a suo piacere alle due ragazze. Era iniziato luglio e da Stefi non giungevano notizie. Io ero preoccupato e ne parlai con Omar, ma lui se ne stava già dimenticando e mi disse „Ma quella non torna più! Dall'Africa non si torna indietro.“ Ci rimasi molto male. Lui però non era mai stato nell'Africa nera, cioè sub sahariana. Ero a casa dal lavoro tutto il giorno e non sapevo bene cosa fare; un paio di volte erano venuti a trovarmi i ragazzi marocchini, che già mi avevano inculato il giorno che avevo conosciuto Omar, che volevano svuotarsi in me i coglioni pieni, visto che le loro fidanzatine erano andate fuori città in vacanza. Finalmente mi è arrivato un SMS, da un numero sconosciuto, ma era di Stefi: non detto molto ed io lo lessi e rilessi cento volte; diceva che si trovava bene e si divertiva, che non sarebbe più stata disposta a tornare alla vita di prima e che presto dovevo raggiungerla, di prepararmi. Era quest'ultima indicazione ovviamente la più importante. Un forte temporale di inizio luglio aumentò l'umidità dell'aria ma non rinfrescò: appena terminato di piovere andai al supermercato perchè al mio Omar piaceva lo shampo alle ortiche, non facile da trovare. Tornando, facevo attenzione alle pozzanghere con i miei sandali da schiava, e non feci molto a caso ad una fila di ragazzi neri seduti su un muretto di cinta alto circa un metro e mezzo, ma mentre passavo davanti a loro mi sentii apostrofare „Ehi tu !“ mi girai cercando tra i cinque quello che mi aveva chiamato e lo riconobbi come il ragazzo del circolo. "Buongiorno! ... cioè buongiorno Padrone!“ mi corressi prontamente. „Dove vai?“ „A casa mia.“ „E la tua donna è in Senegal?“ „No, nello Zaire.“ „E tu cosa fai da solo qui?“ „Nulla sono in vacanza dall'univerità.“ „Sì , ma dove pucci il biscotto?“ “Non ho nessuna, se intende questo. “ „Certo che intendo questo. Vieni fra due ore da noi che ho qualcosa io per te.“ „Ah, bene.“ E feci per proseguire. „E adesso dove credi di andare qualcosa?“ „Mi ha detto tra due ore!“ „Sì, ma se io do a te, tu devi dare qualcosa a me.“ „Cosa?“ Vieni qui vicino!“ Indossavano tutti i pantaloncini corti ed erano a torso nudo ed a piedi scalzi; Mi avvicinai a lui e quello tirò fuori il cazzo dai calzoncini e semplicemente mi disse: „Dai succhia!“ Spompinare per strada un ragazzo fu un'emozione forte; gli altri quattro, due a destra e due a sinistra ci guardavano sorridendo in silenzio; gli venne subito abbastanza duro, ma non si decideva a sborrare; finalmente si piegò uin po' indietro e mi tolse piuttosto l'uccello dalla bocca, schizzandomi sulla faccia, mentre se lo menava con la destra per spremere i getti. Esitai non sapendo se ancora qualcosa. „Adesso puoi andare, ci vediamo dopo!“; poi mi aggiunse „La volta prossima che ti vedo qui, ci spompini tutti!“ e risero di gusto tutti assieme. Dopo due ore arrivai puntuale al circolo: stavolta la porta era aperta ed alcuni ragazzi erano seduti fuori su seggiole di plastica a bere birre, assieme a delle ragazze bianche: tutti a torso nudo, anche le ragazze, e tutti scalzi; lui era lì, lo vidi, lo salutai „Buongiorno Padrone!“ e lui mi fece di segno di avvicinarmi e mi chiese a voce alta, per farsi sentire bene da tutti: „Allora la tua mogliettina è nello Zaire a farsi sbattere dai ragazzi neri eh ?“ „Penso di sì effettivamente, ma non ho sue notizie adeguate.“ Si alzò dalla seggiola „Vieni con me!“ e si avviò all'interno, raggiungendo la solita stanza che già conoscevo per avervi osservato Stefania. Non c'era dentro nessuno; „Siediti lì!“ mi mise una mano sulla chiappa e mi spinse sul letto, poi se ne uscì. Tornò dopo due minuti con una ragazza nera, giovanissima, completamente nuda e scalza, tranne per un berretto da basket rosso. „Lei è appena arrivata dalla Costa d'Avorio e non capisce la tua lingua: puoi scoparla come vuoi tranquillamente, te lo dico io!“ Poi cambio idea „Anzi ti faccio vedere.“ E toltisi i pantaloncini la mise sul letto ed a iniziare farsi spompinare; appena ce lo ebbe un po' in tiro glielo mise dentro ed intuii che lei aveva una figa ben larga. Impiegò dieci minuti a svuotarsi le palle, ma durante l'orgasmo estrasse il suo bel cazzo nero e la schizzò, sia sul pube rasato che sulle tette ed anche in faccia. Poi si girò verso di me „Tocca a te, dunque“ Erano due mesi che non eiaculavo ed ero un po' bloccato, mentre lei rimaneva sdraiata supina ad aspettarmi; non ebbi gran difficoltà ad infilarglielo, perchè era larghissima ed era stata appena lubrificata, anche se a me non era venuto completamente duro: appoggiandomi su di lei sentii il bagnato sdul suo corpo della sborra fresca e lle baciai il viso, ripulendoglielo con la lingua, così sentii che il mio cazzetto migliorava la rigidità. Alle mie spalle lui in piedi chiacchierava al cellulare, osservandoci. Mi bastarono tre minuti per sborrarle dentro e mi rialzai in piedi. „No“ disse spingendomi di nuovo sul letto, „adesso le ripulisci la figa con la lingua!“ Ripulii dalla fighetta rosa la mia e la sua sborra, senzale distinguere. Mi alzai di nuovo ed uscimmo. „Sei contento?“ „Sì grazie, Padrone“ Nessuno si occupò più di me ed io andai casa; avrei voluto chiedergli se per caso potevo tornare l'indomani, ma non osai; ero certo che sarei stato meno teso e ne avrei tratto molto maggiore soddisfazione; comunque pensai che potevo passare di lì per caso alla stessa ora e vedere se fosse possibile ripetere l'incontro. L'indomani in amttinata ricevetti però una e-mail (finalmente mi rispondeva!) di Stefania: voleva che la raggiungessi e mi indica qualeva con aereo, già da leimi; c'erano annesse tre sue foto, in cui appariva in gran forma in pieno sole, mentre la quarta la rappresentava con un abito da sera in un locale: l'abito era lungo sino ai piedi e davanti lasciava completamente scoperti i seni. In nessuna foto nota una crescita del pancino da gravidanza. Furono tre settimane di snervante attesa ed era già agosto quando atterrai a Kinshasa, grandissima e confusionaria capitale. Presi un taxi ed andai all'indirizzo, che risultò essere una villa di periferia, circondato da un parco e con un cancello chiuso, dietro cui si intuiva una guardia armata; non credevo ai miei occhi, perchè mai avrei immaginato che Pierre se la passasse tanto bene. Ero atteso e, pagato il taxi, entrai a piedi, senza dover attendere all'ingresso; la guardia mi fece solo segno di andare dritto alla villa. Avevo solo una borsa con un po' di biancheria e mi ero portato pochi quattrini, su esplicita indicazione di Stefania: il che, dato il lusso evidente del luogo, si spiegava facilmente. Lei mi aspettava sopra tre gradini in bikini, ma con zoccoli a tacco alto: ebbi l'istinto di salire ad abbracciarla e baciarla, ma lei si girò, dicendomi di seguirla. L'interno della villa era affresco di condizionamento e sembrava deserto. Giusto per dire qualcosa, le chiesi „Come sta Pierre?“ „Chi??“ mi replicò ed io tacqui stupito. Mi fece sedere su un divano di fronte a lei, in vimini, nel patio sul retro della casa. Sembrava davvero un'altra donna, rispetto a poche settimane prima, e non era per nulla appesantita dalla gravidanza, ma certo era ancora troppo presto. „Come sta il nascituro?“ Le chiesi ed ella non rispose se non con un gesto della mano, come per dire „Lascia perdere!“ Non sapevo più che fare e la mia gran voglia di ricongiungimento era moribonda. Dopo un momento di silenzio, chiarì la situazione: „ Ti ho fatto venire per firmare le carte per il amore: io vivo con un uomo di qui e ci sposeremo tra due settimane. Se tu dovessi cercare di guadagnare tempo per qualsiasi ragione, ragione E mi porse una busta oltre il tavolino che ci separava. Mi veniva da piangere; guardai le foto tra le lacrime: ero io, con la ragazza della Costa d'Avorio, chiaramente fotografato dal ragazzo alle mie spalle poche settimane prima. „Perchè?“ „Come perchè? Non vedi come mi sono sistemata bene! Lui è molto anziano e soffre di disturbi cardiaci, perciò ho molta fretta. Se tu fai il bravo, ti offro una buona sistemazione qui e ti trovo subito anche una moglie.“ Ero mezzo affranto, mezzo allibito. Tanto per rispondere qualcosa dissi: „Quale sistemazione?“ „A me serve un ometto tuttofare per sbrigare certe pratiche e deve anche farmi da autista; tu parli un po' di francese e te la caverai anche qui benissimo!“ Poi si intenderì un pizzico, vedendomi ultrasconfortato ed aggiunse: „Dai vieni dentro a mangiare!“ Ed ancora „Capisci che balzo che ho fatto, da cameriera di una mensa, residente in un bilocale ad adesso!?“ „Sì, vedo.“ Sussurrai. E subito dopo „Va bene, ti firmo le carte che vuoi!“ Mi strinse forte il braccio e mi diede un bellissimo baciotto sulla guancia. Mangiammo, serviti da un cameriere alto e statuario. „E il tuo nuovo uomo, chi è?“ Un uomo d'affari: ha 76 anni e qui la proprietà è già tutta intestata a me; lui si è tenuto l'usufrutto. L'ho conosciuto perchè è stato tra i primi clienti da cui sono venuta per comprare l'auto. Si è subito invaghito di me.