L'altra mamma
Abbiamo vissuto in città, ma una della mie madri lavorava fuori città, nella nostra casa al mare, dove trascorrevamo spesso le vacanze. Capitava di tanto in tanto però, che scendessi da sola, perché l'altra mia madre non poteva per impegni di lavoro.
Ogni volta che mi trasferivo al mare però, forse il viaggio, forse il cambio d'aria, chi lo sa, mi bloccavo. Ovviamente, ogni volta, facevo finta di nulla, ma a mia madre bastava uno sguardo per capire.
"Sei bloccata tesoro?"
"Uhm non lo so, forse" rispondevo arrossendo.
"Appena rientriamo a casa risolviamo il problema" disse, dove per "risolvere il problema" intendeva "cose" infilate nel mio culo.
"No dai mamma, ti prego, possiamo aspettare almeno domani?"
"Non credo tesoro. Aspettare peggiora la situazione e rischi solo di rovinarti la vacanza. Mi fermo a prendere un paio di cose in farmacia, ok?"
"Ok.."
Avrei voluto che il viaggio non finisse mai, ma alla fine siamo in casa. Una volta entrate speravo che mia madre per qualche strana ragione si fosse dimenticata, ma la speranza durò pochi secondi:
"Aspettami sul divano arrivo subito" disse mia madre.
"Dai mamma, non posso farmi la doccia prima?"
"La fai dopo e niente storie"
"Mammaaaa"
Mi sono seduta sul divano con il cuore in gola, rassegnata al mio destino. Sentivo mia madre trafficare con gli armadietti del bagno e il lavandino. Poco dopo tornò con una salvietta sottobraccio e una ciotola piena di liquido, la peretta e una scatola di supposte. Appoggiò il tutto sul tavolino del salotto e stese la salvietta sul bordo della penisola del divano.
"Togliti i pantaloni e girati"
"Mammaaa" piagnucolai io.
"Subito. Ci vorrà un attimo." ordinò mentre chiudeva tutte le tende per assicurare la privacy.
Riluttante ma obbediente mi tolsi i jeans lasciandoli sul pavimento. Mia madre andò a lavarsi le mani, tornò di nuovo in salotto e si sedette sul divano accanto all'asciugamano.
"Vieni" mi disse, facendomi stendere a pancia in giù. Messa in quella posizione ero stesa con il busto sul divano, ma con le gambe a piegate verso il pavimento, che toccavo con le punte dei piedi. In quel modo mia madre aveva una visione perfetta del mio sedere e tutto il resto.
"Ti sentirai molto meglio tra poco" disse mentre la sentivo scartare la prima supposta. Poi mi ha aperto il sedere con le dita. Sentivo l'aria fresca sul buco del culo. Mi dava sempre la prima supposta facendola scorrere lentamente. D'istinto stringevo il sedere, ma la supposta saliva inesorabilmente.
"Una..." disse mia madre dolcemente
La seconda la faceva entrare più rapidamente e più in profondità, strappandomi qualche piccolo gemito di protesta.
"Ecco fatto"
La sua mano sinistra sollevava la mia guancia destra, sentivo la punta dell'ugello sul fondo e lei diceva: "Lo metto dentro". Sentivo l'ugello freddo scivolare dentro, poi lei diceva: "Te lo do adesso", e mentre stringeva la lampadina sentivo il clistere salire sul mio sedere. Spesso dicevo "aaaaaaah" o qualcosa del genere e lei diceva: "è un bravo ragazzo, prendi il tuo clistere come un bravo ragazzo per la tata". Successivamente l'ugello scivolava fuori e lei diceva: "Sei pronto per il secondo ora?" Chiedevo sempre se uno non fosse abbastanza e lei rispondeva, no, doveva darmi almeno due. Spesso quando lo diceva diceva: "Sei fortunato, quando la tata deve fare un piccolo clistere sono quattro, non due!" A volte lei diceva, ' Ho avuto lo stesso clistere qualche sera fa e dopo mi sono sentito molto meglio. So che anche tu ti sentirai meglio. Quindi prenderei la seconda lampadina.