“ E lei si era invaghita dei suoi soldi. „E per il sesso?“ Osai chiedi. „C'è questo“, indicando col nasino il cameriere. „Lui lo sa, ma non vuole che si sappia in giro.“ Non mi chiese di Omar, nè io lo nominai. Dopo un'ora eravamo davanti al notaio per l'autentica delle firme. Poi tornammo alla villa e mi mostrò il mio alloggio, in una depandance: era più spazioso del nostro bilocale, con aria e vista sulla grande piscina. „E chi è la ragazza con cui dovrei vivere?“ mi permisi ancora di domandarle, essendosi sgelata la tensione iniziale. „Ma quella naturalmente la gia già, è conosci puttanella delle fotografie!“ Ero di nuovo allibito e lei mi spiegò „Lei lavorava come battona per quello che chiamavamo Pierre, adesso ha 18 anni e può sposarsi legalmente con te.„ „E continuare a fare la battona??“ „No, adesso lavorerà per me. Comunque è ivoriana come ti hanno detto, solo per farti pensare ad un collegamento con, è di qui“ Quindi aggiunse: „Naturalmente anche tu non avrai uno non università, circa doppio anche di quello che ti dava l'università: qui gli stipendi sono molto più alti che in Europa. Ah, in pubblico, ricordatene, mi darai sempre del „VOI“, alla francese.“ „Io ho ancora il piercing con la S“ Osservai, tacendo l'altro che pure portavo. „Continua sempre ad indossarlo: segna che mi tieni, come servitore!“ Il giorno dopo la ragazza nera arrivata subito e mi salutò cordialmente, con un bel bacio lungo con lingua in bocca: poi si distese sul letto a farsela leccare e vidi immediatamente che dalla fighetta le colava sborra copiosa. „So che ti piace!“ mi sussurrò comprensiva. In effetti, la sborra bianca che cola da una figa fuori nera e dentro rosa potrebbe essere la vera bandiera tricolore dell'umanità tutta. Cercai di adattarmi alla nuova vita e pensai che potevo spedire dei certificati medici all'università, dandomi malato per qualche mese; poi mi sono rassegnato le dimissioni, ma intanto avrei preso anche quello composto. Una sera guidai l'auto con dietro Padrona Stefania in un locale notturno ormai suo: riconobbi lo scenario della quarta foto inviatami. Lì lavorava come cameriera la mia futura mogliettina, ma quella sera non c'era. Non avevo ancora visto il futuro della mia ormai ex ed osavo ipotizzare che un domani, morto lui, forse avrei potuto recuperare Stefania, a cui mi sentivo ancora legatissimo, anche perchè le grandi corna che mi aveva procurato erano state per me parte del gioco e le avevo sempre gradite per l'emozione forte che mi avevano trasmesso, rispetto ad una vita piatta e noiosa che, peraltro, nessuno oggidì pratica più. Ed anche il venire posseduto sessualmente dai vari maschi mi divertiva assai, così come amavo leccare la loro sborra. Dopo una settimana, fui svegliato all'alba da un notevole frastuono: diverse auto erano entrate nel parco e due erano della polizia, con relativi lampeggianti accesi. Lo sconquasso durò un'oretta e vennero anche da me, mentre la mia futura mogliettina non era rientrate per l'intera nottata. Dissi che io ero l'autista e che lavoravo lì da pochi giorni e visto dove alloggiavo se ne andarono convinti. Riuscii con l'aiuto del consolato a rientrare a casa ed a settembre tornai all'università, dove della mia gita africana non sapevano nulla. Ero un divorziato e come tale ora potevo legalmente risposarmi in qualsiasi momento, senza alcun passaggio burocratico. Il bilocale era occupato da marocchini, ma Omar non stava più lì ed andai a vivere fuori città. Dopo tre anni fui informato che Stefania era morta, in carcere, in una città mai udita prima. diverse auto erano nel parco e due erano della polizia, con relativi lampeggianti accesi. Lo sconquasso durò un'oretta e vennero anche da me, mentre la mia futura mogliettina non era rientrate per l'intera nottata. Dissi che io ero l'autista e che lavoravo lì da pochi giorni e visto dove alloggiavo se ne andarono convinti. Riuscii con l'aiuto del consolato a rientrare a casa ed a settembre tornai all'università, dove della mia gita africana non sapevano nulla. Ero un divorziato e come tale ora potevo legalmente risposarmi in qualsiasi momento, senza alcun passaggio burocratico. Il bilocale era occupato da marocchini, ma Omar non stava più lì ed andai a vivere fuori città. Dopo tre anni fui informato che Stefania era morta, in carcere, in una città mai udita prima. diverse auto erano nel parco e due erano della polizia, con relativi lampeggianti accesi. Lo sconquasso durò un'oretta e vennero anche da me, mentre la mia futura mogliettina non era rientrate per l'intera nottata. Dissi che io ero l'autista e che lavoravo lì da pochi giorni e visto dove alloggiavo se ne andarono convinti. Riuscii con l'aiuto del consolato a rientrare a casa ed a settembre tornai all'università, dove della mia gita africana non sapevano nulla. Ero un divorziato e come tale ora potevo legalmente risposarmi in qualsiasi momento, senza alcun passaggio burocratico. Il bilocale era occupato da marocchini, ma Omar non stava più lì ed andai a vivere fuori città. Dopo tre anni fui informato che Stefania era morta, in carcere, in una città mai udita prima. con relativi lampeggianti accessi. Lo sconquasso durò un'oretta e vennero anche da me, mentre la mia futura mogliettina non era rientrate per l'intera nottata. Dissi che io ero l'autista e che lavoravo lì da pochi giorni e visto dove alloggiavo se ne andarono convinti. Riuscii con l'aiuto del consolato a rientrare a casa ed a settembre tornai all'università, dove della mia gita africana non sapevano nulla. Ero un divorziato e come tale ora potevo legalmente risposarmi in qualsiasi momento, senza alcun passaggio burocratico. Il bilocale era occupato da marocchini, ma Omar non stava più lì ed andai a vivere fuori città. Dopo tre anni fui informato che Stefania era morta, in carcere, in una città mai udita prima. con relativi lampeggianti accessi. Lo sconquasso durò un'oretta e vennero anche da me, mentre la mia futura mogliettina non era rientrate per l'intera nottata. Dissi che io ero l'autista e che lavoravo lì da pochi giorni e visto dove alloggiavo se ne andarono convinti. Riuscii con l'aiuto del consolato a rientrare a casa ed a settembre tornai all'università, dove della mia gita africana non sapevano nulla. Ero un divorziato e come tale ora potevo legalmente risposarmi in qualsiasi momento, senza alcun passaggio burocratico. Il bilocale era occupato da marocchini, ma Omar non stava più lì ed andai a vivere fuori città. 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Ero un divorziato e come tale ora potevo legalmente risposarmi in qualsiasi momento, senza alcun passaggio burocratico. Il bilocale era occupato da marocchini, ma Omar non stava più lì ed andai a vivere fuori città. Dopo tre anni fui informato che Stefania era morta, in carcere, in una città mai udita prima. Ero un divorziato e come tale ora potevo legalmente risposarmi in qualsiasi momento, senza alcun passaggio burocratico. Il bilocale era occupato da marocchini, ma Omar non stava più lì ed andai a vivere fuori città. Dopo tre anni fui informato che Stefania era morta, in carcere, in una città mai udita prima. Ero un divorziato e come tale ora potevo legalmente risposarmi in qualsiasi momento, senza alcun passaggio burocratico. Il bilocale era occupato da marocchini, ma Omar non stava più lì ed andai a vivere fuori città. Dopo tre anni fui informato che Stefania era morta, in carcere, in una città mai udita prima.
Poi, come tutti sanno, abbiamo dovuto affrontare il periodo di apprendistato sociale antirazzista: Stefania lavorando alla mensa di un teatro-cantiere della cultura afro, io come addetto alle pulizie in un ufficio dell' ERI (l´ente per l´assegnazione agli immigrati extraeuropei degli appartamenti tolti ai bianchi condannati per razzismo o xenofobia). Ero contento perchè la mia laurea in elettronica che mi portava ad una vita sedentaria veniva compensata dal lavoro fisico obbligatorio per venti ore settimanali: devo dire che questo regime di favore lo dovevo ad una coppia di anziani cingalesi, ben ammanicati in municipio, con cui condividevamo l´appartamento e che noi stavamo attenti a non criticare anche quando sbagliavano a prelevare cibarie dal frigorifero comune ed utilizzavano cibarie acquistate da noi.
Una sera, mentre a letto attendevamo che i programmi della RAI per una festa indiana, ascoltati dagli anziani coinquilini (un po' sordi) a tutto volume, terminassero e potessimo dormire, decidemmo quindite Stefania ed io, di utilizzare le nostre poche cose in un bilocale situato in uno dell'università stessa e lì iniziammo la nostra vita coniugale. Fu in quel periodo, che una sera, Stefania mi disse che doveva parlarmi e pronunciò la fatidica formula di legge "nel rispetto delle sfere reciproche", che, come sapete, rende passibile di una severa punizione amministrativa il marito che interrompa l´esposizione o risponde in maniera maleducata od anche frettolosa. Mi disse che durante la pausa pranzo un gruppo misto di afromilanesi le aveva chiesto, durante il suo servizio al tavolo, di portare loro del badjan, ma lei purtroppo non sapendo di cosa si trattasse (lei è di origine napoletana e lì si usa ancora poco ) è andata a chiedere alla caposala equadoregna, perdendo così tempo ed irritando il gruppo. Perciò quando è arrivata con la speziata in cucina loro avevano terminato di mangiare ed avevano facce risentite nei suoi confronti, che promettevano poco di buono: quello che portava il turbante più maestoso le ha detto che avrebbe reclamato per negligenza razzista (è ovviamente che una simil accusa, anche se non venire provata, comporterebbo ipso facto la decadenza da quello stage, dove lei ha peraltro modo di mangiare gratuitamente tutto quello che gli africani non hanno gradito (nonchè una macchia indelebile sul suo curriculum vitae) e perciò li ha seguiti, mentre uscivano dalla sala della mensa, cercando di scusarsi con loro: a questo punto sono entrati in una stanzetta per e prendendola a più mani l´hanno sdraiata sul tavolo di marmo (e se la sono allegramente scopata per una buona oretta, dimostrando con ciò che non erano più di tanto incazzati con lei per la precedente mancanza di riguardo. Purtroppo lei non ha nessun testimone per dimostrare la cordialità del loro atteggiamento, che potrebbe servire a smontare una accusa che le formulassero per non averli serviti a tavola. Il mio consiglio, ovviamente, fu di sfruttare l'episodio della scopata di gruppo per cercare di creare un rapporto amichevole, senza però rischiare di sembrare troppo invadente nei loro confronti. Così abbiamo escogitato un piano d´azione. Dopo di che ci siamo abbracciati forte forte ed io pensavo che avevo la rara fortuna di una moglie giovane che piaceva davvero a tanti. Dopo due giorni (l´indomani lei non era di turno) sono andato anch´io a pranzo in quella mensa (la normativa attuale non vieta che i neosposi si frequentino all´ora di pranzo: anche se forse è solo una lacuna di legge) e mi sono seduto da solo ad un piccolo tavolino discosto da quello del gruppo da lei indicami: loro sedevano in sette ad una tavolo con dieci posti e intorno terminando di mangiare, mentre il resto della sala era semivuoto. Dopo aver servito e sparecchiato vari tavoli, Stefania ha fatto in modo di indugiare nei pressi del loro gruppo, fingendo di pulire uno dei vuoti tavoli lì: ad un certo punto uno di loro l´ha vicino notata e le ha fatto di segno venire a stare con loro; lei li ha ringraziati, sedendosi, ma dopo un attimo si e´rialzata scusandosi ed è venuta da me prendere un sacchetto da supermercato con dentro finalmente dei fazzoletti di carta e si è tornata a sedere: così loro mi hanno notato . . . ed hanno abboccato, dicendole di chiamare anche me al tavolo; ho simulato un attimo d´esitazione, poi mi sono avvicinato, badando a non sedermi senza un invito esplicito: la normativa sulla non invadenza delle aree comunitarie dei gruppi allogeni è, come certo sai, molto severa. Ci hanno offerto una mezza bottiglia di birra a testa, dopo averne bevuto a canna ancora un sorso e noi abbiamo dimostrato di apprezzare la gentilezza facendo toccare fra di loro le due bottigliette, come per un implicito brindisi. Poi ci hanno lasciato in pace, non essendo curiosi dei fatti nostri, mentre noi li ascoltavamo, senza interferire nei discorsi, ma mantenendo un vago sorriso. Ad un certo punto, alzatisi, si sono stretti tutti solennemente le mani soddisfatti per una decisione presa ed hanno ordinato ad un´altra cameriera una bottiglia di barolo bianco ghiacciato: si sa che è per noi troppo costoso, ma l´esenzione fiscale ventennale agli immigrati permesso loro un tenore di vita per noi irraggiungibile. Quella è arrivata, contenta di aver soffiato a Stefania l'affare (hanno una piccola percentuale sui consumi di lusso ai tavoli) e l'ha aperta, dopo averla agitata alquanto per farne sparare lontano il tappo. Nel frattempo uno del gruppo, d´accento francese perchè zairota, le smanettava le chiappe per dimostrarsi cordiale. Brindando, il clima si è fatto subito più allegro; lo Zairota mi ha detto di andargli a recuperare il tappo, ma io ho capito benissimo che voleva solo allontanarmi un momento e quindi ho impiegato almeno tre minuti prima di "trovarlo" e tornare al tavolo: a questo punto lo Zairota mi ha detto che Stefania gli aveva confermato che io ero già al corrente che l´ avevano presa in simpatia: io ho sorriso con la faccia di uno a cui stanno per una promozione ed ho pensato che quindi l´incidente col badjan sembrava chiuso. Mi hanno detto che forse la laurea in sociologia sarebbe potuta servire a Stefania per diventare assistente di uno di loro nell´attività del circolo teatrale: ma io ho capito che c'era dell´altro in pentola. E, difatti, lo Zairota, dopo averci ben squadrato è andato al sodo: è intenzionato ad aprire un´attività commerciale italo-zairota; ovviamente in Italia questo gli è consentito senza problemi e la tariffa notarile per gli immigrati è molto ridotta; ma in Zaire lui non può essere titolare di imprenditoriali per alcune piccole grane legali avute in passato: non rischia l´arresto e può girare, ma per dieci anni non può liberamente svolgere attività nè imprese individuali. Quindi gli servono un prestanome ed ha pensato proprio a Stefania. "Ma un europeo ha questa possibilità laggiù?" Chiedo io stupidamente. Normalmente no, ma se lui dichiara che è la sua concubina e che è gravida di un suo figlio, allora sì. Sembra tutto ben calcolato. Quindi Stefania dovrebbe fingere di incinta di lui? No, Stefania deve essere incinta per davvero, col pancione visibile, e partorire un/a mulattino/a, durante il soggiorno africano, per dare serietà alla situazione. Però il capo zairota chiarisce subito che a lui Stefania non va fisicamente, perchè gli piacciono le agazze non ancora troppo svezzate. Comunque non c´è alcun problema, ha pensato anche a questo: ci sono fior di neoimmigrati recentissimi e di bocca buona ed un incisore lo procura lui. In cambio, oltre ad un soggiorno gratuito e spesato in Zaire per Stefania, sia io che lei entreremo di diritto nel club (informale ma potente) delle famiglie con figli legalmente propri ma allogeni: altro che famiglie miste e bimbi adottivi. Del resto sappiamo tutti che l'attuale sindaco di Milano non ce l'avrebbe fatta ad essere eletta senza il potente voto della comunità cinese, toccatole solo grazie alla bambina che le ha regalato il giovane amante conosciuto dopo il tradizionale capodanno cinese: la maggioranza delle donne oggidì gradisce il cazzo nero, ma la nostra sindaco ha capito che una cosa sono gli amanti occasionali un'altra è il „compagno“ fisso, con cui mostrarsi in pubblico; e dato che nel suo staff gli afroeuropei abbondano, non ha difficoltà ad avere sottomano volta a volta quanto desideri; per le serate importanti, viceversa c'è il ragazzo cinese, che le ha permesso di legare bene con la propria comunità. L'importante, anche agli occhi del pubblico, è donarsi volentieri: e lei ne è di buon esempio per tutti. Ai giornalisti ha altresì chiarito, in una delle tante interviste, che suo marito passa le notti (e le serate) in una gabbia: qulcuno ha frainteso, pensando alla normale gabbietta per i genitali dei maschi bianchi, ma si tratta invece di una gabbia di due metri per uno ed alta due, che hanno in camera da letto: per terra un materassino e sopra di lui un piumino sintetico. Ma torniamo al nostro Zairota, che andandosene ha scritto su un biglietto l'indirizzo del circolo, peraltro a noi ben noto essendo nella via dove abitiamo, ed il numero “11”. Stefania si è permessa di domanda dirgli „Che giorno?“ „Domani, ha risposto quello.“ Essendo un'ovvietà ed ha aggiunto „Viene anche lui“, indicandomi. Così l'indomani alle 11 ci siamo presentati, ma nessuno sapeva niente di noi ed abbiamo dovuto aspettare fuori una mezz'oretta. Dopo di che un ragazzo bianco, chiaramente un inserviente, è venuto a dirci che si doveva intendere le 11 di sera, aggiungendo che lei si doveva vestire „carina“ ed io con la tuta. Ho supposto che dovessi fare qualche lì lavoro, ma mentre ci allontanavamo un nero ci ha chiamato e ci ha precisato che voleva che lei indossasse pantofoline col tacco ed una vestaglietta trasparente. “Dove abitate?” ci ha chiesto. Lì avanti, al numero 16, terzo piano.“ (Guai a sembrare reticenti!) Quello alzò le spalle e se ne rientrò nell'edificio, commentando „Da lì potrebbe anche venire nuda.