Con quelli che lei chiamava i suoi piccoli clisteri non ero mai stato costretto a trattenerli molto. Andavo in bagno, mi abbracciavo quando uscivo e mi mandavo a letto.
Ogni volta che mi trasferivo al mare però, forse il viaggio, forse il cambio d'aria, chi lo sa, mi bloccavo. Ovviamente, ogni volta, facevo finta di nulla, ma a mia madre bastava uno sguardo per capire.
"Sei bloccata tesoro?"
"Uhm non lo so, forse" rispondevo arrossendo.
"Appena rientriamo a casa risolviamo il problema" disse, dove per "risolvere il problema" intendeva "cose" infilate nel mio culo.
"No dai mamma, ti prego, possiamo aspettare almeno domani?"
"Non credo tesoro. Aspettare peggiora la situazione e rischi solo di rovinarti la vacanza. Mi fermo a prendere un paio di cose in farmacia, ok?"
"Ok.."
Avrei voluto che il viaggio non finisse mai, ma alla fine siamo in casa. Una volta entrate speravo che mia madre per qualche strana ragione si fosse dimenticata, ma la speranza durò pochi secondi:
"Aspettami sul divano arrivo subito" disse mia madre.
"Dai mamma, non posso farmi la doccia prima?"
"La fai dopo e niente storie"
"Mammaaaa"
Mi sono seduta sul divano con il cuore in gola, rassegnata al mio destino. Sentivo mia madre trafficare con gli armadietti del bagno e il lavandino. Poco dopo tornò con una salvietta sottobraccio e una ciotola piena di liquido, la peretta e una scatola di supposte. Appoggiò il tutto sul tavolino del salotto e stese la salvietta sul bordo della penisola del divano.
"Togliti i pantaloni e girati"
"Mammaaa" piagnucolai io.
"Subito. Ci vorrà un attimo." ordinò mentre chiudeva tutte le tende per assicurare la privacy.
Riluttante ma obbediente mi tolsi i jeans lasciandoli sul pavimento. Mia madre andò a lavarsi le mani, tornò di nuovo in salotto e si sedette sul divano accanto all'asciugamano.
"Vieni" mi disse, facendomi stendere a pancia in giù. Messa in quella posizione ero stesa con il busto sul divano, ma con le gambe a piegate verso il pavimento, che toccavo con le punte dei piedi. In quel modo mia madre aveva una visione perfetta del mio sedere e tutto il resto.
"Ti sentirai molto meglio tra poco" disse mentre la sentivo scartare la prima supposta. Poi mi ha aperto il sedere con le dita. Sentivo l'aria fresca sul buco del culo. Mi dava sempre la prima supposta facendola scorrere lentamente. D'istinto stringevo il sedere, ma la supposta saliva inesorabilmente.
"Una..." disse mia madre dolcemente
La seconda la faceva entrare più rapidamente e più in profondità, strappandomi qualche piccolo gemito di protesta.
"Ecco fatto"
La sua mano sinistra sollevava la mia guancia destra, sentivo la punta dell'ugello sul fondo e lei diceva: "Lo metto dentro". Sentivo l'ugello freddo scivolare dentro, poi lei diceva: "Te lo do adesso", e mentre stringeva la lampadina sentivo il clistere salire sul mio sedere. Spesso dicevo "aaaaaaah" o qualcosa del genere e lei diceva: "è un bravo ragazzo, prendi il tuo clistere come un bravo ragazzo per la tata". Successivamente l'ugello scivolava fuori e lei diceva: "Sei pronto per il secondo ora?" Chiedevo sempre se uno non fosse abbastanza e lei rispondeva, no, doveva darmi almeno due. Spesso quando lo diceva diceva: "Sei fortunato, quando la tata deve fare un piccolo clistere sono quattro, non due!" A volte lei diceva, ' Ho avuto lo stesso clistere qualche sera fa e dopo mi sono sentito molto meglio. So che anche tu ti sentirai meglio. Quindi prenderei la seconda lampadina.
Con quelli che lei chiamava i suoi piccoli clisteri non ero mai stato costretto a trattenerli molto. Andavo in bagno, mi abbracciavo quando uscivo e mi mandavo a letto.
4 years ago