“ Alle 23 ci siamo presentati puntualissimi, vestiti come prescrittoci ed in particolare Stefania indossava una vestaglia rosa trasparentissima, senza nessuna biancheria sotto, e sandaletti argentati coi lacci sino al polpaccio, precisamente da schiava, ma con 6 centimetri di tacco: il tutto nel supermercato cinese all'angolo. Per non fare brutta figura mi sono presentato a mia volta con una cassetta di birre: 12 birre da mezzo litro + i vetri + la cassetta fanno circa 9 chili, che reggevo non un certo impegno. Ci ha aperto quello della mattina, e mi ha indicatore di portarle a sinistra, in cucina; lì due ragazzi bianchi che lavorano e mi hanno detto di metterla sotto il tavolo, mentre Stefania ed il portinaio mi aspettavano in anticamera. Quindi lì ho raggiunto e lui si à avviato di fronte lungo un corridoi buio, seguito da Stefania e poi da me. Girandosi un attimo mi ha però visto e si è bloccato: „No, tu no, aspetta fuori dalla porta!“ Ed io sono tornato indietro. Dopo pochissimi minuti è tornato sull'uscio ed io ero lì ad aspettare istruzioni, credendo dovessi fargli qualcosa lì dentro, per via della tuta prescrittami. Invece ha urlato verso l'interno che se ne andava mezz'ora ed è facendo uscire, chiudendo la porta e facendomi segno di seguirlo: era ben più alto di me, magro, forse diciottenne. Ha girato all'edificio, conducendomi intorno di fronte ad una finestra aperta, munita di inferiate a Cruise, col davanzale che all'esterno mi arrivava al petto: mi ha fatto di andare lì e dentro ho visto Stefania seduta su una poltroncina da automobile posata per terra, che mi ha salutato con la manina, sorridendomi; a sinistra 5 neri, in mutande bianche o slip ciolorati giocavano a carte su un tavolino di vetro basso; a destra su un letto a due piazze con lenzuala colo oro un nero corpulento stava chiavando in posizione classica una donna di cui sentivo versi e parole, ma che quasi non vedevo. Mi sono girato perplesso verso il ragazzo e quello mi ha detto „Resta lì!“ Poi mi si è avvicinato ed ha iniziato a palparmi le natiche, attraverso la tuta. Nel frattempo chiavatore all'interno aveva raggiunto un rumoroso orgasmo e si è subito alzato dal letto, seguito subito dopo dalla donna, che ho potuto vedere con molti piercing ed i capelli cortissimi, tinti di rosa. L'uomo ha sbraitato qualcosa verso il tavolino e solo allora mi sono accorto di una figura che sgusciava fuori da là sotto: ho impiegato un attimo per rendermi conto che si trattava di una sissy bianca, alta e magra, con poco seno, un cazzetto nella gabbietta color alluminio e lunghi capelli biondi, chissà, forse tinti: completamente nuda, si è inginocchiata a ripulire il cazzo dell'uomo, senza che lui le dicesse nulla. Nel frattempo il mio accompagnatore si è lamentato che sotto la tuta portavo degli slip, ma io non avevo capito „solo con la tuta“! Il nero andò quindi al tavolino e toccò sulla spalla uno dei giocatori, che gli cedette il posto, alzandosi, e così vidi bene chi pensai doveva divenire il futuro padre di nostra figlia! Andò verso il letto, facendo un cenno a Stefania di venire „Sei tu che devo ingravidare, vero?“ „Lei si alzò, mentre io sentivo il cazzo del ragazzo strusciarmi tra le chiappe, dopo che mi aveva abbassato, col mio ausilio, i pantaloni e gli slip. Stefani disse all'omone, alto e grasso, con fare molto esitante „Sì, ma io oggi non sono fertile!“ „Non importa, intanto ci conosciamo!“ e lei si sdraiò. Lui sopra di lei, senza nessuna particolare variante rispetto al precedente; solo, per me, che era lei, la mia Stefania, e questo non poteva certo che emozionarmi! Il ragazzo alle mie spalle volle che senza girarmi glielo menassi un po' e mi chiese se ce l'avevo ben aperto; „Mia moglie mi incula spesso con uno strappone nero.“ Fu la mia pronta risposta. „Brava!“, replicò. Mentre l'uomo dentro la stanza stantuffava lei a dovere, il ragazzo si decide a penetrarmi e, per fortuna, avevo ancora il buchetto unto della crema usato un paio d'ore prima a casa per soddisfare la mia mogliettina vogliosa di „Controllare il mio culetto“ come era solita dire. Dopo un quarto d'ora sborrarono entrambi, il mio ed il suo e là dentro si ripetè la scena della pulizia da parte della sissy. Stefania li guardò un momento e poi se ne uscì dalla stanza. Anch'io mi tirai su slip e pantaloni e tornai verso l'ingresso; il mio inculatore si era già allontanato senza nulla dirmi. Stefania mi aspettava sulla porta e le chiesi se aveva goduto „Sì, ma purtroppo mi ha scopato una volta sola, avrei preferito se avesse insistito di più, ma era arrivata un'altra donna per il turno successivo.“ Quello che mi è parso curioso è che non se lo facciano pulire dalla donna stessa che si sono chiavati.“ Stefania rise„ Non hai visto la sissy da vicino: ha la bocca completamente senza denti, devi averglieli tolti! E a te? Ti è piaciuto?“ Stefania aveva quindi capito cosa succedeva fuori dalla finestra, prima di distendersi sul letto. „Abbastanza normale, solo che non ha utilizzato alcun lubrificante: per fortuna due ore prima mi avevi unto tu!“ „Se non ci fossil io eh! Ti ha inculato col preservativo?“ Aggiunse, ma guardandomi il si rispose da sè „No, hai una bella macchia della sborra del ragazzo seduto che ti sta colando fuori dal culo ed è ben visibile sul grigio della tuta.“ Mentre entravamo al nostro numer 16 aggiunse „Si erano dimenticati di chiedermi quando sarò fertile, adesso gliel'ho detto: tra quattro-sei giorni avrò il periodo, quindi mi fanno un permesso per stare a casa dal lavoro pagata e verremo qui tre volte al giorno.“ „Verremo ?“ „Così mi hanno detto, forse faranno il permesso anche per te. Al secondo piano un gruppo di ragazzi e ragazze, tutti marocchini, di cui tre abitanti lì, erano seduti sulle scale: i primi sui gradini più bassi si fecero di lato, lasciando passare Stefania, seguita da me, ma l'ultimo divaricò le gambe e ci bloccò, mentre tutti commentavano allegri, prevalentemente in arabo, la mise di Stefania, pressochè nuda. Stavano fumando erba e ce la offrirono, mentre quello afferrò i lembi del vestito davanti a sè e li allargò, come se non potrebbe vedere benissimo le graziose nudità di Stefi anche attraverso il velo trasparente. Stefania accettò lo spinello e ne tirò una boccata, io declinai l'offerta. „Siete stati a divertirvi in qualche club“, ci quelle chiese a gambe larghe che sembrava il capobranco. „No, sono stata al circolo culturale, per vedere di riusvcire a farmi ingravidere...“ rispose Stefania con tranquillità. Le tre ragazze presenti alle sue spalle annuirono con approvazione, mentre il giovanotto insistette perchè Stefania si sedesse tra le sue gambe e rifiutò da lei la restituzione dello spinello. „Ma si sporca tutto se mi siede per terra!“ esclamò lei perplessa, molto femminilmente. „Allora toglitela, tanto sei nuda lo stesso!“ Lei se la tolse e la ripiegò con cura, appoggiandola sul corrimano e si sedette girandogli la schiena tra le gambe di lui, che le mise subito le mani a coppa sulle tette. „Completamente nuda ho un po' freddo“ gli disse lei, civettuola, come se quel tulle avesse potuto tenerla calda. „Adesso ti scaldo io!“ le replicò ovviamente il ragazzo dalla grande chioma nera di capelli crespi. „E tu non ti siedi?“ Io ero restato in piedi in paziente attresa, ma adesso capivo che non sarebbe stata una faccenda brevissima. „Pensavo di andare in casa a cambiarmi“ Stefania era già su di giri ed interloqui ridanciana „L'ha appena preso in culo da un ragazzo nero e gli sta colando la sborra dal sedere!“ e cominciò a ridere più forte. Le ragazze alle mie spalle non avevano notato la macchia sulla tuta e cominciarono tutti a volermi guardare i pantaloni, ridendo a loro volta e non la smettevano più. „E quanto ti è piaciuto?“ Mi chiese gentile quello, mentre giocherellava con i capezzoli della Stefania „Sì, abbastanza, ma non è stata una grande emozione.“ Intendevo dire che non era una faccenda di passione amorosa o simile, ma tutti intesero che fosse una cosa per me piuttosto normale. Stefania si girò verso il ragazzo e gli spiegò a voce alta „Io lo inculo spesso con lo strappone. “ Nel frattempo le tre dietro di me sui gradini inferiori si erano impegnati ad abbassarmi tuta e slip per guardarmi il buco del culo; una prese una biro e me la infilò dentro, ritraendola bagnata. E continuavano a ridere, mentre Stefania stava già limonando col ragazzo, con la testa girata sopra la propria spalla. Io approfittai della piccola confusione e guadagnai il passaggio, scavalcando le gambe del giovane intento a palparsi mia moglie. Arrivato all'entrai e corsi in bagno a pulirmi rapidamente,appartamento uscendone dopo pochi minuti e tornando subito ad affacciarmi sulle scale con la parte superiore della tuta ed un paio di slip puliti: ero curioso di vedere come andò la faccenda tra Stefania ed il ragazzo marocchino sconosciuto: ma lì non c'era più nessuno. Ero perplesso: lo aveva seguito così, disinvoltamente? Colomba? Era la prima volta che lo vedevamo, per cui era evidente che non abitava in uno degli appartamenti del nostro edificio. Che fosserro andati altrove? Magari erano andati a casa di lui? Mentre me lo domandavo, risolsi di togliermi gli slip puliti e la parte superiore della tuta grigia lasciandoli in bagno e di andarmene finalmente a dormire, pur col cruccio che mi rimaneva. Accesi la luce in camera da letto e rimasi a bocca aperta e tutto il gruppo si mise a ridere e le ragazze anche ad applaudire: sul lato del letto di Stefania c'era lei, con sdraiato al suo fianco, quasi sopra di lei il giovanotto , mentre sull'altro lato giaceva un altro dei ragazzi e per terra di fronte al letto l'ultimo, con le tre ragazze. Venne anche a me da ridere: „Bella sorpresa! Ma io non compio oggi i 26 anni!“ esclamai, mentre tutti rumoreggiavano, osservando la mia faccia sorpresa. „Vedi amore mio“ mi disse Stefi tra una risata e l'altra„ Il nero là ha fatto una cosa troppo breve e veloce e m'è rimasto parecchia voglia: e guarda qui che bel ragazzo giovanessimo e cazzuto che ho trovato al volo! “ Gli teneva con la destra il cazzo, già notevolmente duro e grosso e glielo segava appena appena, lentamente. Deglutii un po' a fatica, non certo sconvolto perchè so benissimo che la mia Stefi non è una ragazza timida, ma perplesso „E ... gli altri?“ risposta pronta della mia moglie vuolettina„ I due maschietti svuotarsi le palline nel tuo buchetto e le ragazze hanno anche loro i loro diritti e per l'intanto ci guardano; poi chissà!“ In quattro si miserro nuovamente a ridere a tutto volume, Mentre Stefi ed il suo nuovo maschietto limonavano e lui era già sopra di lei e stava per penetrarla, cosa probabilmente facile non solo per via dell'altro che nessuno un'ora prima le aveva già sborrato dentro, ma anche perchè aveva lei una gran voglia del suo cazzo. Nel frattempo io mi sdraiavo prono accanto a loro ed il Marocchino già sul letto si spostava a sedere sul cuscino, mentre l'altro si sdraiava prono sopra di me intento a succhiarlo al primo. Fui penetrato senza sforzo, ovviamente perchè il mio buco era già stato utilizzato; il cazzo che avevo in bocca si eresse quasi subito, visto che lui se l'era già menato un po'; dopo un po' il primo che mi inculava disse qualcosa in arabo all'altro ed agilmente si scambiarono: io notai che erano davvero molto simili e con facce abbastanza anonime e pensai che farlo con loro era un po' come farlo con tutti i ragazzi loro coetanei. Ma era Omar che chiavava Stefi che a me eccitava di più. Il primo dei miei due mi sborrò in bocca e gli succhiai la sborra con soddisafazione, mentre l'altro mi veniva in culo; non sapevo se volevano letto ancora qualcosa, ma erano soddisfatti, scesero e fecero l'atto di andarsene, trascinando con sè le tre ragazze che visibilmente si addormentando. Io mi alzai ed andai alla porta dell'appartamento, per farli uscire e richiudere; tornai in camera ed Omar aveva anche lui terminato con Stefi, che pure si era bellamente addormentata beata ed ora infine soddisfatta. Chiesi admar, che non mi si era presentato ma che avevo così sentito parlare da lei, se si avviava adesso, ma lui mi rispose che abitando fuori città ed essendo ormai le 3 di notte, doveva dormire da noi: la sua non era una spiegazione naturalmente, ma una semplice spiegazione. A me sarebbe piaciuto un triangolo con Stefi ed Omar, il cui cazzo, scuro ed arcuato mi attirava assai, ma lui non sembrava per nulla intenzionato; dormì con Stefania abbracciata alla sua destra e con me alla sua sinistra. Al mattino mi suonò alle 8 la sveglia da polso e mi alzai per fare una veloce colazione e recarmi al lavoro in Università. In cucina accesi i fornelli per scaldare qualcosa e non sentii sopraggiungere Omar che, come l'altro della serata, mi si appoggio col corpo nudo da dietro, facendomi sentire subito il suo cazzo tra le chiappe: „Io vado a lavorare più tardi, ma adesso faccio anch'io colazione: la mia colazione sei tu! “ Mi dichiarò cordiale ed io „Sì ma non qui, mi scotto col gas!“ „Appoggiati al tavolo!“ Lo feci e lui subito mi penetrò, senza mia resistenza: anche nelle ultime 24 ore ero stato inculato già 5 volte, contando Stefi con lo strappone. Mentre mi fotteva allegro, mi disse cordialmente che lui vendeva appartamenti per conto di una agenzia immobiliare ed aveva il primo appuntamento alle 12, per mostrarne uno a dei clienti. Io gli spiega che anche Stefi era libera fino alle 11 e poi è andato alla mensa. Mentre si irrigidiva e sborrava in me, io capii che in realtà lo avevo desiderato tutta notte. Poi mi inginocchiai per ripulirglielo ed in quello sopraggiunse Stefi, che esclamò, rivolta a lui „Ma che bravo il mio ometto!“ Ed a me „E tu ormai prendi più cazzi che fighe.“ Nessuno di noi due le rispose. Io lasciai perdere la colazione, per non coprire nella mia bocca il sapore della sborra di Omar, che poteva rimamnermi per mezza giornata. Al mio ritorno, verso le 16, vidi Stefania che scrutava il calendario murale „Ho sbagliato a contare i giorni.“ Mi disse abbracciandomi e baciandomi con insolita passione. „Quali giorni?“ „Della mia ovulazione; devo aver girato per sbaglio due pagine di calendario o tre.“ „E quindi?“ „Quindi in realtà sono fertile da ieri a dopodomani.“ „Hai avvertito il tuo Zairota e gli altri?“ „Col cavolo che li avverto! Mi danno quattro giorni di permesso pagato e mi faccio qualche scopata extra con dei cazzi neri: collo che mi sogno di avvertire cavorli! “ Lei non aveva mai preso la pillola per problemi di fegato e di regola io avevo evitato di sborrarle dentro nei giorni a rischio. Arrivò a Stefi una chiamata dallo Zairota, che si chiamava Pierre, ma ignoravamo se fosse il suo vero nome. „Devi andare al loro circolo alle 19.“ „Io?“ „Cosa vuole da me?“ „E che ne so!“ MI parse strano, perchè quello le aveva parlato per diversi minuti e lei aveva ascoltato attenta in obbediente silenzio. Comunque, alle 19 attraversai la via e percorsi i duecento metri. Mi accolse uno sconosciuto e gli spiegai che venivo per istruzione di Pierre. „Aspetta qui!“ mi disse, richiudendo la porta. Aspettai e dopo dieci minuti arrivati un altro, che mi accompagnano in una stanza al primo piano; sopraggiunse la sissy già vista e mi fece sedere su uno sgabello alto; l'altro mi disse di abbassarmi i pantaloni ed io non capivo il motivo; mentre apriva un armadietto, mi rischiara "Non vogliamo che la troietta correre possa correre di te! „Non lo sapevi?“ aggiunse allora vedendomi meravigliato. „No, nessuno me ne aveva parlato.“ „Eppure Pierre deve aver detto alla tua troietta.“ E se ne andò, consegnando in mano alla sissy una gabbietta di castità: io non l'avevo mai indossata ed ero un po' emozionato , anche perchè lei mi stava manipolando i genitali ed io era parecchio che non avevo occasione di sborrare; temninò in cinque minuti e nel mentre sopraggiunse Pierre, che mi apostrofò „Certo che la tua Stefania lo sapeva, gliel'ho detto al telefono qualche ora fa e le ho detto di farti sborrare, perchè adesso per una settimana sei in castità!“ Non risposi nulla, educatamente. „Adesso vai e non danneggiarla, perchè ne abbiamo poche.“ Era identica a quella che indossava la sissy. Lui se ne andò e la sissy mi accompagna all'uscita; io non sono timido e mi domandai se non fosse maleducato porgere a lei la domanda che avevo in mente: ma osai. „Stefania ha notato che non hai i denti: come mai?“ „Così non rischio di graffiare i grossi cazzi neri quando faccio dei pompini o li ripulisco!“ rispose allargando la bocca e mostrando le gengive vuote, ma non seppi se scherzava o meno . Mi salutò allora cordialmente aggiungendo “A me la sborra piace, ne vivrei!” “Anche a me piace.“ E me ne tornai a casa. „Sei contento?!“ furono le parole con cui mi accolse la mia mogliettina. „Ma tu lo sapevi, quindi.“ „Certo, ti ho voluto fare la sorpresa, fammi vedere, spogliati completamente e vieni di là!“ Andammo in camera, mi fece sdraiare sul letto e mi guardò a lungo il piccolo carcere, manipolandolo e controllando che non fosse in alcun modo forzabile. „Mi eccita tantissimo vederti così!“ e me lo prese tutto in bocca, strusciandosi nuda su di me. Mi eccitava davvero moltissimo, dopo le scopate passive recentissime e la mia castità durava in realtà già da più di una settimana. Insistette a lungo ad eccitarmi ed io prevalentemente sudavo, sdraiato supino a braccia aperrte, con lei che si agitava sopra di me. Sentii un rumore alla porta ed è entrato Omar. „Gli ho dato la chiave, così può chiudere quando esce ed entrare quando arriva, mi spiegò Stefi. Pensai che lo conoscevamo da meno di 24 ore. Si alzò dal letto ed andò a baciarlo da innamorata. Poi „Guarda qui il mio maritino!“ Gli mostrò la mia gabbietta e gli raccontò la faccenda, ma non gli disse che era già fertile, a causa del suo errore di calendario. Lui mi guardava e non smetteva di ridacchiare: forse vedeva per la prima volta un dispositivo di castità maschile e lo manipolò a anche lungo lui: ero l'attrazione della serata. Mi fece alzare e, nudo com'ero, mi trascinò fuori per le scale, suonando al campanello del piano inferiore per mostrarmi ai ragazzi marocchini suoi amici; c'erano anche i loro genitori e l'esibizione durò un bel quarto d'ora; Stefi era rimasta sulla porta del nostro appartamento, ascoltandoci, ma non scese. Infine ritornammo in casa da noi e lui mi disse di liberargli un po' di spazio nel nostro armadio in corridoi, perchè aveva portato una borsa di suo vestiario. „Non serve, gli spiegò Stefi, ho già provveduto io.“ E cominciarono a pomiciare, andando verso il letto. „Tu vieni qui e sdraiati di traverso!“ mi indicò di fare lei: obbediente, mi sdraiai supino, di traverso, al centro del letto edi aspetta; lei si sdraiò supina con il bacino sopra il mio e con la mano sinistra mi afferrò la gabbietta col suo contenuto; lui si sdraiò in posizione classica su di lei e, senza esitazione, la penetrò, cominciando subito a pomparla. „Così la tua sborra arriva più facilmente al mio utero, capisci?“ gli disse. Lui non rispose e continuò il suo compito. Stefania, forse catturata dal momento di passione, stringeva i miei genitali con grande forza ed anche con le unghie, ma non volli disturbarla in questo frangente ed io mi rallegravo che lei usava la mano sinistra, certo meno forte. Anche il giorno dopo io uscii, lasciandoli in casa soli „Custodiscimela bene!“ dissi ad Omar salutandolo. Al mio ritorno c'era solo Stefania, mogia. „Stasera non può dormire qui, perchè domani ha un appuntamento alle 7 nell'entroterra, vicino a casa dei suoi genitori. E' passato di qui e ti ha lasciato questo: „Per me?“ Aprii il sacchetto di carta e vidi due piercing uguali, a forma di gancio, lunghi 3 centimetri e terminanti con due palline svitabili. Vedendo la mia esitazione, li prese in mano „Ti fai fare i buchi ai capezzoli e poi te li infili!“ „Ah..“ Non capivo lo scopo. Ha ordinato anche due targhette e quando le consegnano le appendiamo lì.“ „Con scritto cosa?“ „Quando le vedi, capisci!“ Ma poi cambiò idea „Su una c'è scritto OMAR, sull'altra STEFI: sono perfettamente simmetriche. “ La simmetria era invero una ossessione seria di mia moglie. Il giorno dopo, tornando a casa la trovai ancor più depressa: „Anche stasera non viene non avrà mica un'altra?“ „Non una, cento!“ Celiai, ma lei non sorge e mi guardava storto. „Ma tanto domani non è già giorno di trombata al circolo?“ „Non capisci niente! Là prendo sì dei bei cazzoni neri, ma lui ... lo amo!“ „Se mi ha mandato i piercing, vuole poi sicuramente vedermeli!“ Era già più convinta. Sabato a casa dal lavoro, andai a farmi bucare i capezzoli: trovai l'esperienza molto dolorosa per i miei gusti. Stefania andò al circolo più volte durante il giorno, perchè volevano avere le massime probabilità e non certo stare a perdere tempo. Mi disse che aveva chiesto di me. „Per via della gabbietta?“ (mi dava moltissimo fastidio e non certo solo perchè mi impediva attività sessuale con Stefi; anzi in realtà era proprio il fatto di indossare la gabbietta ad eccitarmi, sia perchè mi sentivo toccato lì, sia soprattutto perchè mi ricordava continuamente le vicende familiari, sia del circolo che di Omar). „No, credo che a qualcuno vada di incularti, non solo al ragazzo dell'altra volta: domani vieni!“ Domenica andammo entrambi e ci separarono subito, come la prima volta; la sissy mi vide alla finestra e mi salutò cordialmente, spalancandomi ostentatamente la bocca sdentata. Stavolta non era sotto il tavolino, ma aspettava seduta nuda per terra; e non c'erano neanche gli altri a giocare a carte. Il ragazzo della volta precedente si mise di nuovo alle mie spalle „Come ti chiami?“ gli chiesi per cordializzare un pizzico. „Cazzo te ne frega!!“ Mi rispose scostante. „Tu non chiamarmi, perchè sono già qui!“ e rise della propria battuta. Io ero già ben ingrassato nel culetto e mi trombò contento. Avrei voluto chiedergli se lo faceva a tutti i mariti/fidanzati delle ragazze che venivano a farsi ingravidare, ma non osai; con mia sorpresa, dopo cinque minuti si staccò da me, senza aver raggiunto l'orgasmo; mi girai e vidi che era sopraggiunto un altro, sulla mia età, che senza parlarmi prese il suo posto: fui contento, perchè questo era più alto e grosso, come piace a me; anche lui però non mi sborrò in culo; mi fecero girare e ci allontanammo di qualche metro dalla finestra: „In ginocchio!“ Me lo misero in bocca, prima il mio coetaneo e poi l'latro e me li succhiai con gusto, mentre loro mi tenevano la testa per aiutarmi nel ritmo; dopo la prima sborrata, la seconda. Li ripulii bene dalla loro buonissima sborra. Poi feci istintivamente per rialzarmi. „Non ancora!“ disse il giovane più. Ed entrambi, con soddisfazione, mi pisciarono contemporaneamente verso la bocca, tenendosi in mano i cazzi ora ridottisi. La mia maglietta era fradicia ed adesso lasciava quindi intravedere le incerottature ai capezzoli. „Alzati ora!“ mi disse il giovane e borbottò qualcosa in una lingua ignota ed io compresi che l'altro non parlava italiano. Mi sollevò la maglietta e mi strappò un cerotto per vedere. Aveva ripensato alla mia banale domanda e rettifico "Se mi incontri per strada, visto che abitate qui vicino, chiamami semplicemente "PADRONE" e togliti il cappello. Non aggiunse nulla e se ne andarono. Io non porto mai cappelli. Stefi mi disse che l'indomani, ultimo giorno della sessione, sarebbe andata da sola. Bene! Peraltro le avevano già fatto omaggio del tester per verificare la gravidanza. Omar è arrivato e non così esporre la gioia di Stefi e le feste che gli fece. Si mise sul letto a ballare e non ne scendeva più. Aveva già le targhette da appendermi, in realtà recanti l'una solo una “O” e l'altra una “S”. Stefi me le infilò subito e riavvitò le palline „E non togliertele mai!“ mi ingiunse. Ma Omar aveva anche un altro regaluccio per me, questo però richiestogli da lei: un paio di sandaletti neri da schiavo con i laccetti attorno al piede: avevano un certo spessore, una minima zeppa, di un paio di centimetri. „Questi sono per questa estate: essendo neri puoi portarli anche al lavoro.“ Poi però chiese ad Omar perchè non li aveva presi un paio di centimetri più alti di tacco e suola „Perchè non voglio che sembri più alto di me.“ Rispose quello per celia, sovrastandomi in realtà di almeno dieci centimetri di statura. Per fortuna anch'io mi ero procurato un regaluccio per lui: un frustino nero col manico di trenta centimertri e le strisce di cuoio lunghe altrettanto: perfettamente utilizzabile in un piccolo appartamento: l'ispirazione m'era venuta quando a letto mia gli aveva detto, durante la scopata, „Voglio essere solo la tua schiava, picchiami e frustami pure!“ Omar gradì, ma Stefi mi guardava contrariata, se lo fece passare e cominciò a frustare me, pur ben sapendo che non sono affatto masochista ed amo al contrario la dolcezza; poi glielo restituì e lui le promise di arrossarle le chiappe. Il giorno seguente, essendo terminato la sessione ufficiale per l'ingravidamento di Stefania, andai in serata a farmi togliere e restituire la gabbietta. „Non se ne parla finchè non ha il test positivo!“ mi fu risposto. „E se per caso non avesse funzionato?“ „Sarà per il mese prossimo.“ La porta mi fu chiusa in faccia senza ulteriori chiarimenti. Già nella mattinata seguente il test risultò positivo e tutti fummo rallegrati. Tornai alla carica, ma mi chiesero un certificato del centro sanitario di quartiere, perchè il tester dimostrava che una donna era gravida, ma non chi e di chi. Peraltro col certificato e con la risonanza era possibile anche ottenere subito l'esenzione dal canone di affitto, avendo in grembo il figlio di uno straniero, anche se solo in via conferma provvisoria in attesa della definitiva dall'esame del DNA. Stefania quindi iniziò a prepararsi psicologicamente al prossimo soggiorno zairota. Non così perchè la faccenda la rendeva nervosa, forse l'idea di lasciare Omar per un lungo periodo. E' ovvio che a metà giugno le temperature sono sensibilmente ed in tre nello stesso letto ci si dava fastidio; Omar e Stefi non dormivano più abbracciati, ma dopo una o due scopate si distendevano a fianco. Nel nostro bilocale però non c'era assolutamente spazio per un altro letto o brandina; fui quindi io a suggerire, dopo l'ennesima ginocchiata ricevuta, che io dormissi di traverso ai piedi del letto. lo dissi a ragion veduta, ben sapendo che questo li avrebbe invogliati entrambi a farsi leccare da me le dita dei piedi ed io, già uso a farlo a mia moglie, bramavo però adesso succhiarle al bel ragazzo, mentre a lui non era venuta l' idea: troppo giovane per avere adeguata fantasia. In effetti la mia astuzia fu premiata e loro ebbero anche la gentilezza di farsele succhiare ogni sera, facendosi la doccia al mattino, così che io le trovavo deliziosamente odorose della giornata di inevitabile sudore. Stefania era ora in congedo a tempo indeterminato ed Omar non accettava più appuntamenti di mattina presto. Dopo una settimana, preparò un piccolo bagaglio per partire: Pierre aveva fretta di iniziare il nuovo commercio, importando in Europa auto di lusso vecchie di un paio d'anni appartenute ai ricchi africani. Non avrebbe volato insieme: lui era già partito e lei lo avrebbe seguito dopodomani. Aveva lasciato un pacchetto per Stefi, con un capo da indossare per il viaggio e fui stupito quando glielo vidi: era un vestito a fiorami su fondo celestone, aperto nella zona addominale che rimaneva scoperta. „Così quando la pancia cresce trova spazio.“ Osservò saggiamente mia moglie. Ci lasciò al mattino presto con grandi baci ed abbracci per Omar ed un simpatico ciao-ciao con la manina a me. Io andai a tentare ancora una volta di farmi togliere la gabbietta, perchè ormai era tutto in regola e la mia lei era in volo per l'Africa. Ma non trovarono subito la chiave e mi dissero di provare l'indomani. Insistetti il giorno seguente e finalmente la sissy mi potè liberare; mi sembrò davvero di tornare infine arespirare, ma con mia sorpresa mi prese subito il cazzo in bocca e cominciò a succhiarlo: non avevo sperato tanto, ma mi ingannavo un po', perchè dopo un paio di minuti eiaculai senza nessuna erezione. „Ti ci vuole un po' perchè ti torni abbastanza normale.“ Mi spiegò. „Adesso hai qualcuno da poter scopare?“ „Beh ... in verità no, faccio solo sesso passivo.“ „Ah è per quello, ti sei femminilizzato un pochino, ma se vuoi ti aiuto io: il mio buchetto te lo offro volentieri gratis.“ In effetti dopo qualche giorno tornai, ma alla porta mi fu semplicemente risposto che era occupata e decisi di rinunciare, principalmente perché ero preso emotivamente da Omar con cui ero rimasto solo ed ora mi chiamava sempre "Mia troietta", trattandomi come fossi la sua raggazza. Fu allora che mi disse che voleva che mi radessi il pizzetto di barba che portavo sin dalle scuole superiori e che mi depilassi le gambe: lo feci immediatamente. Non era passata una settimana dalla partenza di Stefi e, tornando a casa, trovai in camera da letto due ragazze marocchine del piano di sotto, nude insieme ad Omar. „Lei adesso viene a stare qui, perchè stanno giù troppo stretti, mi spiegò lui, indicandomi una delle due; io non le distinguevo e mi disse che effettivamente erano gemelle. Non avevo nessuna obiezione e certo non avrei giammai pensato di dirgli qualcosa come „Ma sono io che pago l'affitto“, anche perchè non solo non sono maleducato ma per di più era anche assolutamente falso: grazie al fatto che lui aveva ingravidato Stefania, ora l'affitto era divenuto essenziale. Solo dopo qualche giorno capii che una delle due gemelle aveva un neo alla base del collo e l'altra no; allora ei la certezza che si alternano a dormire nel lettone, mentre spesso di giorno vi due due. Io acquistai immediatamente il gradito privilegio di poter succhiare anche a loro le saporose dita dei piedi, ma essendo ancora giovanissime vollero anche sperimentando alcune, per loro, novità, in particolare lo strappone nel mio culo. Omar comprò anche un bel dildo anale di grosse dimensioni, che mi prescrisse di tenere in culo costantemente, giorno e notte, tanto non dovevo andare al lavoro per la solita chiusura estiva dell'università. Con questo, dopo una settimana potei soddisfare il desiderio finalmente delle ragazze di fottermi con la mano guantata ed unta di gel: furono entusiaste ed io mi rallegrai di averle fatte contente con così poco; solo mi preoccupavo che se il mio buco del culo fosse divenuto troppo largo, Omar non hai provato più soddisfazione a fottermi, ma mi preoccupavo inutilmente perché per tre giorni si fece spompinare, così che potei gustare il magnifico sapore del suo seme, e poi il mio buchetto era gtornato normale e tornato a scoparmi, alternandomi a suo piacere alle due ragazze. Era iniziato luglio e da Stefi non giungevano notizie. Io ero preoccupato e ne parlai con Omar, ma lui se ne stava già dimenticando e mi disse „Ma quella non torna più! Dall'Africa non si torna indietro.“ Ci rimasi molto male. Lui però non era mai stato nell'Africa nera, cioè sub sahariana. Ero a casa dal lavoro tutto il giorno e non sapevo bene cosa fare; un paio di volte erano venuti a trovarmi i ragazzi marocchini, che già mi avevano inculato il giorno che avevo conosciuto Omar, che volevano svuotarsi in me i coglioni pieni, visto che le loro fidanzatine erano andate fuori città in vacanza. Finalmente mi è arrivato un SMS, da un numero sconosciuto, ma era di Stefi: non detto molto ed io lo lessi e rilessi cento volte; diceva che si trovava bene e si divertiva, che non sarebbe più stata disposta a tornare alla vita di prima e che presto dovevo raggiungerla, di prepararmi. Era quest'ultima indicazione ovviamente la più importante. Un forte temporale di inizio luglio aumentò l'umidità dell'aria ma non rinfrescò: appena terminato di piovere andai al supermercato perchè al mio Omar piaceva lo shampo alle ortiche, non facile da trovare. Tornando, facevo attenzione alle pozzanghere con i miei sandali da schiava, e non feci molto a caso ad una fila di ragazzi neri seduti su un muretto di cinta alto circa un metro e mezzo, ma mentre passavo davanti a loro mi sentii apostrofare „Ehi tu !“ mi girai cercando tra i cinque quello che mi aveva chiamato e lo riconobbi come il ragazzo del circolo. "Buongiorno! ... cioè buongiorno Padrone!“ mi corressi prontamente. „Dove vai?“ „A casa mia.“ „E la tua donna è in Senegal?“ „No, nello Zaire.“ „E tu cosa fai da solo qui?“ „Nulla sono in vacanza dall'univerità.“ „Sì , ma dove pucci il biscotto?“ “Non ho nessuna, se intende questo. “ „Certo che intendo questo. Vieni fra due ore da noi che ho qualcosa io per te.“ „Ah, bene.“ E feci per proseguire. „E adesso dove credi di andare qualcosa?“ „Mi ha detto tra due ore!“ „Sì, ma se io do a te, tu devi dare qualcosa a me.“ „Cosa?“ Vieni qui vicino!“ Indossavano tutti i pantaloncini corti ed erano a torso nudo ed a piedi scalzi; Mi avvicinai a lui e quello tirò fuori il cazzo dai calzoncini e semplicemente mi disse: „Dai succhia!“ Spompinare per strada un ragazzo fu un'emozione forte; gli altri quattro, due a destra e due a sinistra ci guardavano sorridendo in silenzio; gli venne subito abbastanza duro, ma non si decideva a sborrare; finalmente si piegò uin po' indietro e mi tolse piuttosto l'uccello dalla bocca, schizzandomi sulla faccia, mentre se lo menava con la destra per spremere i getti. Esitai non sapendo se ancora qualcosa. „Adesso puoi andare, ci vediamo dopo!“; poi mi aggiunse „La volta prossima che ti vedo qui, ci spompini tutti!“ e risero di gusto tutti assieme. Dopo due ore arrivai puntuale al circolo: stavolta la porta era aperta ed alcuni ragazzi erano seduti fuori su seggiole di plastica a bere birre, assieme a delle ragazze bianche: tutti a torso nudo, anche le ragazze, e tutti scalzi; lui era lì, lo vidi, lo salutai „Buongiorno Padrone!“ e lui mi fece di segno di avvicinarmi e mi chiese a voce alta, per farsi sentire bene da tutti: „Allora la tua mogliettina è nello Zaire a farsi sbattere dai ragazzi neri eh ?“ „Penso di sì effettivamente, ma non ho sue notizie adeguate.“ Si alzò dalla seggiola „Vieni con me!“ e si avviò all'interno, raggiungendo la solita stanza che già conoscevo per avervi osservato Stefania. Non c'era dentro nessuno; „Siediti lì!“ mi mise una mano sulla chiappa e mi spinse sul letto, poi se ne uscì. Tornò dopo due minuti con una ragazza nera, giovanissima, completamente nuda e scalza, tranne per un berretto da basket rosso. „Lei è appena arrivata dalla Costa d'Avorio e non capisce la tua lingua: puoi scoparla come vuoi tranquillamente, te lo dico io!“ Poi cambio idea „Anzi ti faccio vedere.“ E toltisi i pantaloncini la mise sul letto ed a iniziare farsi spompinare; appena ce lo ebbe un po' in tiro glielo mise dentro ed intuii che lei aveva una figa ben larga. Impiegò dieci minuti a svuotarsi le palle, ma durante l'orgasmo estrasse il suo bel cazzo nero e la schizzò, sia sul pube rasato che sulle tette ed anche in faccia. Poi si girò verso di me „Tocca a te, dunque“ Erano due mesi che non eiaculavo ed ero un po' bloccato, mentre lei rimaneva sdraiata supina ad aspettarmi; non ebbi gran difficoltà ad infilarglielo, perchè era larghissima ed era stata appena lubrificata, anche se a me non era venuto completamente duro: appoggiandomi su di lei sentii il bagnato sdul suo corpo della sborra fresca e lle baciai il viso, ripulendoglielo con la lingua, così sentii che il mio cazzetto migliorava la rigidità. Alle mie spalle lui in piedi chiacchierava al cellulare, osservandoci. Mi bastarono tre minuti per sborrarle dentro e mi rialzai in piedi. „No“ disse spingendomi di nuovo sul letto, „adesso le ripulisci la figa con la lingua!“ Ripulii dalla fighetta rosa la mia e la sua sborra, senzale distinguere. Mi alzai di nuovo ed uscimmo. „Sei contento?“ „Sì grazie, Padrone“ Nessuno si occupò più di me ed io andai casa; avrei voluto chiedergli se per caso potevo tornare l'indomani, ma non osai; ero certo che sarei stato meno teso e ne avrei tratto molto maggiore soddisfazione; comunque pensai che potevo passare di lì per caso alla stessa ora e vedere se fosse possibile ripetere l'incontro. L'indomani in amttinata ricevetti però una e-mail (finalmente mi rispondeva!) di Stefania: voleva che la raggiungessi e mi indica qualeva con aereo, già da leimi; c'erano annesse tre sue foto, in cui appariva in gran forma in pieno sole, mentre la quarta la rappresentava con un abito da sera in un locale: l'abito era lungo sino ai piedi e davanti lasciava completamente scoperti i seni. In nessuna foto nota una crescita del pancino da gravidanza. Furono tre settimane di snervante attesa ed era già agosto quando atterrai a Kinshasa, grandissima e confusionaria capitale. Presi un taxi ed andai all'indirizzo, che risultò essere una villa di periferia, circondato da un parco e con un cancello chiuso, dietro cui si intuiva una guardia armata; non credevo ai miei occhi, perchè mai avrei immaginato che Pierre se la passasse tanto bene. Ero atteso e, pagato il taxi, entrai a piedi, senza dover attendere all'ingresso; la guardia mi fece solo segno di andare dritto alla villa. Avevo solo una borsa con un po' di biancheria e mi ero portato pochi quattrini, su esplicita indicazione di Stefania: il che, dato il lusso evidente del luogo, si spiegava facilmente. Lei mi aspettava sopra tre gradini in bikini, ma con zoccoli a tacco alto: ebbi l'istinto di salire ad abbracciarla e baciarla, ma lei si girò, dicendomi di seguirla. L'interno della villa era affresco di condizionamento e sembrava deserto. Giusto per dire qualcosa, le chiesi „Come sta Pierre?“ „Chi??“ mi replicò ed io tacqui stupito. Mi fece sedere su un divano di fronte a lei, in vimini, nel patio sul retro della casa. Sembrava davvero un'altra donna, rispetto a poche settimane prima, e non era per nulla appesantita dalla gravidanza, ma certo era ancora troppo presto. „Come sta il nascituro?“ Le chiesi ed ella non rispose se non con un gesto della mano, come per dire „Lascia perdere!“ Non sapevo più che fare e la mia gran voglia di ricongiungimento era moribonda. Dopo un momento di silenzio, chiarì la situazione: „ Ti ho fatto venire per firmare le carte per il amore: io vivo con un uomo di qui e ci sposeremo tra due settimane. Se tu dovessi cercare di guadagnare tempo per qualsiasi ragione, ragione E mi porse una busta oltre il tavolino che ci separava. Mi veniva da piangere; guardai le foto tra le lacrime: ero io, con la ragazza della Costa d'Avorio, chiaramente fotografato dal ragazzo alle mie spalle poche settimane prima. „Perchè?“ „Come perchè? Non vedi come mi sono sistemata bene! Lui è molto anziano e soffre di disturbi cardiaci, perciò ho molta fretta. Se tu fai il bravo, ti offro una buona sistemazione qui e ti trovo subito anche una moglie.“ Ero mezzo affranto, mezzo allibito. Tanto per rispondere qualcosa dissi: „Quale sistemazione?“ „A me serve un ometto tuttofare per sbrigare certe pratiche e deve anche farmi da autista; tu parli un po' di francese e te la caverai anche qui benissimo!“ Poi si intenderì un pizzico, vedendomi ultrasconfortato ed aggiunse: „Dai vieni dentro a mangiare!“ Ed ancora „Capisci che balzo che ho fatto, da cameriera di una mensa, residente in un bilocale ad adesso!?“ „Sì, vedo.“ Sussurrai. E subito dopo „Va bene, ti firmo le carte che vuoi!“ Mi strinse forte il braccio e mi diede un bellissimo baciotto sulla guancia. Mangiammo, serviti da un cameriere alto e statuario. „E il tuo nuovo uomo, chi è?“ Un uomo d'affari: ha 76 anni e qui la proprietà è già tutta intestata a me; lui si è tenuto l'usufrutto. L'ho conosciuto perchè è stato tra i primi clienti da cui sono venuta per comprare l'auto. Si è subito invaghito di me.“ E lei si era invaghita dei suoi soldi. „E per il sesso?“ Osai chiedi. „C'è questo“, indicando col nasino il cameriere. „Lui lo sa, ma non vuole che si sappia in giro.“ Non mi chiese di Omar, nè io lo nominai. Dopo un'ora eravamo davanti al notaio per l'autentica delle firme. Poi tornammo alla villa e mi mostrò il mio alloggio, in una depandance: era più spazioso del nostro bilocale, con aria e vista sulla grande piscina. „E chi è la ragazza con cui dovrei vivere?“ mi permisi ancora di domandarle, essendosi sgelata la tensione iniziale. „Ma quella naturalmente la gia già, è conosci puttanella delle fotografie!“ Ero di nuovo allibito e lei mi spiegò „Lei lavorava come battona per quello che chiamavamo Pierre, adesso ha 18 anni e può sposarsi legalmente con te.„ „E continuare a fare la battona??“ „No, adesso lavorerà per me. Comunque è ivoriana come ti hanno detto, solo per farti pensare ad un collegamento con, è di qui“ Quindi aggiunse: „Naturalmente anche tu non avrai uno non università, circa doppio anche di quello che ti dava l'università: qui gli stipendi sono molto più alti che in Europa. Ah, in pubblico, ricordatene, mi darai sempre del „VOI“, alla francese.“ „Io ho ancora il piercing con la S“ Osservai, tacendo l'altro che pure portavo. „Continua sempre ad indossarlo: segna che mi tieni, come servitore!“ Il giorno dopo la ragazza nera arrivata subito e mi salutò cordialmente, con un bel bacio lungo con lingua in bocca: poi si distese sul letto a farsela leccare e vidi immediatamente che dalla fighetta le colava sborra copiosa. „So che ti piace!“ mi sussurrò comprensiva. In effetti, la sborra bianca che cola da una figa fuori nera e dentro rosa potrebbe essere la vera bandiera tricolore dell'umanità tutta. Cercai di adattarmi alla nuova vita e pensai che potevo spedire dei certificati medici all'università, dandomi malato per qualche mese; poi mi sono rassegnato le dimissioni, ma intanto avrei preso anche quello composto. Una sera guidai l'auto con dietro Padrona Stefania in un locale notturno ormai suo: riconobbi lo scenario della quarta foto inviatami. Lì lavorava come cameriera la mia futura mogliettina, ma quella sera non c'era. Non avevo ancora visto il futuro della mia ormai ex ed osavo ipotizzare che un domani, morto lui, forse avrei potuto recuperare Stefania, a cui mi sentivo ancora legatissimo, anche perchè le grandi corna che mi aveva procurato erano state per me parte del gioco e le avevo sempre gradite per l'emozione forte che mi avevano trasmesso, rispetto ad una vita piatta e noiosa che, peraltro, nessuno oggidì pratica più. Ed anche il venire posseduto sessualmente dai vari maschi mi divertiva assai, così come amavo leccare la loro sborra. Dopo una settimana, fui svegliato all'alba da un notevole frastuono: diverse auto erano entrate nel parco e due erano della polizia, con relativi lampeggianti accesi. Lo sconquasso durò un'oretta e vennero anche da me, mentre la mia futura mogliettina non era rientrate per l'intera nottata. Dissi che io ero l'autista e che lavoravo lì da pochi giorni e visto dove alloggiavo se ne andarono convinti. Riuscii con l'aiuto del consolato a rientrare a casa ed a settembre tornai all'università, dove della mia gita africana non sapevano nulla. Ero un divorziato e come tale ora potevo legalmente risposarmi in qualsiasi momento, senza alcun passaggio burocratico. Il bilocale era occupato da marocchini, ma Omar non stava più lì ed andai a vivere fuori città. Dopo tre anni fui informato che Stefania era morta, in carcere, in una città mai udita prima. diverse auto erano nel parco e due erano della polizia, con relativi lampeggianti accesi. Lo sconquasso durò un'oretta e vennero anche da me, mentre la mia futura mogliettina non era rientrate per l'intera nottata. Dissi che io ero l'autista e che lavoravo lì da pochi giorni e visto dove alloggiavo se ne andarono convinti. Riuscii con l'aiuto del consolato a rientrare a casa ed a settembre tornai all'università, dove della mia gita africana non sapevano nulla. Ero un divorziato e come tale ora potevo legalmente risposarmi in qualsiasi momento, senza alcun passaggio burocratico. Il bilocale era occupato da marocchini, ma Omar non stava più lì ed andai a vivere fuori città. Dopo tre anni fui informato che Stefania era morta, in carcere, in una città mai udita prima. diverse auto erano nel parco e due erano della polizia, con relativi lampeggianti accesi. Lo sconquasso durò un'oretta e vennero anche da me, mentre la mia futura mogliettina non era rientrate per l'intera nottata. Dissi che io ero l'autista e che lavoravo lì da pochi giorni e visto dove alloggiavo se ne andarono convinti. Riuscii con l'aiuto del consolato a rientrare a casa ed a settembre tornai all'università, dove della mia gita africana non sapevano nulla. Ero un divorziato e come tale ora potevo legalmente risposarmi in qualsiasi momento, senza alcun passaggio burocratico. Il bilocale era occupato da marocchini, ma Omar non stava più lì ed andai a vivere fuori città. Dopo tre anni fui informato che Stefania era morta, in carcere, in una città mai udita prima. con relativi lampeggianti accessi. Lo sconquasso durò un'oretta e vennero anche da me, mentre la mia futura mogliettina non era rientrate per l'intera nottata. Dissi che io ero l'autista e che lavoravo lì da pochi giorni e visto dove alloggiavo se ne andarono convinti. Riuscii con l'aiuto del consolato a rientrare a casa ed a settembre tornai all'università, dove della mia gita africana non sapevano nulla. 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4 years ago